Il reclutatore istruito al telefono da Milano di M. Nu.

Il reclutatore istruito al telefono da Milano Il reclutatore istruito al telefono da Milano Il segretario dell'Imam della moschea di viale Jenner, Abdelhalin Hafed Remadna, sta organizzando, con il responsabile della cellula integralista torinese, il «viaggio verso Dio» dei combattenti arruolati in Italia per il fronte afghano. Costui è un marocchino, Noureddine L., 27 anni, e abita in via Tesso, una palazzina poco distante dal condominio dell'Imam Bouriqi Bouchta. Noureddine L., il 25 marzo 2000, è a bordo di una Citroen ZXI6v, targata Roma 4G69887, intestata a uno dei capi della Rete italiana di Al Qaeda, Es Sayed Abdelkader Mahmoud, morto in combattimento in Afghanistan nell'inverno 2001. Con lui Esa Sayed e un certo Yassine. La conversazione, intercettata da una microspia, riguarda la presenza di «spie» della polizia all'interno delle moschee, le cautele da adottare e la necessità di avere «Fede in Dio». E la guerra in Cecenia. Noureddine: «E' stata una bella iniziativa... in una sera 25 milioni». Yassine: «Sì, venticinque milioni più gli altri che sono in cassaforte». Noureddine: «Almeno qualcosa lo manderete in Cecenia?». Yassine: «Alla Cecenia ci penso io, più che di soldi hanno bisogno di uomini». Noureddine: «Sono d'accordo con te...». Yassine: «Sappi che abbiamo il problema della moschea... tutte le moschee d'Europa hanno dei problemi... il titolare dello stabile mi ha chiesto tre miliardi...». Noureddine: «Tre miliardi? E da dove arrivano?». Yassine: «Arrivano, arrivano... se chiudono questa moschea è finita... la polizia la vuole chiudere, il governo... Ma noi vinceremo e i soldi arriveranno ma sicuramente non dimentichiamo la Cecenia». Noureddine: «La prossima volta che vengo esco da Certosa?». Yassine: «Aspetta che arriva Salah che ti indica la strada più adatta...». Noureddine: «Lui si chiama Salah o ha un altro nome?». Yassine: «Lui si chiama Abu Saleh... e basta... tu mica sei uno dei servizi segreti? Hai parlato con lui... E allora basta, non cercare di sapere troppe cose. Il suo nome è Abu Saleh». Noureddine: «Sì, se lui mi dice buca il muro, io buco il muro, se mi dice salta il muro, io salto...». Yassine: «Stai attento...quello che senti qui o quello che ti riferiscono qui trattalo come una pagina da strappare, deve finire qua... i tuoi uomini devono rimanere sempre in moschea e su di loro ci sono sempre Mounir o Mourad è lui che parla con loro... in qualsiasi circostanza tu stai dormendo... se vieni qui vieni da solo». Così si chiarisce il ruolo del referente torinese, Noureddine L.. Deve organizzare un centro di reclutamento per il Jihad, controllare i miliziani, raccogliere fondi e diffondere materiale. A proposito dell'arruolamento, ecco come Noureddine L. e Abdelhalim Hafed Redamna contattano e istruiscono il talebano residente a Torino, cioè Mohamed Aouzar che, preceduto da una telefonata partita da una cabina telefonica di corso Regina Margherita 119, finalmente dice sì al «Viaggio verso Dio» e lo raggiunge a Milano. L'ultimo contatto accertato è sempre telefonico. Mohamed, alle 2 e 20 del 1" luglio 2001, telefona a Remadna proprio da una cabina telefonica in viale Jenner, a un passo dalla Moschea. «Siamo arrivati...». Qualche ora dopo lui e Ben Salah Sassi Hedi, 30, l'altro torinese, raggiungeranno l'aeroporto di Fiumicino, per raggiungere l'Afghanistan e il fronte di Kolduz, dove saranno catturati dai soldati dell'Alleanza. [m. nu.]