«Non più in sintonia con gli Usa ma gli obiettivi sono gli stessi»

«Non più in sintonia con gli Usa ma gli obiettivi sono gli stessi» IL MINISTRO RUSSO DELLA DIFESA, CHE DOMENICA SARA' IN ITALIA: «NON BISOGNA FARE FRETTA AGLI ISPETTORI IN IRAQ» «Non più in sintonia con gli Usa ma gli obiettivi sono gli stessi» Sergej Ivanov: l'Occidente oggi è un alleato sulla strada della sicurezza globale. «L'unica trattativa con i banditi ceceni sarà fatta dai tribunali» intervista Anna Zafesova MOSCA NELLE gerarchie dei cremlinologi il ministro della Difesa Sergej Ivanov viene considerato «l'uomo numero due». Primo civile a guidare il «Pentagono sull'Arbat», coetai^so, compagno di studi e collega nel Kgb di Vladimir Putin, è uno degli strateghi del presidente russo. Alla vigilia di una importante tournée internazionale, che toccherà anche l'Italia dove il ministro giungerà domenica, e il giorno dopo la relazione di Colin Powel al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, Ivanov riconferma la posizione del Cremlino nei confronti di Baghdad: gli ispettori devono proseguire il loro lavoro, «non bisogna fare loro fretta». Sergej Borisovic, dunque lei non considera la guerra come ormai inevitabile? «Il potenziale dei metodi politici e diplomatici non è stato ancora esaurito. Sono convinto che esistono ancora alcune possibilità in questa direzione e vanno sfruttate in pieno. Anche se gli ispettori trovassero in Iraq armi di distruzione di massa, noi riteniamo necessario ottenere che Baghdad si disarmi, ma senza ricorrere alla forza bellica». Per ora non hanno trovato nulla. «Noi speriamo che le ispezioni continuino. Non è il caso di avere fretta. Gli ispettori devono proseguire nel loro lavoro, svolgere verifiche di tutti i siti necessari. Molto dipenderà dal rapporto che il signor Blix farà al Consiglio di Sicurezza il 14 febbraio». Quale posizione j renderà la Russia nell'ipotesi di un'azione militare contro Saddam Hussein senza l'autorizzazione dell'Onu? «Oggi la nostra posizione rimane immutata; la soluzione della crisi dell'Iraq deve avvenire esclusivamente nel rispetto del diritto intemazionale, sulla base delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, quelle già esistenti e quelle che verranno. Solo circostanze eccezionah possono cambiare questa posizione. Mi auguro sinceramente che queste circostanze non si verifichino». Se al Consiglio di Sicurezza venisse proposta una risoluzione che autorizza l'uso della forza contro l'Iraq, Mosca userà il diritto di veto? «La risposta a questa domanda è una prerogativa del capo dello Stato». Comunque la sintonia che sembrava esserci tra Mosca e Washington nella prima fase della campagna internazionale contro il terrorismo sembra scomparsa? «Certo, attualmente siamo tutt'altro che d'accordo nei nostri giudizi su una serie di problemi intemazionali, come sui metodi per risolverli. Ma condividiamo lo stesso obiettivo: lottare contro il terrorismo intemazionale. La tragedia dell' 11 settembre è stata un potente impulso per l'avvicinamento del nostro Paese all'Occidente e oggi la maggior parte dei russi non lo vede più come un nemico, ma come alleato. La nostra cooperazione con gli Usa nell'ambito della coalizione antiterroristica ci permette di capirci meglio, di aumentare la fiducia dell'uno verso l'altro. Stiamo superando gli stereotipi della Guerra Fredda e sono convinto che una strettissima collaborazione tra la Russia e l'America sia una condizione importantissima - direi di più, necessaria per raggiungere la sicurezza globale». Stiamo assistendo a una rottura tra l'Europa e l'America. Quale parte sceglie la Russia, quale dei suoi due partner strategici preferirà? «Noi desideriamo conservare e sviluppare buoni rapporti con gli Usa, costruttivi e prevedibili, anche per quanto riguarda la cooperazione militare. Ritengo