Nuova Europa: uno choc e vecchi problemi

Nuova Europa: uno choc e vecchi problemi LA SCELTA DI ALCUNI PAESI DELL'EST DI NON SEGUIRE FRANCIA E GERMANIA AVRÀ' CONSEGUENZE PROFONDE ANCHE SULL'ECONOMIA Nuova Europa: uno choc e vecchi problemi Alexander Weber VJdel avvenimenti diplomatici della scorsa settimana sono stati scioccanti per un osservatore tedesco. L'isolamento politico in cui sono stati confinati Francia e Germania, rimasti quasi soli nel difendere una posizione pacifista, è risultato ancor più bruciante perché ad allearsi con Gran Bretagna, Italia e Spagna, sono stati Paesi come Polonia e Ungheria (senza contare il presidente ceco Vaclav Havel). Per Berlino questi Paesi non sono «il giardino di casa», ma certo erano fino a ieri considerati interlocutori per i quali la Germania avrebbe sempre rappresentato il partner naturale e privilegiato. Non si tratta solo di rapporti commerciali, benché Berlino sia certamente il primo fornitore e compratore di merci e servizi. Si tratta, ancor prima, di un ruolo di punto di riferimento che dalla caduta del Muro la diplomazia economi¬ ca tedesca ha curato con attenzione: i banchieri centrali dell'Est sono stati istruiti dalla Bundesbank, le strutture di controllo dei mercati han preso lezioni a Berlino dall'Antitrust federale e perfino il sistema finanziario centrato sulle banche è stato in gran parte mutuato dall'esperienza tedesca e dalla presenza dominante di istituti tedeschi. E ora? Dopo il tradimento diplomatico, forse anche in economia «il maestro tedesco» - definizione critica nella cultura europea verrà tradito? Se così fosse per l'Europa potrebbe davvero aprirsi una fase di incognite. L'allargamento è senza alcun dubbio una scelta rischiosa per l'integrazione europea. Tanto più si vuole integrare un'area politica ed economica, tanto più sarebbe necessario che essa fosse omogenea. L'allargamento motte in crisi questa ragionevole scelta. Fino a che la Germania - grazie alle proprie, perdute, virtù economiche - rappresentava il magnete del modello socioeconomico europeo, questa incoerenza tra integrazione e allargamento era risolvibile. Ma,ripeto,ora? Prima di tutto va detto che dopo il vertice di Copenaghen del 12-13 dicembre scorso, le procedure sono pronte per l'ingresso dei Paesi dell' Est nel gennaio 2004. Bisognerà attendere ancora i referendum di ratifica in alcuni Paesi. I Paesi candidati da parte loro hanno fatto grandi progressi nell'assorbimento dell'acquis communautaire nonostante lo scetticismo generale dell' opinione pubblica. Ma la mancanza maggiore nella preparazione all'allargamento risiede tuttora a Bruxelles dove devono ancora essere adeguate sia la politica regionale sia quella agricola. E qui cominciano i problemi, perché la base di accordo ■ sulla politica agricola fa capo proprio a un accordo bilaterale francotedesco, il cosiddetto «Compromesso» siglato a Bruxelles nell'ottobre scorso e che dovrebbe disciplinare la spesa agricola fino al 2013. Questo accoi Ju ha di fatto annullato gli attesi risparmi a cui teneva la Germania (creditore netto del bilancio Uè) in cambio del compimento di una missione nella quale Berlino finora ha riconosciuta propri interessi esistenziali. Sarà ancora disposta la Germania a sottoscrivere in futuro accordi onerosi, senza la contropartita politica di poter influenzare direttamente le scelte della futura, più grande. Unione europea? D'altronde in alcuni casi la politica economica dei Paesi dell'Est è più dinamica e liberale di quella di Germania e Francia. Il loro modello economico è necessariamente più «aperto», il commercio e gli investimenti diretti esteri hanno un peso cruciale nelle loro economie. E' dubbio che in futuro, una volta acquisiti pari diritti di voto nell'Ue, essi vogliano ciecamente accodarsi a Berlino e Parigi e alle loro scleroti¬ che rigidità. Apparentemente dunque, il segretario alla Difesa di Washington, Donald Rumsfeld, che tanto scandalo in Europa ha suscitato dividendo il continente in una parto «vecchia», l'asse franco-tedesco, e in una «nuova», a Est della Germania, ha indubbiamente aperto una ferita viva che i tedeschi facevano finta di non vedere. Ma un ultimo paradosso potrebbe rovesciarsi sugli amanti delle analisi semplicistiche, degne di un militare che sappia distinguere solo tra amici e nemici; la struttura demografica dell'Europa dell'Est è identica a quella dell'Europa dell'Ovest, ci sono anche li pochi giovani e molti anziani e quindi problemi di Welfare State che andranno risolti di pari passo con quelli di Francia e Germania. Alla fin fine, saranno i problemi a unire il continente? In fondo, a ben vedere, evidentemente anche la nuova Europa è altrettanto «vecchia», della vecchia Europa...

Persone citate: Alexander Weber, Donald Rumsfeld, Vaclav Havel