Bush: «Sì a una seconda risoluzione dell'Onu» di Maurizio Molinari

Bush: «Sì a una seconda risoluzione dell'Onu» «SADDAM HA DATO VIA LIBERA ALL'USO DEI GAS IN CASO DI ATTACCO» Bush: «Sì a una seconda risoluzione dell'Onu» «Purché autorizzi l'uso della forza contro l'Iraq» Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK «I giochi per Saddam Hussein sono finiti, ha avuto la sua ultima chance ora deve essere disarmato, tocca all'Onu agire». E' il presidente George Bush che scende in campo, all'indomani della presentazione all'Onu delle prove sulle armi proibite irachene da parte del Segretario di Stato Colin Powell, per definire la posizione degli Stati Uniti e spingere gli alleati a rompere gli indugi; «Sono a favore di una seconda risoluzione ma a patto che sia determinata» ovvero preveda un ultimatum per l'uso della forza. La relazione di Powell è stata accolta con scetticismo da Parigi, che ha rinnovato i dubbi sull'opportunità dell' intervento militare, e con derisione da Baghdad, che ha annunciato l'interrogatorio in privato da parte degli ispettori di un unico scienziato. Di fronte ai tentennamenti politici degli alleati ed al «gioco del gatto col topo» da parte di Baghdad, Bush fa capire che la pazienza è finita, il dado è tratto: «Le violazioni irachene sono evidenti, continuano, sono orchestrate da Saddam Hussein, il figlio, il vicepresidente ed i massimi responsabili dei rapporti con gli ispettori, sappiamo che hanno sette laboratori batteriologici mobili e prove nascoste in trenta siti». Ovvero: Saddam continua a prendersi gioco del mondo. Ma c'è dell'altro; «Saddam ha autorizzato i suoi comandi ad usare le stesse armi chimiche che nega di avere». E' la prima volta che il presidente annuncia al Paese il rischio che le truppe inviate nel Golfo Persico possano essere oggetto di attacchi non convenzionali, la scelta di farlo fa intendere che la guerra è davvero imminente. «Saddam ha legami con gruppi di Al Qaeda che operano in Francia, Germania, Spagna, Italia, Georgia e Russia aggiunge Bush - la sua minaccia si estende a tutto il mondo». Neil' elencare Francia e Germania c'è un monito agli alleati più dubbiosi: disarmare Saddam fa parte della guerra al terrorismo iniziata dopo l'I 1 settembre 2001. Il messaggio di Bush è destinato ai membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite; Washington è pronta ad accettare una seconda risoluzione ma solo se servirà per dare inizio al disarmo con la forza militare. Il tempo sta per scadere; il 14 febbraio gli ispettori faranno il nuovo rapporto al Consiglio di Sicurezza. Subito dopo Washington si attende il voto o guiderà la «coalizione dei volontari». Il premier britannico, Tony Blair, ritiene che l'Onu non si spaccherà; «Non vi saranno veti» assicura, al termine di una giornata di fitti colloqui con francesi e russi. Domani arrivano a Baghdad i due capi degli ispetti, Hans Blix e Mohammed El Baradei. «E' la missione decisiva» dice Powell. Il capo dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, El Baradei, preannuncia da Londra la richiesta a Saddam; «Una svolta drastica nella cooperazione, il messaggio che arriva dal Consiglio di Sicurezza è chiaro, l'Iraq deve cambiare drasticamente il proprio approccio, siamo in un frangente decisivo della crisi». Alla pressione degli ispettori Baghdad risponde con Amir al-Saadi, consigliere scientifico di Saddam, che ribadisce piena volontà di cooperazione ed annuncia l'invio di una lettera all'Onu per «rispondere punto su punto» alle accuse sollevate da Powell «in maniera vergognosa». L'accusa di legami con Al Qaeda viene respinta al mittente. E' stesso al-Saadi che ha fatto sapere che, per la prima volta, uno scienziato ha accettato di essere interrogato in privato. Le richieste di Blix ed El Baradei sono ben altre: nessuna restrizione all'interrogatorio di tutti gli scienziati, accettazione degli voli degli aerei U2 e risposte agli interrogativi Usa. Il governo Blair ha dato luce verde all'invio nel Golfo di altri cento aerei da guerra assieme a 7000 uomini fra equipaggi e assistenza tecnica. I militari Usa sul terreno solo 113 mila e saranno 150 mila fra dieci giorni. Sta per partire anche la 101 ^ divisione aerotrasportata, la stessa che sbarcò in Normandia e svolse ruoli di primo piano nel 1991 in Iraq e nel 2001 in Afghanistan. Buone notizie per il Pentagono sono arrivate da Ankara, dove il Parlamento ha autorizzato il «rinnovamento delle basi Usa», formula con la quale si intende l'autorizzazione a far entrare uomini e mezzi Usa in vista dell'attacco all'Iraq. Il premier turco, Abdullah Gul, ritiene necessaria la partecipazione ad un eventuale conflitto per «consentire di aver voce in capitolo quando sarà finito» sui nuovi assetti regionali. «Con il dopo guerra - ha detto Powell alla Camera - faremo passi importanti verso un nuovo Medio Oriente, in favore della democrazia, della soluzione del conflitto araboisraeliano e degli interessi degli Stati Uniti». Il presidente Bush ha detto la sua ultima parola, invitando gli alleati a rompere gli indugi: inizia il conto alla rovescia