Berlusconi «schiacciato» tra i falchi e le colombe

Berlusconi «schiacciato» tra i falchi e le colombe I TIMORI DEL CAVALIERE: L'ATTACCO UNILATERALE USA, LA SPACCATURA DELLA NATO E L'EUROPA CHE SI SBRICIOLA Berlusconi «schiacciato» tra i falchi e le colombe Per evitare altre fratture e distinguo tra i 15 membri dell'Unione europea vorrebbe almeno rinviare il summit in programma lunedì retroscena Ugo Magri ROMA SILVIO Berlusconi pare l'abbia chiesto perfino al presidente di turno dell'Unione europeo, il greco Costa Simitis: «Ma quel piano franco-tedesco, almeno voi l'avete ricevuto?». No, gli ha giurato colui che, sulla carta, dovrebbe essere il meglio informato, «finora Chirac e Schroeder non mi hanno fatto sapere nulla». Al che Berlusconi s'è convinto che stavolta, chissà, aveva visto giusto la Farnesina. Per tre giorni le feluche avevano tenacemente negato l'esistenza di quel misterioso «Piano Mirage», apparso sui giornali di tutto il mondo prima ancora che sui tavoli delle Cancellerie. I diplomatici hanno addirittura instillato nel Cavaliere il dubbio che possa esserci stato qualche strano input, qualche manovra tutta da decifrare. E un uomo sempre misurato come il ministro degli Esteri Franco Frattini si è spinto a sospettare, n;entemeno, lo zampino di Romano Prodi. Che il piano esista o no, una cosa è certa: l'unica missiva giunta ieri da Parigi sostiene che non c'è nulla di nuovo, la Francia non ha mai minimamente pensato di impiegare i Caschi Blu dell'Orni per mettere sotto controllo le mosse di Saddam, e che l'unica posizione ufficiale d'Oltralpe è ciucila espressa in data 5 febbraio dal ministro degli Esteri francese a New York: triplicare il numero di ispettori. De Villepin ribadirà questi concetti a Frattini, quando lo incontrerà giovedì. Della missiva è stato subito messo al corrente Berlusconi, che ieri ha trascorso la giornata ad Arcore. Non è dunque il «fantasma del piano» che turba i sonni del premier (il quale ha ostentato un coi I o distacco). Nemmeno, se si dà retta a chi l'ha sentito, lo metto particolarmente in ansia la clamorosa crepa apertasi dell'Alleanza atlantica, con il veto franco-belga-tedesco alla pianificazione preventiva della difesa turca. «Una questione di lana caprina», si sono infatti precipitate a rassicurarlo fonti diplomatiche da Bruxelles, «la colpa è dei militari che avevano la solita dannata fretta di mettersi in marcia, e hanno fatto precipitare la situazione». Se si parla in queste ore con lo nostre feluche, si percepisce addirittura un pizzico di comprensione per il «no» francese: «Che altro avrebbero potuto fare?», è il ragionamento, «se avessero dato un silenzio-assenso alla pianificazione della difesa turca, sarebbe stato interpretato da tutti, e da noi per primi, come un loro passo verso la guerra. Dunque non avevano altre chances». Berlusconi ha seguito passo passo la vicenda, non si sa quanto creda alla tesi minimalista, comprende perfettamente che l'incidente è di proporzioni catastrofiche. Però lui «non confonde l'albero con il bosco», insiste un consumato ambasciatore. Lo scontro sulla Turchia gli appare come la porzione di un problema più vasto, il bosco appunto, quello sì davvero angosciante. Più passano i giorni, più sta prendendo corpo il triplico incubo del Cavaliere: l'America che attacca infischiandosene dell'Onu, la Nato che va in briciole, l'Europa che si lacera. Con l'Italia presa in mezzo, costretta a stare o di qua o di là, dalla parte degli Usa o della vecchia Europa, con il cow-boy Bush o con «i pacifisti che fanno il gioco di Saddam». Non sarà facile svicolare, Berlusconi lo sa perfettamente. Però ci prova. Volando più basso e lavorando sotto traccia. Tutte le sue mosse di queste ore (compresi i colloqui da Arcore, mai resi pubblici, con Tony Blair e con Jean Pierre Raffarin) testimoniano lo sforzo di restare allealo incrollabile dell'America senza trovarsi addosso il marchio di traditore dell'Europa. Un esempio? La presidenza greca spera di convocare lunedi prossimo un vertice straordinario dei capi di Stato e di governo a Bruxelles. Ancora tre giorni fa Berlusconi sponsorizzava l'idea del summit, ora esprime dubbi, leva interrogativi, in una parola frena. Teme che il ritrovarsi tutti e 15 intorno a un tavolo possa accrescere la discordia, schiacciando nuovamente l'Italia sugli Usa. Frattini l'ha ripetuto al collega Papandreu: i tempi non sono maturi. Più il gioco si fa duro, più Berlusconi è attento al suo profilo. Va bene l'amicizia con Bush, mono bone passare por «falco». Ci tiene a mostrarsi uomo di pace, coglierà tutte le occasioni. So il 14 febbraio, giorno di San Valentino, gli ispettori Onu prenderanno atto di passi avanti iracheni, dirà di sicuro che la pistola alla tempia del dittatore è il solo modo per scongiurare la guerra. E se per placare il mondo cattolico servirà raccordarsi alla diplomazia vaticana, lui è pronto a incontrare il Papa per mettersi a disposizione. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi