No all'art. 18, la prima firma è quella del ministro

No all'art. 18, la prima firma è quella del ministro No all'art. 18, la prima firma è quella del ministro Brunetta e Cazzala lanciano il loro manifesto, aderisce anche Urso ed è polemica ROMA Il governo non si impegnerà direttamente ed in quanto tale, almeno per ora, nei comitati per il no al referendum sull'articolo 18. I suoi ministri, però, e in particolare quello del Welfare, Roberto Maroni, sono già in prima linea. La firma di Maroni, infatti, è la prima che campeggia sul manifesto degli economisti guidati da Renato Brunetta che invita i cittadini a votare "no" all'estensione dell'articolo 18, sottoscritto ieri anche dal vice ministro del Commercio Estero, Adolfo Urso. Il netto schieramento di campo di Maroni, che ieri è tornato a criticare duramente Sergio Cofferati, ha suscitato reazioni negative nell'Ugl, il sindacato di centro-destra, mentre la questione del referendum, anche a prescindere dall'atteggiamento del governo, continua a creare problemi nei partiti del centro-Sinistra. I 62 economisti, intellettuali, politici e imprenditori che hanno firmato l'appello di Renato Brunetta e Giuliano Cazzola, richiamandosi «alle indicazioni strategiche contenute nel Libro Bianco di Marco Biagi» si dicono contrari ad una soluzione legislativa per evitare il referendum, e convinti che una vittoria del sì «produrrebbe effetti devastanti nei confronti dell'economia, dei lavoratori e delle imprese». Quello che serve, sottolinea il manifesto, è una «profonda riforma delle regole del mercato del lavoro per assicurare al paese flessibilità, competitività intemazionale, salvaguardia e sviluppo dei diritti ài lavoro e del lavoro, attraverso il dialogo sociale e moderne relazioni industriali». Se per Urso «questo referendum, certamente sbagliato negli obiettivi e anche nei tempi, può essere l'occasione per fare emergere una maggioranza riformatrice e modemizzatrice» Maroni ha spiegato la sua adesione al manifesto per una ragione di coerenza. «La coerenza che abbiamo dimostrato e siamo convinti di avere, così come del fatto che alla fine questa paghi e venga riconosciuta», ha detto Maroni, prendendosela nuovamente con Sergio Cofferati, definito «un ridicolo signornò». «C'è gente che dice sempre di no dimenticandosi di fare la figura di chi non è coerente. Cofferati ha detto no alla nostra proposta di riforma dell'articolo 18 sostenendo che si ' trattava di un problema di civiltà. Ora dice no anche al referendum per estenderlo. Il suo è un riflesso condizionato: deve dire no e lo dice a tutto e al contrario di tutto». La presa di posizione di Maroni sul referendum è stata apertamente criticata da Renata Polverini, segretario dell'Ugl, il sindacato di centro-destra. «Ma perché Maroni vuole riaccenedere il fuoco sull'articolo 18, che abbiamo appena sopito con il Patto per l'Italia? Piuttosto che sprecare energie in avventure dai contorni indefiniti - ha detto Polverini - il ministro farebbe meglio a dare un proprio fattivo contributo alla risoluzione dei tanti problemi che riguardano il mondo del lavoro e che non si possono certo risolvere a colpi di spada». Il referendum sull'articolo 18, trattanto, continua a creare quantomeno imbarazzo nel centro sinistra. Tiziano Treu, esponente della Margherita, ha detto t'economista Renato Brunetta ieri che la proposta di referendum, sostenuta da Rifondazione Comunista e da altre componenti della sinistra, è «politicamente sbagliata e riapre un elemento di divisione». «A chi dice che il referendum sul 18 ci divide, rispondo dicendo che ci divide solo se vogliamo dividerci. E se si vota sì non ci dividiamo» ha replicato Cesare Salvi, del correntone Ds. «Posso capire il dire sì o no alla raccolta delle firme per promuovere la consultazione popolare - ha aggiunto Salvi ma troverei assurdo che si riproponga il dibattito ora che si deve votare». [m. sen.] Appello di 52 politici intellettuali ed economisti: no alla soluzione legislativa pericolosa una vittoria dei «sì» al referendum Protesta l'Ugl, sindacato di centrodestra: perché riaccendere lo scontro e sprecare energie a scapito dei tanti problemi insoluti?

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