Pera: giustzia, ripartiamo dalla Bicamerale di Cesare Martinetti

Pera: giustzia, ripartiamo dalla Bicamerale NELLA VISITA A PARIGI INCONTRO CON JEAN-LOUIS DEBRE, PRESIDENTE DELL'ASSEMBLEE NATIONALE Pera: giustzia, ripartiamo dalla Bicamerale «La bozza Boea e registrò ampia convergenza» Cesare Martinetti corrispondente da PARIGI Marcello Pera chiude la sua tre giorni di Parigi con ima proposta di riforma per la giustizia: metodo e contenuto. «Togliamo la polvere ai risultati della bicamerale D'Alema: un progetto omogeneo, su cui c'era convergenza». Consigho superiore della magistratura, azione penale, distinzione tra magistratura requirente e giudicante: «Un complesso di norme di garanzia - ha detto il presidente del Senato - ben studiato. È arrivato il tempo di affrontare il tema con laicità e pacatezza per spogliarlo dalle asprezze del dibattitto politico». Risorge così dal dimenticatoio (la «polvere», come ha detto Pera) la bozza elaborata da Marco Boato su cui s'era trovata la convergenza di tutti. Sarebbe un buon modo per cominciare a realizzare qualche riforma secondo il metodo che il presidente del Senato ha esposto con molta convinzione qui a Parigi: un'alleanza tra moderati, intendendo per essi coloro che voghono cambiare «nell'interesse generale e non nell'interesse di parte». Pera ha resuscitato la commissione bicamerale di Massimo D'Alema, forse non a caso, dopo un lungo incontro con JeanLouis Debré, presidente chiracchiano dell'Assemblée Nationale, e figlio del giurista che aveva elaborato la Costituzione della Quinta repubbhca francese. Un modello caro al presidente del Senato, non tanto per la forma del «semipresidenzialismo» a cui lui preferisce il «premierato», ma perché esemplare di un processo storico: «La Guaita repubblica è morta di consunzione: undici governi negli ultimi dieci anni. E questo particolare mi ricorda qualcosa...». La guerra d'Algeria fu lo choc patriottico ed emotivo necessario a provocare quel cambiamento che, in Italia, un altro choc come quello di TangentopoU non è stato invece sufficiente a innescare. Di qui la nostra «transizione incompiuta». Del modello francese piace il metodo: uria riforma costituzionale compiuta senza assemblee costituenti, ma all'interno del parlamento ordinario. Ecco dunque due buone ragioni, secondo Pera, di ritomare alla bicamerale D'Alema: «Lì, di fronte ai problemi, fu trovato un ampio accordo e si arrivò a un risultato. Nella scorsa legislatura fu acquisito uno spirito costituente e non capisco perché non possa essere recuperato. Semmai aggiornato in qualche punto». Ci saranno abbastanza «moderati» o uomini di buona volontà? Pera cita il fatto che a proposito della riforma del premierato già sono state presentate al Senato quattro proposte di legge da quattro senatori appartenenti a maggioranza e opposizione. «E si tratta di proposte molto simili». Dunque uno «spirito costituente» c'è, a patto di non farsi condizionare dal «clima» e di non finire nel circolo vizioso della paralisi dell'incapacità di «riformare il clima». Per il presidente del Senato, per esempio, oggi non c'è pericolo di prevaricazione dei giudici sulla politica: «Non vedo questa possibilità ed è un rischio al di fuori delle mie preoccupazioni. La mia preoccupazione è semmai quella che noi possiamo vivere in un paese in cui il governo sia deciso dagli elettori e che il governo abbia la possibilità e gli strumenti per attuare il suo programma ed essere giudicato dai cittadini». A questo proposito qual è il sistema elettorale migliore, secondo il presidente del Senato? Da buon liberale molto pragmatico Pera ha fatto un elogio del «Mattarellum»: «Ha favorito il bipolarismo e consentito l'alter- nanza, che in Italia non si era mai verificata». E inoltre l'attuale legge elettorale non sarebbe d'ostacolo al premierato, anzi. Se mai si scegliesse il semipresidenzialismo bisognerebbe invece avvicinarsi completamente al sistema francese a «doppio turno». Insomma, la lezione francese del professor Pera è questa: sì al metodo delle riforme, no al contenuto. Copiamo la Francia per costruire un sistema di governo che non ha nulla di francese. Chiamiamolo il paradosso di Parigi. Csm, azione penale, distinzione*tra requirenti e giudicanti: «Norme di garanzia; togliamo la polvere ai risultati dell'organismo guidato da D'Alema» Marcello Pera durante la conferenza stampa nell'ambasciata italiana a Parigi i i

Luoghi citati: Algeria, Francia, Italia, Parigi