L'arringa di Powell «Su questo schermo le trame di Saddam»

L'arringa di Powell «Su questo schermo le trame di Saddam» NOVANTA MINUTI PER ILLUSTRARE LE PROVE CONTRO IL RAISS L'arringa di Powell «Su questo schermo le trame di Saddam» Alla comunità internazionale ha illustrato l'avvenuta violazione della risoluzione 1441. Al pubblico americano ha riservato la «sorpresa» che aveva in serbo: i legami tra Baghdad e Al Qaeda Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK Parlando per novanta minuti di fronte al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, il Segretario di Stato, Colin Powell, ha presentato le prove raccolte dall'intelligence Usa a carico dell'Iraq esponendo a due pubblici differenti due tesi complementari: alla comunità intemazionale il «mancato disarmo iracheno», in violazione degli obblighi Onu, ed al pubblico americano i legami fra Baghdad e Al Oaeda. La tesi che Powell ha voluto dimostrare dentro il Palazzo di Vetro è stata l'avvenuta violazione materiale da parte dell'Iraq della risoluzione 1441 dell'Onu che imponeva il disarmo, minacciando in caso contrario «serie conseguenze», ovvero l'azione militare. Nell'aula campeggiava un grande schermo sul quale Powell - alle cui spalle era seduto il capo della Cia George Tenet - ha presentato le prove multimediali «frutto di strumenti di sorveglianza e del contributo di persone che hanno rischiato la vita». Tre le intercettazioni di colloqui fra alti gradi della Guardia Repubblicana avvenuti durante la missione degli ispettori: sulla necessità di «sgomberare ogni cosa» in riferimento a «veicoli modificati»; sulla richiesta di «ripulire l'intera aerea da munizioni proibite»; sull'urgenza di «rimuovere qualsiasi accenno al gas nervino nelle istruzioni». Numerose le foto satellitari: i depositi di munizioni chimiche ad Al Taji, con il dettaglio dei singoli bunker prima e dopo l'evacuazione, 3 la distruzione da parte di bulldozer; i grandi camion posizionati di fronte a centri batteriologici e missilistici di Amiriyah; il sito missilistico di Al Musayyb con strutture per testare vettori a lungo raggio in grado di raggiungere Russia e Asia Centrale. Powell afferma che «grandi camion» sono stati osservati in momenti diversi attorno a 30 siti sempre prima dell'arrivo degli ispettori - per spostare materiale sospetto e che sono «almeno 18» i laboratori batteriologici mobili «su ruote o rotaie» costruiti da Saddam Hussein per evadere i controlli. Sono questi laboratori il gioiello dell'arsenale iracheno. Disegni realizzati «su indicazione di chi vi ha lavorato» li hanno descritti nei particolari. Dietro il «sistematico inganno degli ispettori» c'è Saddam in persona che minaccia di morte gli scienziati se collaborano e c'è un arsenale di cui Powell descrive la crescente pericolosità: aerei e droni capaci di spargere nell'aria sostanze nocive; missili da 900 chilometri di gittata già testati e da 1200 chilometri in via di realizzazione; i mujaheddin nucleari con il compito di acquisite l'atomica «che Saddam vuole» e per la quale «ha tentato di ottenere materiale fissile da undici Paesi»; la «brigata missilistica» dislocata nelle ultime settimane nell'Iraq occidentale per poter occultare sostanze chimiche e batteriologiche nonché vettori a lungo raggio. Sullo sfondo ci sono le armi di cui già il presidente Bush ha parlato durante il discorso sullo Stato dell'Unione: trentamila ogive chimiche e tonnellate di gas e batterikiller, come l'antrace, che mancano all'appello dei controlli Onu da metà degli Anni Novanta. «Bastò un cucchiamo da tè di antrace per far chiudere il Senato degli Stati Uniti - dice Powell mostrandone uno - l'Iraq ne ha decine di migliaia». Parlando con l'occhio attento ai ministri degli Esteri che siedono attorno al tavolo, ma soprattutto tenendo bene in mente che c'è l'intera America di fronte al televisore, Powell conclude con la sor- presa che aveva in serbo: la ricostruzione più dettagliata finora esposta dei legami fra Al Oaeda e Saddam Hussein. Il personaggio chiave è Abu Musab Zarqawi: il colonnello di Osama che reduce dall'Afghanistan si fece curare per due mesi nel 2002 in un ospedale di Baghdad e a cui Powell attribuisce la regia del recente assassinio in Giordania del diplomatico americano Laurence Foley. «Uno degli autori dell'omicidio è fuggito in Iraq» dice il Segretario di Stato, con voce dura e mani immobili, una sopra l'altra. Zarqawi è «alla guida di ima rete terrorista con ramificazioni in Georgia, in Cecenia ed in Europa» sottolinea Powell, indicando «recenti arresti compiuti in Gran Bretagna, Francia, Spagna, Germania e Italia» per un totale di 116 terroristi. Non si tratta dunque di un pesce piccolo, ma di uno dei registi della nuova Al Qaeda, la cui attività è legata all'Iraq in forza di un accordo bilaterale «siglato a Karthum nel 1996». E ancora: Osama inviò Abdullah AlIraqi più volte a Baghdad fra il 1997 ed il 2000 per usufruire del know-how iracheno sulle armi di distruzione di massa, mentre Saddam decise di rafforzare il sostegno ad Al Qaeda dopo essere stato «positivamente impressionato» dagli attacchi contro e ambasciate Usa in Africa Orientale nel 1998 e la nave Uss Cole in Yemen nel 2000. Il tutto correlato da un più ampio sostegno di Baghdad al terrorismo, testimoniato dai fondi ai kamikaze palestinesi contro Israele e l'ospitalità data ai gruppi di Hamas e Jihad. «Basta significa basta» conclude Colin Powell, domandando all' Onu di chiedere conto una volta per tutte a Saddam Hussein degli obblighi disattesi e dei rapporti con il terrorismo. Intercettazioni telefoniche, immagini riprese dal satellite, disegni e testimonianze «frutto di strumenti di sorveglianza e del contributo di persone che hanno rischiato la vita». Un «colonnello» di Osama bin Laden si è rifugiato in Iraq «Basta significa basta»