Pejrone, un best seller che prof urna di fiori di Michela Tamburrino

Pejrone, un best seller che prof urna di fioriPRESENTAZIONE A ROMA Pejrone, un best seller che prof urna di fiori L'allievo di Russell Page parla del suo libro «In giardino non si è mai soli» Michela Tamburrino ROMA Parlavano di piante come fossero persone: «Quella è bella, quella è antipatica, quella è fascinosa», giardinieri in un giardino, niente di meno, molto di più. Paolo Pejrone la racconta così la sua passione per piante e affini. E non bisogna essere botanici esperti per intrattenersi piacevolmente nelle pagine del suo libro: «In giardino non si è mai soli», sottotitolo, «Diario di un giardiniere curioso», {Feltrinelli) perché è proprio la curiosità il motore di tutto. Almeno del tutto di Pejrone. «Una passione che mi nasce da bambino, in un orto. Il mio primo Eunico d'infanzia era un vecchio giardiniere, o almeno vecchio pareva a me. Adottò la mia capacità di apprendere e mi insegnò la pazienza e la curiosità». L'autore dipana la sua memo¬ ria a favore del pubblico foltissimo che riempie in ogni ordine di posti la libreria Feltrinelli attrezzata per la presentazione. Al suo fianco Ippolito Pizzetti figlio di Ildebrando famoso paesaggista, Mario Margheriti tra i vivaisti più competenti d'Italia e Maria Samminiatelli Odescalchi che con il marito Donato accompagnò i primi passi professionali di Pejrone giovanissimo. Aleggia, nume tutelare, la personalità sempre evocata di Russell Page, maestro dell'autore, che lo introdusse come Virgilio nei meandri del giardino incantato. Laureato in architettura («con grande noia e molta difficoltà») al Politecnico di Torino, Pejrone oggi vive a Revello nel cuore del saluzzese. Aiuta la banda del paese, restaura la commenda, gli piace sviluppare le potenzialità del suo piccolo centro di provincia, protetto dalla sua sapienza giardiniera. «Le piante, un affetto vicendevole - spiega - ti danno gioia, divertimento, allegria. Bisogna nutrire un grande interesse per loro e loro ti ricambiano, sempre». Così nasce l'idea di un diario che parte da articoli, ripresi e rimacinati, apparsi su «Tuttolibri». Perciò adeguati agli schemi di un libro. «Il sottotitolo l'ho voluto io e mi rendo conto che serve per sottolineare gli stati d'intimità in un gruppetto di piante e persone. I vegetali possono essere membri di una grande famiglia». Famiglie allargate con in più un sentire comune fatto di odori, umori, terra, fatica e sudore. Una passione solo fisica? «No, c'è anche chi la sente in maniera differente. L'avvocato Agnelli col quale si era creata una grande collaborazione, ne faceva una passione estetica. Sua moglie, invece, più giardinesca. Lei conosce qualsiasi pianta, ogni radice, lui ne vedeva l'in¬ sieme, gli equilibri, coglieva le armonie». E il libro garbato con una sua etica dei buoni sentimenti e la freschezza del viaggio in un giardino. Insegna e allieta tanto da essere diventato un caso letterario, «Inaspettato per me e per i miei editori» dice con pudore Pejrone, cinquantamila copie in due mesi e mezzo ed è già alla sua quinta riedizione. Letto anche da quanti vorrebbero avvicinarsi alle piante ma non sanno come. Esistono affinità elettive? «Le onde ci sono, bisogna affinarle con fatica e lavoro. Non c'è talento di base ma c'è l'attrazione». Ora Pejrone sta scrivendo il suo terzo volume. Anzi, pare sia già pronto: stessa storia, stessa musica, «un libro di ritratti di giardinieri veri». Per distinguerli da quelli improvvisati? «I giardinieri possono anche essere improvvisati. Comunque sono veri».

Luoghi citati: Italia, Revello, Roma, Torino