Frattini, appalla bipartisan di Emanuele Novazio

Frattini, appalla bipartisan Frattini, appalla bipartisan «L'opposizione privilegi l'interesse dell'Italia» Emanuele Novazio ROMA In caso di guerra, «l'opposizione dovrà valutare se privilegiare l'interesse di schieramento o l'interesse dell'Italia». E' quasi un appello alla sinistra, quello di Franco Frattini, perché se emergenza guerra ci sarà, il Parlamento si ricompatti su posizioni bipartisan: «Se le Nazioni Unite dovessero immaginare una soluzione di disarmo forzato per Saddam Hussein, il problema non sarebbe più di ima componente del Parlamento ma dell'Italia, che non esitò in altre occasioni a partecipare ad azioni militari». Dopo un colloquio con il collega tedesco Joschka Fischer - che incontrerà anche il Papa - il ministro degli Esteri parteciperà oggi pomeriggio al dibattito parlamentare sulla crisi irachena aperto dalle dichiarazioni di Silvio Berlusconi: a Palazzo Madama e a Montecitorio, Frattini rilancerà la richiesta di ampie convergenze politiche sulla crisi irachena. Ma se la sinistra si conferma disorientata sull'ipotesi di un conflitto. Margherita, Ds, Rifondazione e Comunisti italiani mostrano vaste perplessità anche sulla rilevanza delle prove esibite da Colin Powell: più- con sostanziali divergenze fra chi accetterebbe un conflitto «autorizzato dall'Onu» e chi ribadisce un no senza concessioni. Non cambia la contrarietà dei Ds alla guerra, almeno nelle attua¬ li condizioni. «La nostra linea è invariata perché Powell ha avanzato elementi che possono e devono essere chiariti dagli ispettori, ai quali serve dunque più tempo per esercitare la propria funzione», avverte Pierluigi Bersani: «In questo momento non c'è alcun elemento che possa giustificare un intervento armato». Non nasconde lo scetticismo sulle parole di Powell neppure l'ex ministro degli Esteri Lamberto Dini (Margherita): «Molti altri Paesi hanno le armi che il Segretario di Stato ha detto possieda l'Iraq: bisogna capire se questo si trasfonna in una concreta minaccia. Per prendere una decisione serve dunque una seconda risoluzione Onu», e «bisogna dare altro tempo agli ispettori, non ci sono ancora le condizioni per definire legittima una guerra». L'ex capo della nostra diplomazia non respinge tuttavia l'ipotesi di un intervento autorizzato dall'Onu: «In caso di una seconda risoluzione che approvi il conflitto, un partito che vuole essere di governo deve dire di sì, pur se combattuto dalla durezza della decisione». Contrari senza condizioni a un intervento armato si riconfermano i Verdi, che quando Berlusconi farà le sue comunicazioni in Parlamento esibiranno la Costituzione con la pagina aperta all'articolo 11, dove è scritto che «l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie intemazionali» (ma lo stesso articolo precisa che l'Italia «consente alle limitazioni di sovranità nazionale necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni» e «promuove le organizzazioni intemazionali rivolte a tale scopo», a cominciare dall'Onu dunque). Le parole di Colin Powell «non legittimano la guerra in Iraq», sostiene il presidente del partito Alfonso Pecoraro Scanio, che critica duramente anche il presidente del Consiglio: «Ripete il copione stantio di questi mesi, continua a invocare la guerra accodandosi alle posizioni di Bush e le ripete come un disco rotto». Ripudio di un conflitto, sia pure legittimato dall'Onu, anche da Rifondazione e Comunisti italiani: «Gli americani dovrebbero dire almeno per una volta la verità e ammettere che i loro sforzi non sono concentrati sulla lotta al terrorismo ma sul controllo delle risorse petrolifere», sostiene Marco Rizzo, capogruppo Pdci alla Camera. Gli fa eco Franco Giordano, capogruppo del Pro alla Camera: «Le ragioni della guerra non vanno cercate nelle prove di Powell ma nella volontà di farla». Franco Frattini ministrò degli Esteri

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