Stavolta Eberharter è il vero Terminator di Marco Ansaldo

Stavolta Eberharter è il vero Terminator IL CAMPIONE AUSTRIACO VINCE LA SFIDA CON IL «NEMICO» MAIER Stavolta Eberharter è il vero Terminator Una gara avvincente ha esaltato la prima giornata dei Mondiali Herminator secondo alla pari con Miller, Fili (130) il miglior azzurro Marco Ansaldo inviato a ST. MORITZ Lunedì scorso Hermann Maier vide il suo connazionale Stephan Eberharter tagliare il traguardo nel superG di Kitzbuehel e pianse come non aveva fatto, per il dolore, il giorno in cui andò a sbattere con la propria moto contro un'auto e quasi ci lasciò la gamba. Erano, quelle, le lacrime in cui scioglieva l'incubo di non tornare mai più un fenomeno sugli sci. Maier aveva vinto per la prima volta dopo un anno e mezzo di cure e di dubbi, di fatica e di incubo. Eberharter non l'aveva superato. Ieri, a una settimana di distanza, Hermann ha visto il suo nemico piombare sotto lo striscione con la velocità di una littorina, più rapido di quanto fosse stato lui, ma non ha pianto sebbene gli togliesse la medaglia d'oro. Non era il caso. Questa volta assisteva a una cosa che può succedere nello sport nello sport: perdere. Di anormale, anzi di straordinario, ieri c'è stata soltanto la gara, la più bella che ci si potesse augurare all'inizio delle due settimane di Mondiali. Ha vinto Eberharter, austriaco. Dietro gli sono arrivati Maier, austriaco pure lui, e l'americano Bode Miller, appaiati al centesimo di secondo dopo 2.358 metri di una discesa vorticosa, nella quale i paletti da superG parevano piantati come una decorazione. Le gare di un giorno si prestano spesso alle sorprese, questa ha confezionato invece il podio migliore nel rispetto delle gerarchie: Eberharter e Miller sono i duellanti per la Coppa del Mondo, Maier è e sarà ancora il più forte di tutti. «En passant», nel più crudo omaggio ai valori, gli italiani si sono piazzati dietro, alcuni molto dietro. Rieder, con il pettorale numero 1, è saltato dopo una trentina di secondi dove il primo balzo suggeriva un trabocchetto balordo portandoti largo rispetto alla bandierina. Gufler 25 , Fischnaller (che alla vigilia avrebbe rifiutato ili 70 posto ottenuto alle Olimpiadi), si piazzava 27". Si salvava Peter Fili, il ragazzino. Partiva con il numero 3, reggeva un posto sul podio finché non scendevano i migliori e alla fine era tredicesimo ma senza che tra lui e i fenomeni si fosse scavato il solco. Ha classe e simpatia. Ha 20 anni e un margine di miglioramento enorme, soprattutto se metterà su i muscoli che nello sci sono diventati indispensabili e che ti fanno chiedere se Thoeni, con la sua stazza da peso welter, sarebbe un fuoriclasse adesso. Certo è stato un bel vedere. E la sublimazione di una rivalità. Bode Miller affronta le piste come il cowboy un cavallo selvaggio e si contorce sulla sella, pardon sugli sci, in acrobazie terribili che sembrano sbattergli il sedere a terra, invece sta in piedi come faceva Tomba. Lui, Pecos Bill, è simpatico a molti. Gli altri due, invece, si stanno reciprocamente sulle scatole. Qualcuno li accomuna a Coppi e Bartali, che però si stimavano. Restando nel ciclismo, altri raccontano di un rapporto simile ad Anquetil e Poulidor, che si piazzava sempre secondo. Quando Maier era Herminator, cioè prima dell'inciden¬ te del 24 agosto 2001, Eberharter ne era offuscato. Aveva vinto il Mondiale a Saalbach nel '91, mentre l'altro era un ex muratore che correva sugli sci, un po' lento e leggerino perché non era passato ancora per le mani del dottor Pansold, medico dell'ex Germania Est. Poi il rapporto si era invertito. Uno, insieme ai muscoli, aveva aumentato le vittorie e il conto in banca, l'altro la depressione. Venerdì, alla conferenza stampa degli austriaci la preminenza del rientrante Maier era testimoniata dai 17 microfoni che gli stavano accanto, mentre Eberharter, primo in Coppa del Mondo, ne aveva uno solo. Ieri per un giorno qualcosa è cambiato. «Sono sceso senza pensare a cosa avevano fatto quelli prima di me, ho pensato che a 34 anni e all'ultimo grande appuntamento della mia carriera dovevo restare calmo. Sentivo di possedere la ferocia di un tigrotto com'è la mia mascotte», ha spiegato «Ebe», mostrando la tigre di pezza che gli hanno regalato i bambini della sua scuola, al paese. «Ho soltanto sbagliato l'ultima parte - gli ha replicato Herminator -: in cima ero il più veloce di tutti, nel finale invece avevo il ventiquattresimo tempo ma se penso a tutto quello che ho passato nell'ultimo anno e mezzo ho vinto la medagha d'argento, non ho perso quella d'oro». Potrà rifarsi nella libera. Ma ieri il vero Terminator era Eberharter. Distruggere quella sudditanza gli è stato molto più difficile che far correre gli sci. .,,,—» Stephan Eberharter in azione: è dell'austriaco la prima medaglia assegnata ai Mondiali di Saint Moritz

Luoghi citati: Germania Est