Sull'Intercity riparte la rivolta di Alessandro Mondo

Sull'Intercity riparte la rivolta Sull'Intercity riparte la rivolta Troppi ritardi, i pendolari dei To-Mi si riducono il biglietto Alessandro Mondo Stazione di Milano Centrale, le 18,15 eh martedì scorso. Cesare Carbonari, leader dei pendolari della linea ferrovia Torino-Milano, raggiunge la carrozza di testa dell'Intercity «Gianduja» 530 e consegna al capotreno un volantino in cui i viaggiatori annunciano di non pagare il supplemento rapido. Perchè? Per svariate ragioni. Ad esempio le 160 ore di ritardi accumulati tra andata e ritomo in 24 mesi, come si legge sul foglio sormontato dal logo beffardo del movimento spontaneo: una vecchia locomotiva a vapore inesorabilmente ferma, senza il conforto di un filo di fumo dalla ciminiera. E il capotreno? Non fa una piega. Anzi, accenna un sorriso: «Ma come, di nuovo?». Poi chiede istruzioni via radio alla direzione e da quel che segue si direbbe non siano troppo severe. Infatti non accade assolutamente nulla. L'Intercity parte e fila verso Torino senza che nelle carrozze si materializzi la divisa di un controllore. A proposito: per la prima volta da tempo immemorabile arriva quasi in orario (ore 20, Torino Porta Nuova). Ma ci vuol altro per rassicurare i passeggeri e spegnere la protesta. Va avanti così da sette-otto giorni: man mano che l'abbonamento mensile scade i pendolari lo rinnovano, ma senza il supplemento orario. L'azienda - alla quale va riconosciuta una certa disponibilità su altri problemi sollevati dal Comi- tato - nicchia e sembra accettare il fatto compiuto: vuoi perchè ritiene la contestazione parzialmente fondata o perchè teme di fomentarla. Meglio prenderla alla larga, in attesa di una soluzione che - stando ai contatti in corso fra Trenitalia e gli irriducibili -, potrebbe arrivare a breve. «Ce lo auguriamo, anche perchè ormai la causa del ritardo fisiologico subito dall'Intercity è chiara a tutti». Sarebbe? «Il problema numero uno è rappresentato dal treno regionale 605 in partenza dalla stazione di Porta Garibaldi alle 18,05, dieci minuti prima del nostro, con arrivo a Vercelli alle 19.05. Quando parte in ritardo, e capita spesso, si perdono quei cinque minuti essenziali per garantire il margine fra i due treni: quello che precede e quello che segue. Cioè l'Intercity. Bisultato: il treno rapido è costretto ad accodarsi a quello meno rapido lungo tutto il tragitto». Né la linea ferroviaria - sulla quale si concentrano fior di Intercity, Interregionali, Regionali e Merci - concede chance di sorpasso. «Un paio ci sarebbero, all'altezza di Rho e di Trecate - aggiunge Carbonari -, ma non sempre vengono sfruttate». Alla fin fine la colpa sta nel manico, sostengono i pendolari ormai espertissimi, cioè nel nuovo assetto delle Ferrovie oggi divise in tre aziende diverse - Bete ferroviaria italiana, Trenitalia, Grandi Stazioni - talora in difficoltà nel parlarsi fra loro. Vero o falso, la situazione è paradossale. Stando al Comitato i pendolari barricaderi sono già un centinaio, per tacere dei passeggeri dell'Interregionale in partenza da Milano Centrale delle 18,20. Lo scarto fra i due convogli è di appena cinque minuti: inevitabile che i più furbi, capila l'antifona, abbraccino disinvoltamente la protesta motivata dei loro compagni trasbordando sull'Intercity. Niente controlli, nemmeno sui biglietti ordinari, e la garanzia di un viaggio senza le cinque fermate di rigore per l'Interregionale. Dice ATi^a Maria Salvino, impiegata alla Danone di Milano: «Abito a Poirino. Tutti giorni mi alzo alle 4 meno dieci, raggiungo Trofarello in auto e prendo il treno delle 5,12 per arrivare a Porta Nuova alle 5,30. Alle 6 meno dieci parto per Milano. La sera si replica. Ora dico: avrò il sacrosanto diritto di arrivare in ufficio in orario? Nessuno vuol fare la rivoluzione. Chiediamo solo un minimo di attenzione». A fianco, Cesare Carbonari, leader del comitato spontaneo dei pendolari del Torino-Milano, da sempre in lotta contro Trenitalia per ritardi e sporcizia A fianco Anna Maria Salvino: «Nessuno vuol fare la rivoluzione Chiediamo solo un minimo di attenzione»

Persone citate: Anna Maria Salvino, Cesare Carbonari, Comi