Fumata neray sull'iraq l'Ulivo non trova un'intesa

Fumata neray sull'iraq l'Ulivo non trova un'intesa SALTA IN EXTREMIS ANCHE LA MEDIAZIONE DI MINNITI SULL'UTILIZZAZIONE DELLE BASI Fumata neray sull'iraq l'Ulivo non trova un'intesa Tutto rinviato a un nuovo vertice oggi, dopo che il premier avrà parlato Maria Teresa Meli ROMA Altra giornata no per l'Ulivo. L'assemblea dei parlamentari del centrosinistra non rieaie nemmeno a votare un documento sulla guerra all'Iraq per mancanza del quorum necessario (e dell'accordo indispensabile, si intende). Ogni decisione viene rinviata a oggi, a un ennesimo vertice, dopo che Berlusconi avrà parlato. L'ultima carta era stata quella di un compromesso parto della maggioranza ds, proposto Marco Minniti. Per dirimere la questione concessione della basi «sì o no», l'escamotage era quello di utilizzare un passaggio che adottava una frase della risoluzione votata dal Parlamento europeo con un'aggiunta: «Le violazioni della risoluzione 1441 attualmente individuate dagli ispettori dell'Onu, in relazione alle armi di distruzione di massa, non giustificano l'azione militare e le collegate azioni di supporto (concessione spazio aereo e basi)». Un compromesso che andava bene a Fassino e a Rutelli. Un compromesso che lasciava la porta aperta a una seconda risoluzione dell'Onu favorevole al conflitto, quindi urto schiaffo alla proposta di Cofferati di un «no senza ma e senza se» alla guerra. Schiaffo a cui si aggiungeva la decisione di votare il più in là possibile una mozione parlamentare. Eppure un'esponente del correntone, Giovanna Melandri (e, a quanto pare non solo lei, nella minoranza cofferatiana) aveva appoggiato quella mediazione, che non piaceva invece a comunisti italiani e verdi. Era questo l'esito di una fornata fotocopia rispetto ala precedente. Martedì l'oggetto del contendere era costituito dalla concessione delle basi militari, ieri era lo stesso, identico e preciso. Ventiquattr'ore non spostavano nulla. Non sono serviti i mille incontri di Piero Fassino, le telefonate, le riunioni. Né hanno prodotto alcunché gli sforzi di mediazione dei capigruppo dei ds e della Margherita. Comunisti italiani e verdi si sono attestati sulla linea della «non concessione delle basi» e di lì non si sono mossi. Sul fronte opposto lo sdi di Enrico Boselli (seguito anche dall'Udeur) che ha tenuto il punto e non ha retrocesso di un millimentro. In mattinata, per la verità, nel tentativo di far quadrare il cerchio Fassino aveva detto a Francesco Rutelli che anche i socialisti erano pronti al compromesso. Il presidente della Margherita si è stupito non poco, giacché sapeva che non era così. Non solo. L'ex sindaco di Roma faceva affidamento proprio sulla coerenza di Boselli e dei suoi per tenere dritta la barra e non fare troppe concessioni all'ala sinistra dello schieramento. Comunque è bastata una telefonata a svelare l'arcano: non era vero. Rutelli lo ha chiesto direttamente al leader dello sdi che gli ha spiegato che per quanto lo riguardava non aveva intenzione alcuna di mutar posizione. Nel frattempo verdi, pdci e correntone ds scalpitavano. E montava una certa insofferenza nei confronti del leader della Margherita. «Rutelli deve stare attento», diceva il cossuttiano Marco Rizzo. E Paolo Cento, del Sole che ride, spiegava: «Io capisco che Francesco abbia una posizione di un certo tipo, ma non può pretendere che io mi appiattisca sulla sua». Il deputato verde non sembrava dar troppo credito alla possibilità che alla fine si arrivasse a un accordo. Tant'è vero che cor- rentone, comunisti italiani e verdi meditavano sull'opportunità di scrivere una lettera aperta a Pierferdinando Casini per chiedergli di votare già oggi, dopo il dibattito parla¬ mentare. Un modo per «sfidare» il resto dell'Ulivo. Ma sarebbe stato un gesto di rottura troppo forte, perciò si è deciso di soprassedere. E di continuare l'estenuante e im¬ produttivo tira e molla. Accompagnato da litigi anche all'interno degli stessi partiti. Nei ds Fassino tentava di mediare tra la sua destra e la sua sinistra, schierate su posizioni antitetiche. Nella Margherita abbondavano i mal di pancia. E le divisioni. «Se per assurdo - diceva Dario Franceschini, coordinatore dell'esecutivo di quel partito - il consiglio di sicurezza dicesse di sì, la guerra a quel punto sarebbe legittima ma sbagliata». Diversa l'opinione di Arturo Parisi. Anche per il vicepresidente della Margherita la guerra potrebbe essere sbagliata, pur se avesse l'avallo delle Nazioni Unite. Ma a questa premessa Parisi aggiungeva poi: «Per me però quella risoluzione dell'Onu sarebbe impegnativa e io la rispetterei come rispetto le leggi della Camera». Francesco Rutelli e Piero Fassino, i due leader dell'Ulivo

Luoghi citati: Iraq, Roma