Urbani a Parigi di E. M.
Urbani a Parigi Urbani a Parigi «No ai protezionismi sì alle promozioni» dal nostro corrisondente a PARIGI BEN venga l'aegemonia culturale, se è solo culturale», dice il ministro Giuliano Urbani in visita a Parigi, vale a dire nella capitale mondiale deir«exception culturelle» che si traduce come strenua difesa di lingua, cinema, musica, letteratura dalla globalizzazione americana. Ben venga, perché Urbani, che è un liberale, pensa che il «mercato» debba essere libero, anche quello delle idee, delle immagini e delle parole. Vince il più bravo. Il problema è l'egemonia commerciale - soprattutto americana - che incombe e minaccia diritti «civili e culturali» e dalla quale bisogna difendersi, senza «protezionismi, ma con la promozione». Terreno scivoloso, perché si fa presto a trasformarlo in politica soprattutto in tempi di antiamericanismo - cosa dalla quale Urbani vuole ovviamente tenersi lontano. Il ministro della cultura dice di aver trovato in Jean-Jacques Aillagon, ex direttore del Beaubourg e ora anche lui ministro, un alleato. Passati - finalmente, dice Urbani - i tempi di Jospin, quando la Francia esprimeva «protezionismo» culturale. Sarà davvero così? Vedremo. Intanto bisogna tradurre in concretezza tutte queste belle idee. Perciò Francia e Italia hanno messo su una tavola di consultazione permanente per promuovere reciprocamente le due cinematografie con circuiti di sale per film di «qualità» e un trattato di co-distribuzione. Per quanto riguarda una politica universale di difesa delle identità la sede è l'Unesco, dove una «coalizione» (definizione di Urbani) di 55 paesi - per ora - ha firmato una «dichiarazione» a favore della diversità culturale, che vuol dire «sviluppo, innovazione, competizione». L'Italia aderisce. Si tratterà di far approvare regole giuridiche che concretizzino i buoni propositi. Mica facile essere «global» e «no global» nello stesso tempo, [e. m.]
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