Il Tesoro di fronte alle accuse della Ue per le golden shares di Valeria Sacchi

Il Tesoro di fronte alle accuse della Ue per le golden shares NOMI E GLI AFFARI Il Tesoro di fronte alle accuse della Ue per le golden shares Valeria Sacchi Le dimissioni dalla vicepresidenza di Aol Time Warner di Ted Turner, inventore della Cnn e maggiore azionista del mega gruppo Usa dei media di cui possiede il 3,80Zo, possono essere di qualche consolazione per i milioni di cittadini americani (e non) che nella lunga crisi delle Borse hanno visto i loro risparmi ridotti in cenere. Il crollo del titolo (quasi r800Zo dal gennaio 2001) e la voragine di perdite (100 miliardi di dollari in dodici mesi) si sono mangiati un parte consistente del suo immenso patrimonio (è tra i 400 uomini più ricchi d'America). Anche se, prima di andarsene, qualche soddisfazione se l'è presa, come quella di far fuori colui che a suo tempo l'aveva progressivamente emarginato dai pote¬ ri esecutivi: Steve Case, creatore di Aol. L'ex marito di Jane Fonda se ne andrà comunque non prima di maggio, e chissà che da qui ad allora altre cose non possano succedere. Anche se lui ha già dichiarato di aver pronto un nuovo hobby: la filantropia. Ted, a sua volta, può consolarsi vedendo che, come lui, molti altri «ricchi piangono». Ad esempio Man..... .'allenberg, signore della Svezia. Investor, la finanziaria di famiglia, ha visto l'utile consolidato 2001 scendere da 8,6 a meno di 2 miliardi di corone, ha dovuto dare una sforbiciata ai dividendi e ha deciso di cambiare il portafoglio: abbandonerà progressivamente la sua presenza in Volvo e in Zeneca per rafforzarsi in Abb. Come Turner, anche Marcus ha avuto una soddisfazione: quella di essersi liberato in Abb della sgradita presenza del finanziere svizzero Martin Ebner che, dopo aver ceduto le armi in Abb, ha messo ora in vendita la banca del suo gruppo: Bz Bank. La crisi non ha avuto solo ragione degli uomini ma anche dei nomi. Apripista la multinazionale Philip Morris, che pochi giorni or sono ha deciso di abbandonare il marchio storico per assumere la denominazione Altria Group. E questo affinché le sue unità operative che nulla hanno a che fare con il tabacco, come Kraft Macaroni Er Cheese o Maxwell House Coffee, non abbiano a soffrire per essere associate al veleno del secolo. E sulla possibilità di cambiare sigla sta meditando il nuovo grande capo di Aol Time Warner Richard Parsons. Dopo che l'at- tuale débàcle di Aol (una perdita come gli Usa non avevano mai visto) ha rimesso in discussione, tra le altre cose, l'intesa che nel 2000 aveva sancito la fusione tra Aol, primo portale Usa per l'accesso a Internet, e il colosso multimediale Time Warner guidato da Gerald Levin nel quale Turner, 4 anni prima, aveva apportato la sua Cnn. Come era da aspettarsi, le famiglie Hofmann e Oeri che controllano il gruppo farmaceutico svizzero Roche hanno rispedito al mittente l'invito del presidente di Novartis Daniel Vasella a esaminare le possibilità di un'eventuale fusione. L'amministratore delegato di Roche, Franz Humer, ha dichiarato che una «grande fusione distruggerebbe il valore intrinseco di Roche», mentre il portavoce del sindacato Roche, Fritz Gerber, ha aggiunto che «le grandi fusioni non hanno mai corrisposto alle aspettative». In attesa di convincerli a un'operazione che contenderebbe il secondo posto al mondo a Glaxo SmithKline, Vasella ha tuttavia accresciuto, dal 21,3 al 32,70Zn, i diritti di voto di Novartis nel capitale Roche. C'è quindi da scommettere che la sua pressione su Roche non si arresterà. A Bruxelles molte cose si stanno muovendo. Sotto la regia del commissario al Mercato intemo Frits Bolkestein un primo compromesso è stato raggiunto fra i ministri delle Finanze dei 12 paesi membri sulla tassazione dei citadini Uè non residenti, che prevede scambi automatici di informazioni e fissa una scaletta la quale, per tappe successive dal gennaio 2004 al 2010, aumenterà progressivamente il valore delle ritenute alla fonte. L'intesa è tuttavia soggetto allo scoglio dell'approvazione da parte della Svizzera che, per bocca del suo ministro delle Finanze, Kaspar Villiger, ha già fatto sapere che non rinuncerà mai al segreto bancario. Intanto, sempre a Bruxelles, i due «saggi» nominati dal Parlamento, l'italiano Marco Lamandini e la tedesca Barbara Duner Lieb, hanno completato il loro rapporto sulla proposta di Opa comunitaria messa a punto dall'equipe di. Bolkestein. Suggerendo alcune modifiche necessarie a rendere le società soggette a Opa veramente «contendibili». Secondo i due saggi, vanno abolite tutte le protezioni, ad esempio quelle previste per azioni speciali come i titoli con diritti di voto particolari e le golden shares. Sulle golden shares, proprio in questi giorni è partito all'attacco Bolkestein, che dopodomani formalizzerà procedure di infrazione nei confronti di Italia, Olanda e Danimarca. Per l'Italia, dove l'infrazione riguarda Telecom, Eni e Enel, Bruxelles giudica le legislazione italiana non compatibile con la normativa comunitaria. La questione, sulla quale il ministro delle Attività Produttive Antonio Marzano ha scelto la linea della cautela, verrà probabilmente esaminata dal Comitato per le privatizzazioni del Tesoro nella riunione di oggi che, tra l'altro, dovrebbe decidere la cessione del pacchetto residuo pari al 3,460Zo della Telecom di Marco Tronchetti Provera, cessione che eliminerà, per il gruppo delle telecomunicazioni, il problema. In tema di liberalizzazioni bisogna riconoscere che la Gran Bretagna è imbattibile. A Londra, pochi giorni or sono, l'Office for Fair Trading ha deciso che i farmaci possano essere venduti dappertutto, a patto che il punto vendita sia abilitato e impieghi personale specializzato. I governo guidato da Tony Blair ha ora tre mesi di tempo per fare sua la racccomandazione dell'Antitrust inglese e cambiare una legge che finora ha protetto le 12.250 farmacie dell'isola. La questione non sarà indolore poiché vede contrapporti gli interessi di due lobby potenti. Da una parte le catene di farmacie come Boots, Alliance Unichel (guidata dall'italiano Stefano Pessina) e Moss, che oltre ai medicinali fanno affari d'oro con i prodotti da banco, dall'altra le catene della grande distribuzione come Asda e Teseo, ansiose di abbinare ai ricavi della vendita di cosmetici, quelli dei medicinali.