KIDMAN un naso da Oscar

KIDMAN un naso da Oscar AL FESTIVAL DI BERLINO APPLAUSI PER «THE HOURS» CON MERYL STREEP E JULIANNE MOORE KIDMAN un naso da Oscar Fulvia Caprara inviata a BERtlNO Che sollievo vedere Nicole Kidman sfolgorante di bellezza, abito ricamato color fuoco, riccioli raccolti sulla nuca, occhialini da miope posati sull'incantevole naso all'insù. Che sollievo rivederla così, allegra, disponibile, autentica, pochi attimi dopo la fine della proiezione di «The hours», l'atteso film di Stephen Daldry (il regista di «Billy Elliot»), in gara ieri alla Berlinale. Mortificata da un trucco banale, necessario a farla somigliare, almeno un poco, alla scrittrice Virginia Woolf, protagonista, con altre due donne di epoche diverse, del libro di Michael Cunningham da cui il film è tratto, Kidman racconta che quel naso importante, quei capelli scuri venati di grigio, quei vestitoni ampi indossati pensando ad altro, sono arrivati nella sua vita «esattamente al momento giusto». No, non è stata una terapia, precisa l'attrice ex-moglie di Tom emise, ma piuttosto «un regalo», ricevuto nell'attimo in cui ne aveva bisogno; «Ancora adesso, dopo aver interpretato il personaggio di Virginia, mi viene sempre in mente una lista di attrici che avrebbero potuto farlo meglio di me; insomma, se fossi stata io a decidere, non mi sarei mai affidata la parte. Eppure, quando ho letto la sceneggiatura e ho parlato con il regista, ho capito improvvisamente che, in quel momento della mia vita, non uno dei pù felici, avevo bisogno di recitare proprio quella storia e sono stata fortunatissima perchè ho potuto farlo». Con la scrittrice icona del femminismo, Kidman ha un rapporto di vecchia di data: «La conoscevo dai tempi della scuola, ma non l'avevo mai compresa nel profondo come adesso; le mie preferite, allora, erano altre, le sorelle Bronte, Mary Shelley... Woolf mi sembrava noiosa, non riuscivo a capire di che cosa parlava». E' stato grazie alla performance del film, che le ha già fatto vincere il Golden Globe spianandole la strada verso l'Oscar, che è riuscita a cogliere «la profondità di una donna in cui si mescolavano un incredibile intelletto e un'eccezionale fragilità sul piano delle emozioni». Più del trucco e più del gran lavoro fatto per ottenere una diversa intonazione vocale, hanno contato, nel processo di identificazione con il personaggio, altre cose: «La preparazione per un ruolo è ogni volta diversa, in questo caso ho pEylato a lungo con Daldry, poi ho passato una settimana completamente da sola in un cottage, scrivendo e leggendo; è stato lì che, a un tratto, ho capito come diventare Virginia». Di più non è dato sapere perchè Kidman rivendica «il lato misterioso della creazione di un personaggio: non si deve spiegare troppo, è giusto lasciare intatto il velo dell'illusione». Abituata fin da piccola a leggere molto, Kidman è convinta che questa consuetudine sia troppo poco diffusa: «La gente non legge abbastanza; a me è capitato di perdermi in certi libri e, anche attraverso la lettura, ho capito che volevo fare questo mestiere». Ai pettegolezzi sulla sua vita privata (poco tempo fa è stata diffusa la notizia di una probabile relazione con l'attore Jude Law) l'attrice preferisce non rispondere, ma fa sapere che, per piacerle, un uomo deve avere soprattutto una caratteristica: «Farmi ridere». Nel futuro ci sono tanti impegni, compresa l'offerta di interpretare la madre di Leonardo Di Caprio nel film sulla storia di Alessandro Magno. Agli eventuali Oscar e al modo con cui il pubblico accoglierà «The hours» (in Italia il film esce il 7 marzo), Kidman pensa con tranquillo distacco: «Ouando scegli di girare un film lo fai perchè qualcosa in particolare ti attira, ma non pensi a chi poi andrà a vederlo e a come eventualmente reagirà. Così l'accoglienza degli spettatori è quasi sempre una sorpresa. In questo caso, finora, abbiamo avuto commenti molto positivi da parte dei critici e degli addetti ai lavori; sarà interessante vedere che cosa succederà agli Oscar e, comunque, la cosa più importante per tutti noi è che la gente veda il film». Per prendere le distanze dall'esperienza di «The hours», ci vorrà del tempo: «Non riesco mai a liberarmi del tutto di un ruolo, è come quando leggi qualcosa che ti ha colpito nel profondo, continua sempre a vivere dentro di te». Ma la giornata del FilmFest riserva altre emozioni: oltre all' exploit della superdiva australiana, c'è anche l'apparizione di un Dustin Hoffman in magnifica forma, capace di trasformare la presentazione del film di cui è interprete «Moonlightmiìe» (nella sezione Panorama) in un'affascinante lezione di vita. «Per due anni - racconta la star di film come «Il laureato» e «Un uomo da marciapiede» - sono stato fermo, senza lavorare, continuavo a cercare l'arte e invece trovavo solo "business". Ho capito che l'unico modo per continuare era iniziare a vivere questo lavoro in modo diverso, per esempio partecipando il più possibile al processo creativo, senza pensare al successo e a tutto il resto. Come attori dobbiamo sempre restare studenti, il pericolo è credere che si possa smettere di imparare. Invece bisogna andare avanti, perchè con il cinema succede quello che accade con le donne, non le si capisce mai fino in fondo». Nicole Kidman per interpretare Virginia Woolf si è messa una protesi al naso

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