Prosciolto il generale Tria per incidente sulla via del mare

Prosciolto il generale Tria per incidente sulla via del mare ASSOLTO ANCHE L'AUTISTA. NELLO SCONTRO DI 2 ANNI FA MORIRONO 4 PERSONE. I FAMILIARI DELLE VITTIME: «SENTENZA VERGOGNOSA» Prosciolto il generale Tria per incidente sulla via del mare ROMA Il generale Domenica Tria e il suo autista Marco Lucidi sono stati prosciolti dal Gip Renato Laviola dalle accuse di omicidio colposo e omissione di soccorso per l'incidente stradale avvenuto a Roma sulla via del Mare il 4 aprile del 2001, in cui morirono quattro persone. Il fatto non costituisce reato. Così il gip Laviola ha motivato la sentenza di non luogo a procedere emessa nei confronti dei due imputati. Il pm Giuseppe Saieva ha annunciato che impugnerà la decisione. Secondo l'accusa, infatti, una manovra di sorpasso azzardata della Lancia K condotta da Lucioli sarebbe stata la causa dell'incidente. Per il pm la vettura procedeva a velocità sostenuta sulla via del Mare, e non si fermò per prestare i soccorsi. Nell'incidente morirono Anna Loredana Veniamin, di 45 anni, i figli Thomas Carmelino, di 11 e Giorgio, di 19, e un motociclista, Vito Cascioni, di 38 anni. Altre tre persone, due donne e un uomo, rimasero ferite. «Una sentenza vergognosa, ingiusta e scandalosa - ha commentato Gaetano Cascioni, padre di Vito - non mi aspettavo una decisione del genere. Un incidente come quello non può avvenire per caso». Il suo legale, Anna Maria Anselmi, ha aggiunto: «Andremo fino in fondo. Doveva essere presa quanto meno in considerazione l'omissione di soccorso». Soddisfatto Domenico Tria, ora generale in congedo: «La verità viene fuori. Il magistrato ha avuto la capacità e la serenità di valutare gli atti depositati e trarre le conseguenze che erano nei fatti cosi come si sono verificati. Non mi sono mai sentito responsabile perchè ho sempre detto che l'auto sulla quale viaggiavo non c'entrava con l'incidente. Di questa vicenda giudiziaria non potrò mai dimenticare l'attacco che ho subito da parte di una certa stampa. E pensare che io mi sono immediatamente dimesso per tutelare l'immagine dello Stato e dell'istituzione della quale faccio parte; gesto che è stato apprezzato dall'allora ministro della Difesa». «La lettura della sentenza è questa: se la colpa dell'incidente non fu del generale Tria allora fu dell'auto della signora causando la morte dei suoi due figli. È un dramma, ma è la realtà», aggiunge l'avvocato Efisio Figus-Diaz, legale del generale Domenico Tria. «La perizia del pm e quella della Poli¬ zia Stradale - ha spiegato il legale dicono che l'incidente fu dovuto a due fattori concomitanti: l'eccessiva velocità della vettura della signora, che andava a 120 chilometri orari su una strada dove il limite massimo è 70, e la turbativa creata dall'auto del generale. Se la responsabilità non è di quest'ultima, allora è dell'auto della signora». Per questo motivo l'avvocato ha definito «coraggiosa» la sentenza. «Abbiamo trovato un magistrato, come ce ne sono tanti, che ha avuto il coraggio di prendere certe determinazioni» ha detto. Nonostante questo, Efisio Figus-Diaz ed il suo cliente erano sicuri dell'esito del procedimento: «Perchè il mio cliente ha sempre sostenuto di non essersi accorto dell'incidente». L'alto ufficiale, per l'avvocato, sarebbe stato «quasi massacrato dal¬ la stampa, attaccato giornalisticamente» ricordando che, «nonostante una lettera di encomio ricevuta dall'allora ministro della Difesa, il generale Tria si dimise perchè doveva parare le istituzioni; in quel periodo si stava per nominare il nuovo capo delle Forze Armate e dei carabinieri e lui era all'epoca il numero tre nell'Esercito italiano». Il legale ha respinto ogni accusa di omissione di soccorso da parte del generale. L'alto ufficiale era stato avvertito dello scontro dall'autista, che aveva visto nello specchietto retrovisore un'auto in fiamme: «Il generale non ha visto l'incidente ma ha telefonato al 112, non è scappato via, ha visto che altre persone giungevano in soccorso. E poi, chi farebbe una inversione ad U sulla via del Mare?» If. ama.]

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