L'Italia si prepara ad affrontare un attacco bioterroristico di Eugenia Tognotti

L'Italia si prepara ad affrontare un attacco bioterroristico IL PIANO DI DIFESA DEL MINISTRO SIRCHIA: MEDICI E STRUTTURE SANITARIE HANNO GIÀ' RICEVUTO LE SCHEDE INFORMATIVE L'Italia si prepara ad affrontare un attacco bioterroristico Vaccini, sistemi d'allerta, ricerche di nuovi antidoti e vigilanza nei programmi del governo retroscena Eugenia Tognotti COME si sta preparando l'Italia a far fronte e a gestire situazioni d'emergenza legate a un possibile attacco di bioterrorismo? Uno scenario tutt'altro che fittizio, stando ai recenti ritrovamenti di ricina a Londra e al circuito di inforn .azioni internazionali. Non per niente la più recente informativa del Viminale alle commissioni Difesa e Affari costituzionali riunite alla Camera ha fatto da sfondo all'ultima riunione del Consiglio superiore di Sanità. Stando a quella nota i terroristi di Al Qaeda avrebbero messo in piedi «un'articolata struttura per l'addestramento alla produzione, manipolazione e utilizzo di agenti chimico-batterici». L'imperativo per ogni Paese ò di prepararsi al peggio e il ministro Sirchia ha illustrato il piano di difesa che comprende un'adeguata disponibilità di scorte di farmaci e vaccini (quello antivaioloso è predisposto già da alcuni mesi); l'allestimento di sistemi il più possibile rapidi di allerta; l'avvio di ricerche per individuare nuovi antidoli; la vigilanza e la cooperazione della comunità scientifica internazionale e il continuo flusso informativo per battere sul tempo i terroristi e realizzare sistemi di difesa. I medici e le strutture sanitarie hanno ricevuto da tempo le schede informative sulle possibili armi biologiche e chimiche e ricercatori ed esperti sono impegnati ad adeguare le linee di intervento - da! punto di vista medico e di salute pubblica - alla luce dei nuovi biopericoli che via via compaiono sulla scena. Un ruolo centrale, naturalmente, giocheranno istituti altamente specializzati come il prestigioso Spallanzani di Roma, che ha appena inaugurato il nuovissimo reparto in malattie infettive per la diagnostica avanzata. In caso di attacco queste strutture saranno naturalmente in prima linea; mentre i nuovi kit molecolari e le sonde genetiche di ultima generazione sono pronte a scoprire germi e sostanze chimiche letali in tempi brevibsimi e con i necessari accorgimenti di sicurezza. Tuttavia, l'impressione è che lo scudo protettivo debba essere rafforzato prevedendo una rete diffusa di laboratori (durante l'emergenza antrace gli esami per la ricorca del bacillo erano con¬ centrati in un solo laboratorio, a Foggia); e, ancora, un coordinamento tra Stato, Regioni e aziende sanitarie e tra le autorità (ministero, prefetture, assessorati regionali); un insieme aggiornato di norme di comportamento per i servizi d'emergenza chiamati a organizzare i soccorsi e, eventualmente, a decontaminare persone e aree. Centrale è la questione dell'aggiornamento per gli operatori sanitari e i medici: quanti di loro sarebbero in grado di riconoscere i sintomi di malattie come l'antrace e il vaiolo, ormai assenti dai prò- grammi di studio e dai manuali? Una capillare campagna di divulgazione sarebbe inoltre necessaria por evitare che la popolazione, in caso di attacco, si abbandoni al panico e provochi, con comportamenti impropri, il caos più totale. Naturalmente ogni linea di difesa è destinata a scontrarsi con l'invisibilità e l'imprevedibilità della guerra biologica che rende difficile il ricorso a piani capaci di assicurare una totale garanzia che tenga conto di tutte le variabili. I microrganismi - trasportati senza problemi da un luogo all'altro, aggirando i tradizionali sistemi di sicurezza possono colpire singoli individui 0 grandi città od essere disseminati nell'aria, senza che siano subito scoperti. Piccolissime quantità sono in grado di uccidere un gran numero di persone. Peraltro non ci sono osporienzo precedenti nella storia che possano illuminare circa i comportamenti da adottare in caso di attacco biotorroristico. Paradossalmente si può affermare che nel passato i sistemi di sanità pubblica dei Paesi sviluppati, compresa l'Italia, erano più preparati ad affrontare le grandi emergenze epidemiche: isolamento, separazione e controllo erano gli indirizzi collaudati in tempo di peste e di colera che, tra l'altro, imponevano - nell'ambito di un complesso edificio di misure e provvedimenti sanitari - pesanti limitazioni alla mobilità, alla libertà personale, all'autonomia decisionale dei singoli (ad esempio il ricovero coatto nei lazzaretti). La scelta migliore è comunque quella di rafforzare la sanità pubblica, destinando adeguati finanziamenti alla ricerca: se un attacco bioterroristico verrà non sarà come nel film «Virus letale», in cui due medici, Dustin Hoffman e Rene Russo, riescono, in un batter d'occhio, a trovare la cura capace di salvare il genere umano dallo sterminio. Un ruolo centrale svolgeranno istituti specializzati come lo Spallanzani di Roma In caso di attacco queste strutture saranno in prima linea Il ministro della Sanità, Girolamo Sirchia

Persone citate: Dustin Hoffman, Girolamo Sirchia, Rene Russo, Sirchia, Spallanzani

Luoghi citati: Foggia, Italia, Londra, Roma