"Schroeder ha fatto sentire i tedeschi troppo soli" di Francesca Sforza

"Schroeder ha fatto sentire i tedeschi troppo soli" L'EDITORIALISTA MICHAEL STURMER DOPO LA SCONFITTA ELETTORALE DELLA SPD NELLE REGIONALI "Schroeder ha fatto sentire i tedeschi troppo soli" «La posizione sull'Iraq gli ha nuociuto ma la crisi economica è stata decisiva» intervista Francesca Sforza NEL giorno in cui il cancelliere Gerhard Schroeder ha dovuto ammettere che la sconfitta alle regionali è «una sconfitta amara», di cui si assume tutta la responsabilità, Michael Stùrmer, professore di Storia moderna e contemporanea, ex presidente di uno dei maggiori think-tank tedeschi di analisi politiche, editorialista del quotidiano conservatore «Die Welt» e in passato molto vicino a Helmut Kohl, scuote la testa. Dall'ultimo piano della Axel Springer Verlag - la casa editrice della «Welt» e di mezzo panorama giornalistico tedesco indica la cancelleria voluta da Helmut Kohl, che però non gli piace, poi il palazzo del Reichstag, che invece gli piace molto, «se non fosse per quel cancelliere». Non fa mistero, Michael Stùrmer, della sua opinione su Gerhard Schroeder: «Un grande tattico con poche idee». E ritiene che il male della Germania sia profondo: «Gli investimenti diminuiscono, la crescita langue, la disoccupazione aumenta, il Paese non può più stare senza una guida». Professor Stùrmer, qual è U dato politico che emerge dalle elezioni regionali in Assia e Bassa Sassonia? «Che questo cancelliere è alla fine, gli elettori non gli credono più. La sconfitta in Dassa Sassonia, dove i socialdemocratici governavano da 13 anni, ne è l'esempio più chiaro. Questa volta nessuna alluvione ha potuto aiutare Gerhard Schroeder, e la completa assenza di programmi del suo governo. Gli elettori hanno detto chiaramente che questo sistema sanitario, questo mercato del lavoro, questo stato sociale non risponde più alle loro esigenze. Gli elettori della Cdu non sono soltanto i ricchi». Quanto crede che abbia pesato la posizione del cancelliere sull'intervento militare in Iraq? «Stavolta non molto, i problemi di politica intema hanno avuto un peso maggiore. Del resto Schroeder aveva promesso di diminuire il numero dei disoccupati - che invece è salito - di dimmuire le tasse che invece sono aumentate - e di fare le riforme - che ancora non sono state fatte. "Si possono ingannare molte persone per un po' di tempo, ma nessuno può ingannare tutti per sempre". Tornando all'Iraq, inoltre, ai tedeschi non piace trovarsi da soli, e la situazione in cui Schroeder ha messo la Germania - un Paese con le spalle al muro, senza più alcun margine di manovra - non ha precedenti nella nostra Storia del dopoguerra». Non crede che l'asse franco tedesco abbia nuociuto alla Germania? «Quale asse, scusi? Si è trattato di una pura finzione. Vedrà che mercoledì, in sede di Consiglio di Sicurezza, la Francia salterà di nuovo sulle ginocchia degli Stati Uniti, e probaibilmente sarà anche chiamata a riportare la Germania alla ragione. A quel punto la Germania sentirà tutto il peso dell'isolamento. Lo ripeto, dal dopoguerra a oggi non era mai successo nella Storia della Repubblica Federale che un cancelliere tedesco allontanasse il Paese dalla Gran Bretagna e dall'America». E che cosa pensa del documento congiunto presentato da Francia e Germania alla Convenzione? «Una sciocchezza. Come si può pensare di avere due vertici senza che sia chiaro quale dei due abbia più potere dell'altro? E' evidente che l'Europa ha bisogno di una presidenza unica e che il compromesso presentato da Francia e Germania non funziona». Che cosa può fare ora il cancelliere? «Smetterla di cedere alle pressioni dei sindacati e dell'ala sinistra del suo partilo e muoversi nella direzione di Wolfgang Clement, che sembra essere intenzionato a mettere mano alle riforme, ma che attualmente è fermo proprio per la resistenza delI'Spd. Il pericolo per Schoreder è che un ritorno alla politica di Oskar Lafonlaine possa però compattare di nuovo la sinistra del partilo e creare una frattura insanabile». Vede cambi di scenario all'orizzonte? «Non vedo dimissioni di Schroeder, se è questo che intende dire, anche perché da noi non è come in Italia, ci sono precise barriere costituzionali. Dovremo sopportare questo governo ancora per tre anni e mezzo». Cosa farà adesso l'opposizione cristiano democratica, che detiene una forte maggioranza alla Camera Alta delle Regioni? Bloccherà tutte le riforme del governo Schroeder? «Potrebbe farlo, ma non lo farà. Vedo un proficua collaborazione, per non dire una grande coalizione di fatto, tra Wolfgang Clement e Friedrich Merz. Quest'ultimo sarebbe un buon cancelliere, ma è ancora giovane. In tre anni sarà Roland Koch ad avere la statura giusta per guidare il Paese». Qual è la qualità che manca a questo cancelliere? «La credibilità. E la capacità di guardare oltre la giornata di oggi e quella di domani. Come ripeteva spesso Helmuth Kohl, ogni sera bisognerebbe porsi la domanda se si è fatto qualcosa nell'interesse del Paese. E bisognerebbe anche darsi una risposta convincente». Le strutture del Paese però sembrano ancora abbastanza forti. Non le sembra di essere un po' pessimista? «Certamente le autostrade ci sono, i ponti resistono, i palazzi sono stabili, ma non è questione di essere pessimisti. La Germania si trova nella stessa situazione di una macchina che sta per finire la benzina, l'acqua e l'olio. Ancora per un po' cammina, ma non per molto. E non credo di essere pessimista se dico che una macchina, senza benzina, è destinata a fermarsi».