Una «guerra civile» tra 007 dietro le rivelazioni all'Onu sulla Bin Laden connection

Una «guerra civile» tra 007 dietro le rivelazioni all'Onu sulla Bin Laden connection Una «guerra civile» tra 007 dietro le rivelazioni all'Onu sulla Bin Laden connection dal corrispondente a NEW YORK Nella sala del Consiglio di Sicurezza l'affondo dell'ambasciatore iracheno, Mohammed Al Douri, contro l'esposizione delle prove da parte di Colin Powell è arrivato con una citazione del «New York Times». «Sui presunti rapporti Iraq-Ai Qaeda è stato già smentito domenica da un alto ufficiale dell'intelligence americana - sono slate le parole di Al Douri - che ha testualmente dichiarato: "Li abbiamo cercati caparbiamente per oltre un anno e crediamo che non esistano"». Le divisioni all'interno della comunità degli 007 hanno preso le fattezze di una battaglia nei dieci giorni che hanno preceduto l'intervento di Powell all'Onu: dall'interno della Cia, dell'Fbi e del Dipartimento di Stato si sono levate molte voci contrarie a collegare esplicitamente Saddam ad Al Qaeda, mentre dal Pentagono e dal Consiglio per la sicurezza nazionale arrivava una spinta in senso opposto. Durante i briefing preparatori vi sono stati momenti di attrito quando il vicecapo del Pentagono, Paul Wolfowitz, e il viceconsigliere per la Sicurezza, Stephen Hadley, hanno avuto vivaci diverbi con responsabili di Cia ed Fbi, contrari ad avvalorare il collegamento diretto. Come se ciò non bastasse un ulteriore grattacapo per Powell è venuto dalla resistenza dell'intelligence a diffondere nastri e foto che avrebbero «svelato metodi di lavoro e messo a rischio fonti umane». Le indiscrezioni trapelate su diversi quotidiani e network tv, in un senso o nell'altro, sono state la cartina tornasole di un braccio di ferro che si è giocato sullinterpretazione delle informazioni a disposizione e che risale a quattro mesi fa. Iniziò infatti a ottobre, quando il capo della Cia, George Tenet, prese posizione con una lettera al Senato nella quale affermava che Saddam Hussem non avrebbe attaccato per primo gli Usa con armi non convenzionali ma che si rischiavano attentati di questo tipo intraprendendo un'azione militare contro l'Iraq. Il passo di Tenet, in sintonia con la posizione dell'opposizio¬ ne democratica, fu interpretato come uno sgarbo dalla Casa Bianca e la risposta arrivò dal Segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld, che decise di costituire al Pentagono un'apposita unità di intelligence per investigare sui legami Iraq-Ai Qaeda, in alternativa a Cia ed Fbi ma con il supporlo della supersegreta National Securily Agency (Nsa). Proprio all'attivila di questa unità del Pentagono si devono i risultati dell'indagine sul colonnello di Al Qaeda Abu Mussab al-Zarqawi condotta negli ultimi due mesi assieme ai servizi di Gran Bretagna, Giordania, Arabia Saudita e Pakistan, e alla quale si deve il recente arresto in Turchia del terrorista «detenuto all'estero» che ha fornito gli elementi sui rapporti con l'Iraq esposti da Colin Powell. Nel complesso l'intervento del Segretario di Stato è apparso un compromesso fra le due opinioni dell'intelligence. Se da un lato ha presentato il caso Zarqawi come la prova che Saddam a Osama bin Laden operano assieme, dall'altro non si è spinto fino a stabilire una connessione con gli attacchi dell'I 1 settembre, limitandosi a rivelare che Baghdad fu «positivamente impressionata» dagli attentati alle ambasciate Usa in Africa nel 1998 e che prese in considerazione rapporti più stretti dopo quello compiuto contro la nave Uss Cole nello Yemen nel 2000. Il compromesso era stato preannunciato dieci giorni fa dal vice di Powell, Richard Armitage, di fronte alla commissione Esteri del Senato: «Non sosterremo la tesi di un coinvolgimento di Saddam nell'I 1 settembre». La scelta di portare con se Tenet nell'aula del Palazzo di Vetro è stato non solo un modo per testimoniare alla comunità intemazionale il valore delle affermazioni fatte, ma anche un messaggio alla comunità di intelligence sul compromesso raggiunto. Il risultato comunque ha premiato Powell; gli elementi su Al Qaeda hanno rafforzato il consenso dell'opinione pubblica sull'intervento per disarmare l'Iraq testimoniato dagli editoriali apparsi ieri sui maggiori quotidiani nazionali, [m. mo.l