«Il vero pericolo non sono le bombe»
«Il vero pericolo non sono le bombe» «Il vero pericolo non sono le bombe» Gullini: saccheggi e scavi clandestini, il peggio verrà dopo T danni dei bombardamenti? Piccole cose, piccole "J. cose...». Dal coro di allarmi per la sorte delle vestigia mesopotamiche, si distingue una voce: quella di Giorgio Gullini, il padre del Centro Scavi di Torino, fondatore dell'Istituto italo-iracheno di archeologia e del Centro italo-iracheno per il restauro e la conservazione dei monumenti, direttore della rivista Mesopotómia, la più diffusa al mondo nel campo dell'archeologia mediorientale. Alle soglie degli ottantanni continua a fare la spola con Baghdad, dove sta curando il raddoppio del Museo nazic~ile. In modo ancora più deciso, la pensa anche lui come il direttore Nawala al-Mutawalli: «Intendiamoci, io sono per principio contro la guerra. Però non è la guerra il vero pericolo per l'archeologia». . Alle «bombe intelligenti» Gullini ci crede davvero: «Nel '91 ero terrorizzato, la sede del Centro Scavi a Baghdad si trova a 200 metri da due ministeri. Ebbene, questi sono stati complotamonte sventrati, noi abbiamo avuto soltanto un paio di vetri rotti. Quindi non succederà come a Montecassino: è per il dopo che dobbiamo preoccuparci». A partire dalla ricostruzione: «Ho visto cos'è successo in Libano. Per edificare i nuovi palazzi si è distrutto il passato di Beirut». E intanto si dovrà fare i conti con l'effetto domino: scontri tra fazioni, sciiti e curdi contro il potere centrale, recrudescenze integraliste. Come dopo Desert Storm: «La gente per fame si era data al saccheggio, per 50 dollari potevi comprarti l'Iraq. Una scultura protosumerica di bronzo l'abbiamo identificata: era sparita dal museo di Kirkuk, è ricomparsa al Metropolitan di New York. Ma non vogliono restituirlo». Insomma, dice il professore, «rischiamo di nuovo di perdere ogni controllo: è questo lo scenario più pericoloso per il patrimonio culturale». In verità gli americani ne sono consapevoli, tanto che già si pensa alla riorganizzazione dell'Iraq! Antiquities Service. Non ditelo a Gullini: «Nel '44 io ho vissuto l'esperienza dell'Amgot, il governo militare alleato sui territori occupati. Ero un giovano ispettore della Soprintendenza del Lazio che girava la zona in bicicletta. Gli americani avevano degli ufficiali di collegamento con noi, ma in realtà non gliene importava niente: era solo una mtse-en-scène. Tutto cambiò quando riprendemmo in mano la direzione generale dell'Archeologia e Belle Arti, con Ranuccio Bianchi Bandinelli. Bisogna che gli iracheni siano messi in grado di fare altrettanto. Io ho assicurato ai miei amici di Baghdad che sono pronto a dare il mio aiuto: l'ho già fatto per l'Italia, da buon alpino...». (m. as.]
Persone citate: Giorgio Gullini, Gullini, Ranuccio Bianchi Bandinelli, Storm
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