Resta l'uomo e non il robot il protagonista nello spazio

Resta l'uomo e non il robot il protagonista nello spazio lUnADAQUARW^MNlT^^ÀMACCMmNONE'ANC^^TL'^iz^ . ^ —^— ' - Resta l'uomo e non il robot il protagonista nello spazio analisi Giancarlo Riolfo LA tragedia dello Shuttle Columbia non soltanto getta un' ombra sul futuro della stazione spaziale intemazionale, ma riapre il dibattito sull'opportunità di progettare missioni umane sulla Luna e su Marte. Meglio sarebbe, sostengono alcuni, affidarsi alle macchine: nessuna vita messa a rischio e, in più, un considerevole risparmio. La diatriba se sia meglio esplorare lo spazio con sonde o con astronauti non è nuova. Risale, infatti, alla fine degli anni Cinquanta: all'epoca dei primi sateUiti artificiali e del varo negli Stati Uniti del progetto Mercury, il programma che aveva l'obiettivo di portare un americano in orbita. Allora, per la verità, le cosa erano un po' diverse. Da un lato, i computer erano molto più grandi e rudimentali di quelli di oggi; quindi le capacità dei sistemi automatici assai limitate. Dall'altro, regnava l'incertezza riguardo la capacità dell'uomo di vivere e lavorare nello spazio. Dopo più di quarant'anni dal volo di Jury Gagarin, la «colonizzazione» dell'orbita terreste è una realtà. Il problema rimane quando si parla dell'esplorazione di altri corpi celesti. Quelli più vicini a noi, beninteso, perché per gli altri distanza e condizioni ambientali rendono indispensabile il ricorso ai robot. Finora l'uomo - in carne e ossa - ha raggiunto soltanto la Luna. Lo fatto con tecnologie già disponibili agli inizi degli anni Sessanta, ma a un prezzo altissimo. Al progetto Apollo hanno lavorato quasi mezzo milione di persone, con investimenti che oggi nessuna agenzia spaziale - Nasa compresa - potrebbe neppure sognare. E, a causa della complessità del viaggio, i rischi di un incidente erano così elevati, che quando per ragioni di budget furono cancellate le missioni Apollo 18, 19 e 20 ci fu chi tirò un respiro di sollievo. Così negli ultimi trent'anni di un ritomo sulla Luna si è parlato molto, anche con bellissimi progetti di colonie abitate, ma finora non se n'è fatto nulla. Per contro, l'impiego di sonde robotizzate ha avuto uno straordinario successo. Molti ricorderanno la missione marziana Pathfinder, nel 1997, e il piccolo veicolo a sei ruote motrici Sojoumer Rover. Nei prossimi mesi altri due robottini partiranno alla volta del Pianeta Rosso: «nipoti-; del Sojoumer, più evoluti, dotati di maggiore autonomia e di strumenti scientifici molto complessi. Insieme con loro, salperà verso Marte una navicella europea - Mars Express - che farà scendere sulla superficie un laboratorio del peso di appena 65 chili. Questo tipo di missioni, oltre a portare uno straordinario contributo di conoscenza, hanno anche un vantaggio: il costo si aggira sui 150 milioni di dollari. Meno di un qualsiasi film girato a Hollywood. Sono allo studio missioni ancora più ambiziose. Il progetto «Mars sample return» prevede di raccogliere campioni di suolo marziano e di portarli sulla Terra, a disposizione egli scienziati. Tutto ciò mediante navicelle dotate di intelligenza artificiale e capaci, per esempio, di realizzare «rendezvous» in orbita attorno a Marte. Anche la miniaturizzazione e il ricorso alle nanotecnologie permetteranno di realizzare macchine minuscole, capaci di riprodurre il volo o la camminata degli insetti. Ideali non soltanto per applicazioni militari, come la ricognizione sul campo di battaglia o in ambienti ostili, ma anche per esplorare un altro pianeta. La domanda, a questo punto, è: possono le macchine sostituirsi all'uomo? La risposta è no. Con la tecnologia attuale e anche con quella disponibile nel prossimo futuro, nessun robot potrà imitare la capacità di analisi e di decisione del nostro cervello. \À stessa bravura nel prendere iniziative di fronte a un imprevisto. Non è tutto. Sul piatto della bilancia bisognerebbe mettere anche il desiderio dell'uomo di raggiungere Marte (o un altro corpo celeste) di persona e non soltanto attraverso una macchina. Un aspetto forse più vicino allo spirito sportivo dell'alpinismo che non alla scienza. Ma che non può essere trascurato. Al momento, quindi, l'impiego di sonde automatiche equivale a far di necessità virtù. Il giorno in cui sarà possibile trovare le risorse economiche e, soprattutto, la volontà di andare su Marte, l'uomo andrà su Marte. Nonostante le difficoltà e i pericoli. Quel giorno, però, appare ancora lontano. Secondo gli studi della Nasa e dell'Agenzia Spaziale Europea, difficilmente potrà essere prima di 25 anni. La tragedia spaziale dell'altro ieri e le sue possibili ripercussioni potrebbero far slittare ulteriormente quella data. Anche perché, quasi certamente, prima di andare su Marte, con un viaggio di almeno un anno tra andata e ritomo (salvo l'impiego di nuove forme di propulsione), bisognerà tomare sulla Lima. E prima di tomare sulla Luna, sarà bene realizzare un sistema d'accesso all'orbita terrestre più economico e più sicuro dello Shuttle. Il problema non è tanto quello dell'età delle navette spaziali americane (il primo volo della Columbia risale al 1981), bensì quello dei costi e soprattutto dell'affidabilità. Gli esperti avevano calcolato nell'I0Zo la probabilità di un incidente. Un rischio assai elevato, ma la realtà dei fatti è di due Shuttle distrutti - insieme con i loro equipaggi - in poco più di cento voli. Il doppio. Due anni fa la Nasa cancellò con un colpo di spugna il programma X33, che avrebbe dovuto portare alla nascita di ima navetta di nuova generazione. Troppi i ritardi e, probabilmente, un difetto di fondo: il progetto era esageratamente ambizioso, poggiava su tecnologie ancora da sviluppare. Oggi l'agenzia spaziale americana sta studiando, insieme con le maggiori industrie aerospaziali, dei concetti più tradizionali di veicoli riutilizzabili. Si tratta ancora di idee preliminari. Vedremo se ora si passerà a qualcosa di concreto. La partenza del Columbia daCapeCanaveral il 16 gennaio scorso. Il primo volo della navicella spaziale risaliva al 1981

Persone citate: Giancarlo Riolfo, Jury Gagarin

Luoghi citati: Columbia, Hollywood, Stati Uniti