Verona e Novara, piena integrazione nel 2003 di Francesco Manacorda

Verona e Novara, piena integrazione nel 2003 PARLANO I VERTICI DELL'ISTITUTO: NON PENSIAMO DI VENDERE IL BERGAMASCO Verona e Novara, piena integrazione nel 2003 «La Nuova Bpn non si fermerà al Nord Ovest» Francesco Manacorda MILANO «Quest'anno ci concentreremo innanzitutto sull'integrazione completa della nostra rete di sportelli. L'acquisizione di altre banche al momento non rientra tra le priorità, ma certo la nostra situazione patrimoniale è buona e se si dovessero presentare delle occasioni non le scarteremo a priori». Carlo Fratta Pasini, presidente del Banco Popolare di Verona e Novara non esclude assolutamente che nel mondo in rapida evoluzione delle Popolari il nuovo colosso nato meno di un anno fa dall'unione di Verona e Novara possa giocare la parte del cacciatore e scegliere la crescita per linee esteme, specie in quel Settentrione che già rappresenta il punto di forza del Banco. Ma adesso, in piena sintonia con il vicepresidente vicario Siro Lombardini, ci tiene soprattutto a spiegare che tutti gli sforzi sono concentrati - con risultati considerati molto soddisfacenti - sulla riorganizzazione di quello che è diventato il sesto gruppo italiano per dimensioni, con oltre 1.110 sportelli. E lo stesso Lombardini, ricordando il voto schiacciante («6400 voti a favore e la bellezza di 34 contro») con cui in assemblea è passata la fusione tra le due Popolari rintuzza gli attacchi di «qualche nostalgico che qui a Novara è un po' come quel soldato giapponese che ancora combatteva nella giungla dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Solo che lì la guerra l'avevano persa, mentre la Novara ha stravinto rispetto alle aspettative dei pessimisti». Anche gli ultimi movimenti al vertice e la riorganizzazione che ne è seguita, sostengono i vertici del Banco, non vanno letti come un cambiamento traumatico «ma piuttosto come un passo fatto in fretta e in piena sintonia, una evoluzione dice Fratta Pasini - che va nel senso di spingere sempre di più verso costi e prodotti paragonabili con quelli delle banche di maggiore dimensione, mantenendo allo stesso tempo un forte rapporto locale con la clientela». Dieci giorni fa, infatti, dal Banco è uscito Piero Montani, ex amministratore delegato della Popolare novarese che aveva mantenuto lo stesso ruolo nella Nuova Bpn Spa assumendo contemporaneamente la carica di direttore generale del Banco. Nul nuovo organigram- ma sarà rimpiazzato da Massimo Minolfi alla direzione generale, mentre la carica di ad della Nuova Bpn sparisce. Tutte le banche del gruppo riporteranno all'ad della capogruppo Fabio Innocenzi, con sede a Verona, che accentra alcune deleghe prima condivise con Montani. Una scelta che nella città piemontese ha suscitato qualche timore di un minor «peso» negli equilibri intemi del Banco. (Al di là del fatto che mi sembra un po' buffo pensare che sia l'estrazione geografica dei manager a connotare il Banco in un senso o nell'altro - spiega Fratta Pasini - la verità è che la nuova struttura è più funzionale agli obiettivi del gruppo ed esalta l'autonomia delle singole banche, come è nella nostra tradizione. Adesso abbiamo un amministratore delegato nella capogruppo che funge da riporto per i servizi e tutta l'area della finanza e un direttore generale che si concentra sulla rete. Altrimenti rischiavamo di allontanarci dalla nostra clientela proprio in aree fondamentali come la provincia di Verona o quella di Novara». Allo stesso modo Lombardini sottolinea il carattere innovativo del matrimonio tra le due Popolari e in qualche modo la necessità di apportare aggiustamenti in corso d'opera per assicurare il successo della fusione: «E' la prima volta che si realizza questo modello di integrazione tra banche in Italia e le modifiche apportate ci sembrano le più adatte per realizzare gli obiettivi che ci poniamo fin dall'inizio: realizzare economie di scala, aumentando l'efficienza del nuovo Banco, e radicarci sempre più nel territorio». Per i vertici del Banco, anzi, l'autonomia delle singole banche, come già Verona ha sperimentato dopo l'acquisizione delì'BO'Zo Credito Bergamasco («Se lo venderemo? E perché mai? Abbiamo fatto molte sinergie ci sta dando soddisfazioni») è la filosofia che guiderà le scelte anche in futuro. «Mantenere i marchi è importante - dice ancora Fratta Pasini - cosi come lo è stare vicini ai nostri clienti. Se l'imprenditore novarese che ha bisogno di noi dovesse rivolgersi a Verona avremo perso un vantaggio competitivo». Anzi, sostiene il presidente, nel processo di continua messa a punto dell'integrazione, sono varie le scelte che vanno nel senso di un rafforzamento delle realtà locali: «Penso alla gestione degli incagli, che era stata accentrata a Verona e che adesso stiamo invece redistribuendo sul territorio. Ma penso soprattutto alla Nuova Bpn Spa, che partiva con un obiettivo massimo di 400 sportelli. Le cose sono cambiate e quel numero rappresenta adesso una previsione minima di sportelli, visto che si è deciso di considerare come area di radicamento della Nuova Bnp, oltre che naturalmente il Nord Ovest, anche Roma e Napoli». Messaggi di pace, insomma, che si allargano anche alla questione dei dipendenti-azionisti, permessi a Novara e non a Verona, con la sola eccezione del Banco di San Geminiano e San Prospero. Ci sarà mai un'incompatibilità generalizzata tra le due figure nel Banco? «Nessuno pretende di cancellare le esperienze altrui - risponde il presidente - e quello che mi sembra importante è che al di là delle etichette i dipendenti soci della Novara non hanno mai preteso di esercitare un ruolo improprio». Fratta Pasini: la nostra situazione patrimoniale è buona e se si dovessero presentare delle occasioni non le scarteremo a priori Lombardini: le proteste? Vecchi nostalgici, come quei soldati giapponesi rimasti nella giungla quando la guerra è finita Siro Lombardini (vicepresidente vicario) e Carlo Fratta Pasini, presidente di Bpvn