LETTERE

LETTERE Il caos dei Conservatori t Dov'è il taglio delle tasse * Un'epoca di dolore LETTERE L'insegnamento della musica A proposito dell'aiticelo di Sandro Cappelletto, sulla «Riforma dei Conservatori di Musica», pubblicato sulla Stampa, leggo spesso nei quotidiani che in Italia ci sono grandi strumentisti, grandi direttori e compositori. Tutto ciò è vero. Vorrei però fare presente che nella situazione in cui ci troviamo cioè nel caos più completo dei Conservatori, scuola di alto perfezionamento artistico e musicale, in futuro il nostro patrimonio didattico-musicale gestito con superficialità verrà depauperato. A rimetterci saranno gli studenti, ma anche i docenti che vedono sempre di più l'impoverirsi di una scuola musicale piegata agli interessi di poche persone e ad ima gestione fallimentare dei vertici che s'insediano il più delle volte su suggerimenti pohtici e religiosi. Si chiedono titoli, esami agli insegnanti, dimenticando che vari direttori e vice direttori e i rappresentanti dei docenti al consiglio d'amministrazione una volta insediati rimangono in carica a vita naturai durante controllando la scuola pubbhca e privata. Come mai i direttori di Conservatorio non si sono dimessi in massa come hanno fatto i Rettori dell'Università? Forse il Presidente del consiglio di amministrazione è imo dei problemi. Ma a mio avviso i problemi sono altri. Il reclutamento degli allievi i nuovi regolamenti, il rilascio del titob di studio le nuove materie di studio da inserire. Rossano Corradetti Conservatorio di Fermo Sono un pensionato ho perso 50 euro al mese Sono un pensionato che si trova collocato nella fascia oltre i 30.000 Euro annui lordi, e che si visto decurtare la propria pensione di circa 50 Euro mensili netti, dovuti, così mi e stato detto dall'Inps, all'aumento dell'addizionale regionale ed alla introduzione dell'addizionale Irpef comunale. Dev'è la tante declamata riduzione delle tasse che il duo pinocchiesco Tremonti-Berlusceni ha propagandato a tutta la nazione? Questo è il famose Patto con gli Italiani? Adriano Sbordoni Le tre parole chiave di mezzo secolo Morte, guerra, dolore... le tre parole chiave di mezzo secolo. Immaginate di essere là, al poste dei vostri nonni, o dei vostri padri. Immaginate di svegharvi alla mattina e chiedervi se sopravviverete un altre giorno ancora... Come può men¬ te umana inventare cose così crudeli, così spietate! Si restringe il cuore a qualsiasi persona che ne abbia uno. La morte che alloggia in quei campi di concentramento non troverà mai pace, perché il dolore di quell'epoca non sarà mai dimenticato. E' giusto ricordare. Francesco Vladimiro Segala Classe 5a A J. Kennedy Non posso vendere prodotti omeopatici Verrei riallacciarmi alle due precedenti lettere, pubblicate in questa rubrica, sui privilegi della casta dei farmacisti per portare a conoscenza del pubblico un'altra chic¬ ca, il mio esempio: sene laureata in farmacia ed he seguite diversi corsi di omeopatia ma, non possedendo tre-quattre miliardi in vecchie lire (prezzo medie farmacia urbana) sono titolare di un'erboristeria. Avendo una diversa insegna sopra la testa, non mi è consentito di vendere prodotti omeopatici, mentre lo possono fare in farmacia anche farmacisti completamente digiuni di nozioni nel settore. Resto in attesa che qualcuno mi spieghi quale altro professionista può o non può valersi delle preprie competenze a seconda del luogo in cui si trova anziché in base alla prepria preparazione in merito. Chiara Petrini, Torino I comandanti degli alpini Sulla Stampa di venerdì 17 gennaio, a pagina 22, ho letto con dolorosa sorpresa l'infelice frase di Giovanni De Luna neirarticolo «Ufficiale e partigiano»: «...la visione tragica di codardia e dell'insipienza dei suoi comandanti...», a proposito della ritirata di Russia. Questa frase è lesiva della memoria degli ufficiali chiamati in causa, era non più in grado di difendersi e del buon nome della categoria alla quale ho l'onore di appartenere. E' appena il caso di ricordare all'articolista che durante la ritirata di Russia TUTTI gli ufficiali delle tre divisioni alpme erano al loro poste in mezzo ai loro soldati e che ne condivisero sacrifici e sofferenze: cinque generali con i loro comandanti di reggimento e di battaghone i quali rifiutarono di abbandonare i loro uommi per guidarli nella ritirata che, alla fine, si tramutò nella vittoria di Nikelajewka del 26 gennaio 1943. Dei succitati generali, uno, Martinat piemontese, cadde nell'attacco a Nikelajewka con le armi in pugno come un semphee alpino e un altro. Battisti, condivise la sorte dei superstiti della divisione Cuneense caduti prigionieri dopo l'ultima, disperata battagha di Waluiki. Rientro in Italia solo dopo la morte di Stalin. Leggendaria, infine, la figura di Reverberi, comandante della Tridentina, che messe all'assalto dei sovietici alla testa dei suoi uomini superando le difese avversarie di Nikelajewka e aprende così la strada della salvezza a quanti seguivano i reparti alpini. Cesare Di Dato Generale degli alpini (della Riserva) Prendo atto delle precisazioni del gcn. Di Dato. Non posso che invitarlo a leggere i libri di Nute Revelli. [g.d.l.]

Luoghi citati: Italia, Russia, Torino