L'ira americana contro la «vecchia Europa» di John Keegan

L'ira americana contro la «vecchia Europa» DIFFICILE PER L'AMMINISTRAZIONE BUSH CAPIRE LE RAGIONI DI FRANCIA E GERMANIA L'ira americana contro la «vecchia Europa» John Keegan I problemi non arrivano mai uno alla volta. Nello scorso week end il governo degli Stati Uniti si e trovato di fronte la possibilità che i suoi preparativi per l'azione militare in Iraq venissero vanificati da una proposta franco-tedesca per ampliare il ruolo degli ispettori delle Nazioni Unite in epici Paese;. Lunedì, Francia Germania e Belgio hanno annunciato che avrebbero invocato una procedura Nato senza precedenti per impedire all'America di aiutare la Turchia a difendere il suo confine con l'Iraq. Washington, che era rimasta sconcertata e costernata per la mossa del fine settimana, si è fortemente irritata perii veto dell'altro ieri. Donald Rumsfeld, il segretario americano alla Difesa, ha definito l'azione franco-tedesca un «evento mozzafiato» che «avrà riflessi su tutta l'alleanza». Michael Ancram, ministro degli Esteri ombra dei conservatori inglesi, ha detto che quella mossa ha colpito le fondamenta più profondi; di «un'alleanza nella quale ci difendiamo l'un l'altro». Il Trattato di Alleanza Nordatlantica, firmato nel 1949, e in effetti un patto di reciproca difesa, con due articoli fondamentali: il 4 e il 5. L'articolo 4 prevede che i membri si consultino tutti insieme quando, a giudizio di uno qualunque di loro, sia minacciata l'integrità territoriale, l'indipendenza politica o la sicurezza. L'articolo 5 invece stabilisce che un attacco armato contro un membro dev'essere considerato un attacco armato contro tutti quanti. La Turchia ha invocato l'articolo 4 - ed è la prima volta che viene fatto un passo del genere nella storia dell'Alleanza aprendo cosi un dibattito pressante e di alto livello sulla mossa franco-tedesca. Una mossa discutibile per diverso ragioni. La prima è che Ankara ha un patto bilaterale di difesa con Washington, che consente all'America di fornire alla Turchia aiuto militare al di fuori della relazione Nato. La seconda è che i missili Patriot, offerti alla Turchia sono sotto il controllo sovrano olandese e non sono soggetti a un'interferenza Nato. La terza è che l'America potrebbe fornire dai suoi arsenali personali gli aerei-radar Awacs, qualora la Nato rifiutasse di mandare i suoi. Le ragioni franco-tedesche per provocare questa disputa sono difficili da giudicare. La Francia si é ritirata dalla struttura militare Nato nel 1960, con l'obiettivo di perseguire una politica estera e di difesa indipendente. E' rimasta politicamente un membro dell'alleanza e in generale ha appoggiato un livello accettabile di cooperazione militare, secondo un accordo di «liaison» piuttosto artificiale. Dato lo sforzo, intrapreso in larga misura sotto la guida francese all'inizio degli Anni 1990, per accrescere il ruolo politico e strategico dell'Unione europea, i governi di Parigi che si sono succeduti nel tempo hanno riesaminato la politica gollista di divergenza dall'unità Nato di comando. La Francia cominciò col provare a rinvigorire il ruolo militare dell'Unione europea occidentale, poi cercò di investire la Commissione europea ui responsabilità di difesa. L'America, che a lungo aveva appoggiato una più stretta unità europea quando la si intendeva in senso meramente economico, inizialmente tollerò gli sforzi francesi per creare una struttura militare parallela all'interno dell'area Nato dell'Europa occidentale. La crescente sensazione che le mosse francesi fossero in compe- tizione, e non complementari ai piani dell'Alleanza, erose l'acquiescenza americana e portò all'aperta ostilità. Le liti su chi dovesse esercitare il comando in Bosnia e nel Kosovo finirono per aprire gli occhi a Washington sugli obiettivi della politica francese, che erano quelli di indebolire la Nato per poi sostituirla, su questa sponda dell'Atlantico, con una struttura esclusivamente europea. La prossima mossa degli