Italsci, la speranza è donna

Italsci, la speranza è donna LE RAGAZZE AZZURRE BATTONO I RAGAZZI NEI PRONOSTICI DI MEDAGLIA E ANCHE NEI GUADAGNI Italsci, la speranza è donna Occhio a Fili, nipote del Mick Jagger alla tirolese stri jet-men e in generale agli uomini. «In tutte le gare abbiamo bisogno di un bel colpo di fortuna», ammette Gustavo Thoeni, responsabile della squadra maschile, stessa voce di quando pubblicizza lo speck alla radio. Sono passati 28 anni da quando Gustavo vinse due ori ai mondiali di St. Moritz (e lo slalom in maniera straordinaria) ma per lo sci degli uomini in azzurro è come se fossimo tra le rovine del dopoguerra. Vessati dagli stranieri, oscurati dalle colleghe suffragette che hanno occupato le attenzioni e il potere. Si parla delle quattro o cinque medaglie che le donne possono conquistare in tutte le specialità, con qualche dubbio soltanto per lo slalom; per i maschi ci si aggrappa al talento di Blardone nel gigante e alla classe del ragionier Rocca nello slalom ma le esperienze invitano a non puntarci troppo. Roba da star male, a nome della categoria. Anche nello sci, come in tanto sport italiano, comandano le donne e il Mondiale di St. Moritz ne è, alla vigilia, una fotografia spietata. Vincono di più, guadagnano meglio. Nelle, classifica dei premi di questa stagione la Putzer è a 104 mila euro. Rocca a 38 mila, Blardone appena a 11. Se gli spon¬ sor rivelassero finalmente l'entità dei contratti, la differenza tra i sessi si accentuerebbe. La gerarchia viene dai risultati, quasi che i due mondi viaggiassero a velocità diverse all'interno di un'unica federazione. Ieri quando alla presentazione dei quattro azzurri in gara nel superG c'era l'imbarazzo nel chiedere dove si aspettassero di arrivare, dal momento che il miglior risultato della stagione è un 16" posto di Gufler. Ouando Fischnaller, il più navigato della compagnia, ha rotto gli indugi per clire che «nelle gare di un giorno spesso prevale la sorpresa, quindi spero di vincere perché un 170 posto come alle Olimpiadi non mi darebbe alcun gusto», nella platea rarefatta più di uno ha sorriso con tenerezza. Un'ora dopo, alla presentazione delle ragazze che correranno domani nella stessa specialità, si respùava tutt'altra aria: si sogna addirittura un podio tricolore, con la Putzer, la Ceccarelli e la Kostner, che però si defila dal pronostico, dicendo che ha più chance nella libera di domenica prossima. C'erano le bibite per gli ospiti e il tavolo lungo per la conferenza stampa con gli allenatori schierati e tutti col cappelletto o la fascia paraorecchie dello stesso sponsor. Per i quattro uomini, praticamente una nazionale d'Alto Adige, invece avevano allestito un banco corto e stretto al quale ciascuno si sedeva con un cappellino diverso, chi pubblicizzava la propria vallata, chi forse l'amico meccanico sotto casa. Oggi speriamo che i supergigan- tisti, parola orribile per una specialità che ormai non è carne ne pesce, ci smentiscano. Eppure l'effetto visivo era quello dei perdenti, nel migliore dei casi dei piazzati, e la crisi della velocità è un dato sul quale si dovrà riflettere. C'è anche un problema di materiali, «L'azienda che fornisce gli sci agli austriaci gliene ha preparati 180 denuncia l'azzurro Arnold Rieder -. Loro non devono far altro che metterli nei piedi e adattarsi: noi invece siamo costretti a perdere tempo a provarne più paia in allenamento per capire quali funzionano». I tecnici dicono tuttavia che sulla pista freddissima e secca tracciata dall'allenatore norvegese con spigoli e dossi proprio gli sci possono punire gli austriaci, perché sono formidabili se la temperatura è più alta e lo sono meno quando si sfiorano i 20 gradi sotto zero. E' la temperatura prevista questa mattina con la possibilità che si guasti il tempo, ieri di straordinaria bellezza. La speranziella potrebbe sorreggere proprio Peter Fili, attrezzato da un'altra marca. «Chissà che non vi si obblighi a parlare anche un po' di noi e non soltanto delle donne». C'era una volta la valanga azzurra. Magari tornerà, prima o poi, come le nuvole nella canzone di De André. Marco Ansaldo inviato a ST. MORITZ Peter Fili ha vent'anni, la faccia tonda, un profondo amore per la Jave e per Zidane e uno zio che vende più dischi dei Pooh, senza che ci sia un negozio a sud di Bolzano che ne esponga una copia. Si chiama Norbcrt Rjer, il Mick Jagger alla tirolese, e d'estate talvolta chiama Peter a suonare con il suo gruppo, i «Kastelruth Spatzen». Arrivano a Castelrotto in pullman dalla Germania, dalla Svizzera e dall'Austria per ascoltarli: cinque spettacoli in tre giorni sotto un tendone gigantesco, 60 mila biglietti acqfuistati con un anticipo di tre mesi. Guadagnerebbe bene Peter Fili se si unisse allo zione che invade la Mitteleuropa di ballate ladino-germaniche e ha venduto 4 milioni di dischi in tredici anni. Ma il ragazzo ha lo sci nel sangue. Tra gli juniores ha vinto tutto, dicono sia la grande promessa italiana dei prossimi dieci anni, il primo granulo di neve di una valanga che non si vede ancora. Oggi esordisce nel superG che apre le due settimane di St. Moritz, i suoi primi Mondiali. Non ha l'attesa di un podio, Peter. Gli basterà non farsi massacrare da Herminator Maier, da Eberharter, da Rahlves, dall'eterno Aamodt che insegue l'undicesima medaglia, da Cuche, dalla marea di trentenni austriaci, svizzeri, norvegesi e americani più potenti ed esperti di lui. Del resto le premes-' se lasciano deboli spiragli ai no- Peter Fili, 20 anni, ha uno zio che ha venduto 4 milioni di dischi in 13 anni Hermann Maier vuole cominciare il suo Mondiale con una vittoria in superG

Luoghi citati: Austria, Bolzano, Castelrotto, Germania, Svizzera