Fallisce la missione dì Blair da Chirac il pacifista di Cesare Martinetti

Fallisce la missione dì Blair da Chirac il pacifista IL PREMIER BRITANNICO A LE TOUQUET SULLA MANICA COME «AMBASCIATORE» DI BUSH Fallisce la missione dì Blair da Chirac il pacifista Il Presidente francese irremovibile: deciderò a tempo debito se usare il veto Cesare Martinetti corrispondente da PARIGI La Francia deciderà «le moment venu» e tenuto conto delle circostanze se usare o no il suo veto all'Orni contro una guerra che tuttora giudica «la peggiore delle soluzioni» e in ogni caso prematura e ingiustificata. Jacques Chirac non ha mai usato la parola «veto», ma ha risposto alla solita domanda-trappola in conferenza stampa dicendo che deciderà quando sarà ora. Per il momento non se ne parla: «C'è ancora molto da fare sul piano del disarmo dell'Iraq con mezzi pacifici». Dunque niente di nuovo sul fronte francese, la posizione antiguerra è stata mantenuta da Chirac nel confronto con il più fervente alleato degli Stati Uniti in Europa, quel Tony Blair che ieri mattina è arrivato sulla spiaggia di Le Touquet, laddove la Manica è più stretta e i due Paesi sono più vicini, portando il messaggio e l'auspicio di George W. Bush di ricondurre Parigi nell'alleanza anti-Saddam. I giornali inglesi, negli ultimi giorni, avevano martellato l'ipotesi che la Francia fosse sul punto di avvicinarsi all'asse WashingtonLondra. Ma non è stato così. Tutto si giocherà all'interno del Consiglio di sicurezza dell' Onu. Lo ha detto Chirac e lo ha confennato Blair, che ha dato l'impressione di aver abbandonato la posizione più oltranzista e cioè di un intervento armato anche al di fuori delle Nazioni Unite. Ieri a Le Touquet il premier britannico non ha nemmeno accennato all'ipotesi. Con Bush aveva concordato di appoggiare l'idea di una nuova risoluzione al Consiglio di sicurezza per approvare Tintervento armato. Ed è stata proprio questa la posizione francese fin dall'inizio della crisi irachena. Tuttavia Chirac ha allontanato nel tempo anche questa soluzione: la Francia non prenderà «posizione» che al «termine di un certo periodo, quando riterremo che non ci sarà altro da fare». Ma, ha aggiunto il presidente francese, «siamo ancora lontani da quel momento». A questo punto è stato chiesto se la Francia userà il suo «veto». E Chirac ha risposto come abbiamo detto. Ciò non significa che la Francia abbia minacciato di usare il veto. Semplicemente non l'ha escluso, per mantenersi aperte tutte le vie di uscita da questa crisi in cui le variabili sono infinite. E' importante la guerra - se si arriverà - e sarà ancora più importante il dopoguerra. Ed è da escludere che se ci sarà la prima, la Francia voglia privarsi di un ruolo da giocare al tavolo della «pace» quando si deciderà l'Iraq del dopo-Saddam e il nuovo equilibrio dell'area. La strategia francese dunque non cambia: in questo momento bisogna appoggiare al massimo il lavoro degli ispettori Onu capeggiati da Hans Blix e dell'Agenzia atomica guidata da Mohammed El Baradei. Parigi «sosterrà senza riserve ogni richiesta per più uomini e più mezzi avanzata dagli ispettori». E' indispensabile, secondo Parigi, concedere ad essi tutto il tempo che chiedono per completare i "controlli. Agli ispettori e ad essi soltanto, insieme con il Consiglio di sicurezza dell'Onu, spetta valutare «il grado di collaborazione» di Baghdad. Mentre Jacques Chirac esponeva questi principi, al suo fianco Tony Blair esibiva il suo fotografico sorriso. In ogni caso il premier britannico non ha aggiunto né tolto nulla alle dichiarazioni del presidente francese. E' possibile che non fosse completamente d'accordo. Ma non l'ha manifestato, forse anche per non rompere quel clima di «totale cordialità» che le due delegazioni hanno voluto dare al vertice bilaterale di Le Touquet. Parigi e Londra, Chirac e Blair dovevano dare l'impressione di aver ricucito lo strappo consumato il 25 ottobre scorso a Bruxelles, in quel Consiglio europeo finito con uno sgarbato scambio di battute tra i due. Sono seguite settimane di freddezza diplomatica che hanno consigliato di rinviare l'incontro di Le Touquet previsto a dicembre. Ieri - crisi irachena a parte - i due governi hanno esibito numerose intese bilaterali. Le più importanti riguardano proprio la difesa, in chiave bilaterale ed europea. Parigi e Londra hanno annunciato il progetto di una «portaerei europea» che non vuol dire costruire un'unità insieme (la Francia ne ha programmata una di qui a dieci anni), ma averne sempre una a disposizione per programmi di difesa comune in vista della formazione della «Forza di reazione rapida» europea. Viste le divergenze che restano oggi, per esempio, sulla crisi irachena, si fa fatica a pensare come potrebbe funzionare. Ma la giornata di ieri era dedicata al consenso più che al dissenso, e quindi di tutto ciò si parlerà più avanti. Intanto ieri mattina è salpata dal porto di Tolone l'unica portaerei francese, la «Charles de Gaulle» a propulsione nucleare. E' in rotta verso il Mediterraneo orientale. Creta e dintorni, dove sono in programma tre settimane di esercitazioni con la portaerei americana «Harry Truman». La «Charles de Gaulle» è armata di tutto punto e se la crisi del Golfo dovesse precipitare è pronta a raggiungere il teatro di guerra. Sembra ima notizia laterale. Ma è una vera novità. L'Eliseo ha però ordinato alla portaerei «Charles de Gaulle» di salpare da Tolone e dirigersi verso il Mediterraneo orientale dove farà esercitazioni per tre settimane con la Marina americana II premier britannico Tony Blair durante l'incontro con il presidente Chirac a Le Touquet: poco è cambiato sull'Iraq