Sci, in pista i campioni alla Thoeni di Marco Ansaldo

Sci, in pista i campioni alla Thoeni MONDIALI DI ST. MORITZ, IL FREDDO OBBLIGA GLI ATLETI A RIPARARSI LA FACCIA CON I CEROTTI Sci, in pista i campioni alla Thoeni La combinata (oggi la discesa libera) premia i «polivalenti» Marco Ansaldo inviato a ST. MORITZ In cima il termometro segna meno 20. Fa così freddo che per scendere a valle, lungo il percorso della discesa libera di St. Moritz, bisogna coprirsi la faccia di cerotti. Chi non lo fa e non dispone della maschera in neoprene, come quella di Ghedina, arriva in fondo con le ustioni sugli zigomi e sulle guance, come se l'avessero grattato con la carta vetrata: la patina di nevischio si incolla alla pelle, non perdona. Sono conciati come se fossero usciti da un pronto soccorso gli uomini-jet che si preparano alla prova meno nobile dell'intero Mondiale, la combinata, di cui si dice che sia la consolazione per i più bravi tra i mediocri. Non è vero, non sempre almeno. Nel '92 alle Olimpiadi di Albertville quando Polig vinse l'oro e Martin fu secondo, persino nel clan azzurro fu forte la tentazione di mettersi a ridere, tale fu la sorpresa per quei due outsiders. Ma il campione mondiale e olimpico in carica è Aamodt, negli albi d'oro stanno Killy, Thoeni, Klammer, Zurbriggen, Girardelli, Kjus. E' dunque difficile credere a un bluff. Per vincere bisogna filare velocissimi in discesa, o più ancora districarsi con grande efficacia tra i pali stretti dello slalom. Oppure cavarsela molto bene nelle due specialità, senza eccellere in nessuna. Ouesto era il regno dei campioni di una volta, che sapevano fare tutto. Gustavo Thoeni ci yinse le Coppe del Mondo con quanto accumulava in combinata. Poi è arrivata la specializzazione e sono sopravvissuti in pochi, come i panda, quasi tutti norvegesi: quelli come Lasse Kjus e Kjetil André Aamodt, che da Sestriere a St, Anton ha vinto le ultime tre edizioni del Mondiale. Sono i polivalenti che hanno retto la concorrenza di chi si dedicava maniacalmente a una cosa sola: la velocità o gli slalom. Loro si adattavano a tutto. Aamodt ha vinto dieci medaglie ai campionati del Mondo ed in tutte le specialità, soltanto Marc Girardelli ne ha conquistata una di più e quel record potrebbe essere eguagliato oggi, perché a 32 anni Kjetil è ancora un uomo da podio. «Un motivo per cui siamo rimasti in pochi a primeggiare in tutte le specialità è tecnico spiega il norvegese -: quando ho cominciato io, alla fine degli anni Ottanta, gli sci da discesa erano lunghi 15 centimetri più di quelli da slalom, oggi la differenza supera il mezzo metro e impone un modo completamente diverso di sciare. L'altra ragione è che molti atleti si sentono insicuri appena li si allontana da cosa sanno fare meglio: non si divertono più a sciare». A lui invece piace ancora. «Pensavo di ritirarmi dopo gli ori di Salt Lake City (supergigante e combinata, ndr), dopo una settimana avevo cambiato idea perché quando chiudi la carriera finisce anche la bella vita, in cui tutti si occupano di te». Lo disse anche Michel Platini: la cosa più difficile per un campione è adattarsi a far la coda in un ufficio postale. La polivalenza tuttavia è un feno¬ meno di ritomo. La ragione? La noia. «Ho capito che dedicarmi soltanto allo slalom mi annoia - confessa Giorgio Rocca -, fai sempre le stesse cose e passi lunghi periodi in cui non si gareggia». Perciò è tornato a provare in discesa, lo farà sempre di più. «Meglio avere più gare in cui puoi fare risultato, anche se ne sbagli una non diventa un dramma - aggiunge Peter Fili, il ragazzino dalle idee chiare -. A seguire tutto si rischia di non diventare bravissimi in niente ma il segreto probabilmente è saper fare molto bene una cosa, e affinarsi nelle altre, senza perdere la propria qualità principale». Sarà difficile rivedere i fenomeni straordinari in tutto perché, come dice Rocca, «quelli che gareggiano in ogni disciplina come fa Aamodt arrivano stremati a metà stagione, ci sono impegni troppo ravvicinati». Ma la superspecializzazione ha le ore contate. O riguarderà un numero limitato di campioni. Oggi, intanto, il pronostico si restringe a Aamodt, Kjus e Bode Miller, il più giovane dei tre, il cowboy che pratica lo sci con la baldanza di un rodeo. Rocca, secondo Thoeni, non prenderà un gran distacco in discesa, ieri in prova è stato decoroso, quindi ha qualche chance. Gli altri sono sullo sfondo, compreso Ghedina che gareggia per provare il tracciato della libera, a meno che non gli vada così bene da convincersi a provare anche lo slalom. Nel '91 a Salbaach vinse la medaglia d'argento, guardandosi attorno all'arrivo come per dire: chi, io? Altri tempi. Lo sloveno Andrej Jerman è ricorso ai cerotti per proteggere il viso dal freddo

Luoghi citati: Salt Lake City, Sestriere