che la partnership tra i nostri due Paesi sia importante non solo per la Russia e per g' ^tati Uniti, ma per tutto il resu^ lei mondo. Ma sono anche convinto che la Storia ha affidato all'Europa, insieme alla Russia, un ruolo d'eccellenza in questo secolo. Solo insieme all'Europa potremo formare una nuova architettura della sicurezza globale per rispondere alla nuova sfida del terrorismo intemazionale». Il presidente del ConsigUo italiano, Silvio Berlusconi, ha parlato, anche nel corso della sua recente visita a Mosca, del suo progetto d'integrazione pressoché completa, anche militare, tra la Russia e l'Unione Europea. «Non vedo nulla di irrealizzabile in questa proposta. Forse non sapete che noi già l'anno scorso abbiamo proposto all'Ue di partecipare ai progetti europei riguardanti la sicurezza e la difesa. Bisogna tenere presente però che l'Ue per ora è un'organizzazione politca ed economica. I miei interlocutori europei dicono che la cooperazione militare con la Russia potrà venire discussa concretamente solo man mano che l'Europa svilupperà il proprio potenziale difensivo. Possiamo già parlare di interazione con l'Europa: si sta discutendo la partecipazione dei nostri trasporti militari aerei nelle operazioni di pace, di coordinamento tra le flotte militari, ci consultiamo nelle situazioni di crisi. Naturalmente, per superare le differenze, anche tecnicnologiche, ci vorranno tempi e investimenti considerevoli. La prospettiva di un'adesione della Russia all'Unione europea, e quindi di una sua integrazione in tutte le strutture europee, non è immediata, ma è reale. Speriamo che l'attuale presidenza dell'Ue, come quelle successive, terrà conto delle nostre proposte e vorrà aproffittare delle possibilità che offriamo». Uno degli argomenti di maggiore incomprensione nelle relazioni tra la Russia e l'Occidente rimane la Cecenia: sia gli Usa sia l'Europa invocano un negoziato politico con i ribelli che la Russia preferisce definire terroristi. «Anche rappresentanti del dipartimento di Stato Usa che ho incontrato di recente li definiscono così. Abbiamo prove inconfutabili del collegamento tra i sepa¬ ratisti ceceni e Al Qaeda. La Dubrovka ne è un'ulteriore dimostrazione: le attrezzature dei guerriglieri che hanno assaltato il teatro non lasciano dubbi riguardo al fatto che siano stati aiutati dall'estero. Abbiamo le prove: i terroristi ceceni stanno cercando di mettere le mani su sostanze tossiche, tra cui la ricina, per organizzare attentati. E non solo in Russia. In Spagna e in Gran Bretagna sono stati arrestati uomini che si erano addestrati nei campi di Bin Laden, alcuni di loro avevano combattuto anche in Cecenia. Anche lo spionaggio tedesco ci ha confermato che gli allievi di Al Qaeda operano in Cecenia. E' indubbio che dopo la presa degli ostaggi della Dubrovka cercheranno di organizzare un altro atto terroristico. Sono anelli di un'unica catena che minaccia la nostra civiltà e che noi possiamo liquidare solo grazie agli sforzi di tutta la comunità intemazionale. Quindi mi permetto di dubitare della sua affermazione che l'Occidente insiste per un negoziato con i banditi. L'unica possibile "trattativa" con loro deve essere affidata agU organi della giustizia». ém&h Noi desideriamo ^™ sviluppare buoni rapporti con Washington ma è all'Europa-con la Russia - che la Storia ha affidato un ruolo d'eccellenza in questo secolo. Non vi è nulla d'irrealizzabile nella proposta di Berlusconi di un'integrazione anche militare fra A A Russia e Uè ^^ Con Baghdad "" il potenziale dei metodi politici e diplomatici non è esaurito. Esistono ancora possibilità da sfruttare 9Q ÉLfjjL La soluzione ^" della crisi deve avvenire esclusivamente nel rispetto del diritto internazionale, sulla base delle risoluzioni Onu Q9 I ministro russo della Difesa, Sergej Ivanov, che domenica sarà in Italia