E' bipartisan la «lobby» italiana della pace di Lucia Annunziata

E' bipartisan la «lobby» italiana della pace ARDUO AGGREGARE SOTTO LO STESSO STENDARDO COLOR DELL'ARCOBALENO CHI OGGI SI OPPONE ALLA GUERRA GUERREGGIATA IN IRAQ E' bipartisan la «lobby» italiana della pace Eroe simbolo, Gino Strada. Tra i nuovi «adepti». Lucia Annunziata analisi Pierluigi Battista ROMA PACIFISTA», a questo punto appare davvero definizione troppo impegnativa. E diventa arduo aggregare sotto lo stesso stendardo «pacifista» color dell'arcobaleno chi oggi si oppone alla guerra guerreggiata in Iraq ma nel 1999 non ha opposto obiezione di principio ai bombardamenti di Belgrado (e anzi deplorava, da sinistra, le trasmissioni «pacifiste» di Michele Santoro dai ponti distrutti della capitale di Milosevic). Contro la guerra amerikana, questo sì, in uno schieramento variegato e molteplice che scopre improvvisamente le virtù di Famiglia Cristiana, avamposto della critica papista ai piani di George W. Bush, che elegge a propri rappresentanti nuovi e inediti guru, scopre i suoi nuovi interpreti intellettuali, inventa nuove e suggestive forme di protesta. Il «pacifismo» italiano ha già individuato il suo uomo simbolo, il suo nuovo eroe: Gino Strada. Davanti ai teatri dove si esibiscono gli attori impegnati nel girotondismo, apposite cassettine invitano gli spettatori più ferventi a depositare somme più o meno cospicue per Emergency. Il deputato verde Paolo Cento, dopo la sfortunata kermesse parlamentare con sventolamento di vessillo arcobaleno sui banchi del governo prima dell'intervento berlusconiano, propone alla Camera di devolvere ad Emergency l'equivalente della diaria non riscossa a causa della sospensione comminata dal presidente Casini ai danni dei protestatari. Lui, Gino Strada, artefice di Emergency, torna sempre più spesso dall'eroico ospedale di Kabul per presentare i suoi libri, partecipare alle manifestazioni, spiegare la sua teoria in base alla quale l'embargo Onu in Iraq (l'embargo, che della guerra dovrebbe essere l'alternativa pacifica) presenterebbe contenuti terroristici paragonabili agli attentati dell' 11 settembre. Schizza in vetta alle classifiche in libreria La guerra di Alberto Asor Rosa, invettiva apocalittica contro il demoniaco Occidente (e lo Stato d'Israele, sua longa manus in Medio Oriente). MicroMega organizza raccolte di firme di vip contro la guerra. La rivista è diretta da Paolo Flores d'Arcais, che pure nel 1991 propose al neonato Pds nella cui direzione era appena entrato a far parte, una mozione a favore delle truppe americane impegnate nella Guerra del Golfo: dodici anni dopo è tutto cambiato. Anche Lucia Annunziata dice No alla guerra in Iraq, dopo aver detto sì alle altre guerre americane. Il fronte pacifista si allarga, accoglie nuovi adepti, esprime nuove voci. Che si sommano a voci più collaudate e a pratiche «pacifiste» già sperimentate. Come quella che si realizza nel pellegrinaggio a Baghdad, già meta nel 1990 e '91 delle missioni di Mario Capanna, Roberto Formigoni e Gianfranco Fini, oggi destinazione finale dei viaggi di Armando Cossutta, peraltro di casa nel mondo «pacifista» sin dai tempi dei «Partigiani per la Pace» di staliniana memoria e oggi esplicitamente rimpianti dal direttore dì Liberazione Sandro Curzi, politicamente diviso da Cossutta ma non al punto di rinnegare antiche passioni antiamericane comuni, con diverse intenzioni, e nel tentativo di gettare un altro ponte tra i due contendenti della possibile guerra, vola a Baghdad anche Ernesto Oliviero, impegnato quotidianamente in una politica di dialogo e di pace ben prima che esplodesse il caso dell'Iraq. Con intenzioni ancora diverse, va a Baghdad il convoglio europeo degli «scudi umani» uomini e donne dell'Occidente che intendono inteqjorre, a mo' di scudi, i loro corpi tra i bersagli di Saddam e le bombe occidentali. Il leader italiano degli «scudi umani», l'agronomo di Anzio Rodolfo Tucci, si è detto favorevolmente sorpreso