lo voglio vendermi

lo voglio vendermi TRE DONNE ELOGIANO LA LIBERTA DI PROSTITUIRSI lo voglio vendermi Marcela lacub Catherine Millet Catherine Robbe-Grillet IL problema della prostituzione è diventato recentemente la posta di calcoli nella classe politica francese. Al di là del fenomeno mafioso, che urge combattere, è in atto un amalgama tra la prostituzione imposta e quella esercitata senza costrizioni, che va contro l'interesse stesso delle prostitute. Se le leggi Sarkozy propongono di trattare le prostitute come delinquenti, proibendo loro le strade senza proporre spazi alternativi dove la loro attività sia almeno tollerata, la sinistra, e proprio quella che si fa vanto di un femminismo settario, cerca di stabilire misure di penalizzazione dei clienti, accusandoli d'essere dei violentatori legali o, per dire le cose in maniera più diretta, dei porci e dei perversi che vanno puniti e curati. Da un lato le prostitute sono considerate devianti che si appropriano indebitamente dello spazio pubblico; dall'altro appaiono come vittime, simboli supremi del dominio che gli uomini esercitano sulle donne, esseri smarriti la cui parola vale così poco che dovrebbe passare sotto la tutela di un femminismo retrogrado. Il fatto che una donna possa scegliere di sua volontà questo mestiere sembra, in entrambi i casi, inaccettabile ai suoi avversari: gli uni ritengono che si tratti di un delitto, le altre pensano che una donna non acconsentirebbe mai liberamente a un rapporto sessuale senza desiderio né amore. Queste due idee della prostituzione sono in realtà due versanti del medesimo postulato, quello che fa del sesso un'attività umana a parte, pericolosa e al tempo stesso sacra, di cui gli individui - e più specificamen- La democriconoscedi scegliercome «pr azia deve e il diritto il sesso fessione» te le donne - non disporrebbero a piacer loro. In quanto donne e femministe, noi ci opponiamo a questo modo di concepire le cose. Noi ci opponiamo a chi pretende di dire alle donne che cosa debbano fare del loro corpo e della loro sessualità. Noi ci opponiamo a chi si accanisce a reprimere la prostituzione anziché cercare di destigmatizzarla, come vorrebbe, secondo un recente sondaggio (Elle dell' 11 novembre 2002), il 74 per cento della popolazione, affinché le donne che hanno scelto quello che considerano un vero e proprio mestiere possano esercitarlo nelle condizioni migliori possibili. Noi pensiamo che, impedendo alla prostituzione di essere un rapporto contrattuale, si condannano le prostitute alla violenza della strada e all'arbitrio della polizia. Istituire uno spazio libero di prostituzione permetterebbe di combattere meglio le vere reti della schiavitù sessuale, senza rendere precaria la vita di quelli e di quelle che nulla hanno a che vedere con questa attività criminale. Ne va della prostituzione ma anche di una certa idea della democrazia in fatto di costumi: una società democratica non deve ritenere per principio che la sessualità tra adulti non possa essere in quanto tale oggetto di un commercio. E se oggi si mette in discussione questa libertà, chi ci garantisce che domani non se ne metteranno a rischio altre, con il pretesto che turbano l'idea che alcuni si fanno dell'emancipazione delle donne? Copyright «Le Monde» Marcela lacub è giurista e ricercatrice al Cnrs Catherine Millet è direttore di «Art press» e scrittrice Catherine Robbe-Grillet è scrittrice La democrazia deve riconoscere il diritto di scegliere il sesso come «professione»

Persone citate: Catherine Millet, Catherine Millet Catherine, Catherine Robbe, Catherine Robbe-grillet, Grillet, Sarkozy