C'è un Brambilla argentino che fa primavera di Gian Paolo Ormezzano
C'è un Brambilla argentino che fa primavera NIENTE DI SENSAZIONALE, NULLA DI MARADONIANO, SEMPLICEMENTE UN PO' DI GIOCO DEL CALCIO C'è un Brambilla argentino che fa primavera Gian Paolo Ormezzano AD un certo punto entrò dentro di noi, occupandoci memoria e infiltrandoci nostalgia, la voglia di un Brambilla. Poi entrò in campo Marinelli che fece il Brambilla ed anche molto di più. E il Torino pareggiò il gol della Lazio, andò persino vicino a vincere. Spiegazione, o tentativo di essa: il Torino messo sotto per tutto il primo tempo dalla Lazio, colpito da un gol di Simeone fotocopia di quello suo esiziale dell'andata con le solite care mummie beffate di testa, il Torino forse scampato ad un rigore, il Torino torturato di corner e pressioni varie per 60' su 90', il solito Torino insomma aveva tristissimamente palesa¬ to un bisogno disperato di Brambilla. Quello - ricordato? - che non era Maradona però sapeva tenere la palla e magari anche passarla, quello che soltanto un grave infortunio aveva decisamente sbattuto giù di fisico e di ritmo. Brambilla nel senso di un onesto Brambilla - un Pautasso a Torino, un Colombo a Milano, un Proietti a Roma, un Esposito a Napoli - che semplicemente sappia fare benino il lavoro per il quale viene pagato benone, sappia non sbagliare i passaggi di tre metri al compagno libero, sappia non spedir fuori troppe volte toccando malamente, sappia non offrire agli avversari troppi palloni «da errore», mandando la difesa in asfissia da sollecitazione costante e sottoponendo Mannin¬ ger ad un esordio da panico fisso. Non osavamo chiedere più di un Brambilla, abbiamo avuto un Marinelli. Che, sia pure per pochi minuti e sia pure col solo sinistro, ha controllato sempre bene il pallone, ha offerto a Ferrante l'assist del bellissimo furbissimo provvidenzialissimo pareggio, ha fatto gridare al «quasi rete» con un estremo tiro da fuori. Marinelli, ieri entrato con Lucarelli con il quale però non ha fatto fortunatamente rima, ha fornito ai tifosi del Toro e senz'altro anche ai compagni di squadra l'idea che dando a lui la palla esistono fondate speranze che la palla stessa non sia sbucciata, non sia passata al più presto ad un avversario, non sia spedi¬ ta malamente fuori, e anzi sia controllata e spedita in posti utili del campo. Niente di sensazionale, di maradoniano, semplicemente un po' di gioco del calcio. Basta per sperare, sognare? Non deve bastare. Ma se il Brambilla argentino si conferma e magari si migliora, se torna Franco con più fiato, se Ulivieri ieri espulso dal campo riesce a non riespellere dalla formazione Ferrante, se domenica il Torino batte il Modena, se la Reggina non rimette il turbo, se Manninger non spinge il suo rispetto per il gran Bucci sino ad imitarlo nelle ultime danze tristi dentro l'area piccola, si capirà che turna la primavera non solo perché sarà l'ora di cambiare l'olio del motore.
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