Stati Uniti è difficile da prevedere. L'ira americana è del tutto comprensibile. Washington si trova impelagata, in Iraq, in una situazione militare e diplomatica esplosiva e l'intrusione francotedesca nelle relazioni turcoamericane e nella gestione dell'Alleanza Atlantica sembra fat- ta apposta per seminare zizzania. L'America ha creato la Nato e per cinquant'anni ne ha devotamente favorito lo sviluppo e la prosperità. L'alleanza è, fuor di dubbio, l'iniziativa di politica estera statunitense più importante, più riuscita e più creativa a partire dalla Seconda Guerra Mondiale. I funzionari più anziani dell'Aniministrazione americana hanno ragione di lagnarsi fra di loro contro chi morde la mano che lo nutre. Senza dubbio staranno già studiando piani per limitare o riparare i danni. Alternative radicali alla struttura dell'alleanza e ai rapporti tra i singoli membri sarebbero roba da incubo. Eppure a Washington dev'esserci la sensazione che «la vecchia Europa», come la chiama Rumsfeld, questa volta si sia spinta un po' troppo lontano. L'offerta americana alla Turchia di missili e di aerei-radar non può essere considerata in nessun modo come propaganda di guerra. 1 francesi e i tedeschi, lasciando perdere gli insignificanti belgi, sombrano semplicemente chiedere attenzione, come vicini petulanti. Così facendo, stanno infliggendo un danno all'organizzazione che ha assicurato la loro salvezza durante la Guerra Fredda e facendo un affronto all'alleato che quella salvezza ha garantito, a un livello che non potrà essere facilmente dimenticato o perdonato. Forse gli americani hanno dei piani di emergenza. Sono già passati attraverso una crisi della Nato nel 1966, quando la Francia si ritirò dalla struttura militare. Quella volta, sebbene il quartier generale dell'Alleanza dovesse essere ritirato dalla località francese dov'era impiantato e parecchie basi ameri cane costruite in territorio francese dovessero essere abbandonate, l'America ingoiò il rospo e ricostruì l'Alleanza. Se la provocazione continua, potrebbe ripetere la stessa cosa anche oggi. Parecchi membri Nato sono incrollabili nella loro lealtà; la Gran Bretagna, la Turchia, probabilmente anche l'Italia e la Spagna. Parecchi dei nuovi Stati della Nato, a cominciare dalla Polonia, sarebbero prontissimi a offrire basi alle truppe che eventualmente si ritirassero dalla Germania. I belgi non contano. Gli olandesi sembrano solidi. Danimarca e Norvegia sono, con qualche riserva, buoni cittadini Nato. Una cartina della Nato con un buco al posto della Germania sembrerebbe strana, ma quella cartina è già sembrata strana per 40 anni, dato che la Francia se n'è andata per la sua strada. Adesso che non c'è più la minaccia sovietica, la Nato non ha davvero bisogno della Germania, tranne che per motivi di comunicazione interna. Le forze armate tedesche sono in pieno marasma, come quelle francesi. Una Nato anglosassone - cui si aggiungessero la Turchia, la Scandinavia, l'Italia e la Spagna - avrebbe ancora le basi necessarie per tenere le posizioni strategiche e la forza per conservare la pace nell'emisfero settentrionale. I fatti di questa settimana suggeriscono come minimo una grande mancanza di responsabilità in politica estera da parte della «vecchia Europa». Francia e Germania non sembrano serie nel negare che gli «Stati canaglia» possiedano armi di distruzione di massa e sembrano chiaramente leggere sul fatto di conservare quella che è ancora la più importante alleanza del mondo. Forse sono serie sulla guerra al terrorismo ma, per combatterla e vincerla, hanno bisogno dell'illimitato appoggio degli Stati Uniti. E invece lo stanno gettando via. Copyright Telegraph Group Ltd Per Washington questa volta l'asse Parigi-Berlino si è spinto un po' troppo lontano. Magari se ne farà a meno: una Nato anglosassone, con in più Turchia, Scandinavia, Italia e Spagna, avrebbe ancora le risorse per il suo ruolo Donald Rumsfeld, segretario alla Difesa

Persone citate: Donald Rumsfeld, Michael Ancram, Rumsfeld