per la «grande disponibilità da parte dell'amministrazione irachena» nei loro confronti. Ma lo stupore dello «scudo umano» appare un'ingenuità in cui mai potrebbero inciampare altri esponenti della politica e della società civile, da Tana de Zulueta all'alpinista Reinhold Messner, che si sono recati recentemente in Iraq per attivare canali internazionali in grado di scongiurare il sanguinoso conflitto. Preme in Parlamento la lobby per la pace che coinvolge deputati e senatori di ambedue gli schieramenti. A sinistra, ciò che resta del correntone Ds, in sinto¬ nia con la linea di Sergio Cofferati che prevede l'opposizione alla guerra «senza se e senza ma», vale a dire «contro» anche nella malaugurata ipotesi in cui l'Onu si dovesse pronunciare «in favore», propone mozioni, in sintonia con i Verdi di Alfonso Pecoraro Scanio e i «comunisti» di Marco Rizzo in cui il no alla guerra viene affermato in modo perentorio, anche a prescindere dagli eventuali orientamenti contrari delle Nazioni Unite (Francia e Germania comprese). La Margherita di Francesco Rutelli ò decisamente meno drastica, ma tra le sue file Rosy Bindi è più drasticamente «pacifista» dell'ala più moderata dei democratici di sinistra. Non che a destra il quadro sia meno terremotato, è di pochi giorni fa l'annuncio di un appello di 60 parlamentari della Casa delle Libertà che si dichiara vivacemente contraria all'intervento armato in Iraq. Tra i primi firmatari, Alfredo Biondi, vicepresidente della Camera, molto indispettito per essere stato ribattezzato a causa delle sue posizioni pacifiste «un liberal-saddamita» dal Foglio di Giuliano Ferrara. Non meno agitato il quadro nell'ambito dell'ala cattolica del centrodestra, a cominciare dal governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, molto sensibile (esattamente come accadde ai tempi della Guerra del Golfo) all'ostili¬ tà del Vaticano e del Papa nei confronti di una guerra guerreggiata contro Baghdad. E un cattolico come Franco Cardini, decisamente ostile alla politica americana tanto da curare un'antologia di scritti che suonano come controcanto ai pamphlet di Oriana Fallaci, oggi sembra riscuotere di un grande credito sulle colonne dei giornali più in sintonia con le posizioni papali e vaticane, malgrado il dichiarato filo-islamismo di cui Cardini si è fatto ripetutamente testimone in passato. Un richiamo «pacifista» bipartisan che va dal coriaceo antibellicismo di Fausto Bertinotti fino alle colonne di Libero, il quotidiano diretto da Vittorio Feltri che certo rilutta a collocarsi nello stesso schieramento che include Agnoletlo e Casarini, ma che non di meno non risparmia frecciate polemiche nei confronti della politica americana di Bush (e anche di quella italiana di Berlusconi), a dimostrazione di quanto il messaggio «pacifista» non lasci del tutto indifferente anche un mondo di destra poco convinto delle ragioni politiche della Casa Bianca. Un'ostilità che esplode nel virulento antiamericanismo di un uomo non di sinistra come Massimo Fini il quale, autore del Vizio oscuro dell'Occidente, raggiunge le vette dei best seller e viene accolto con grande simpatia dalle pagine dell'Un ifà e di Liberazione, un arcipelago, quello del «pacifismo» italiano, che come al solito viene accompagnato dal sostegno impegnato di musicisti e attori, registi e scrittori. Secondo un copione già collaudato in passato, ma vissuto coma se fosse la prima volta. Pacifisti collaudati e no MicroMega raccoglie firme contro la guerra La rivista è diretta da Paolo Flores d'Arcais, che nel 1991 propose una mozione a favore delle truppe Usa nella Guerra del Golfo Tra i best-sellers i libri «antiamericani»: quello di Massimo Fini un uomo non di sinistra e quello di Asor Rosa Anche «Libero», diretto da Feltri, è polemico COntrO la politica di BUSh ^5^1 ^ ;-;,-:r;-v- ti \ i avanti al teatri dove si esibiscono gli attorilmpegnati nei girotondi, apposite cassettine invitano gli spettatori a finanziare Emergency Gino Strada