LETTERE

LETTERE LETTERE Chi ha paura delle biotecnologie? Ho notato un insolito livore nelle parole di Carlo Petrini, nel suo articolo «Sul cibo transgenico fare chiarezza totale è un preciso dovere» del 26 gennaio. Davvero faccio fatica a spiegarmi come le anticipazioni del Ministro Marzano e del Presidente Berlusconi sul nuovo approccio che il nostro Paese intenderebbe assumere in materia di uso delle biotecnologie agricole rappresentino per Petrini lo spunto per paragonare chi opera nelle agrobiotecnologie ai produttori di mine anti-uomo! Credo che il collegamento sia offensivo per l'intelligenza dei lettori e per lo stesso Petrini. Quanto al fatto che le Commissioni riunite Industria e Sanità del Senato nel corso delle audizioni sul tema dei brevetti, abbiano ascoltato anche il parere di Assobiotec, non vedo perché stupirsi. I brevetti sono infatti di primario interesse, da sempre, delle imprese e dei ricercatori. Detto ciò, chi ha paura delle biotecnologie? Non devono certo averne il mondo dei cultori del mangiar bene: l'impiego di queste come di altre tecnologie innovative non potrà mai rappresentare una insidia ai valori della buona tavola, né tantomeno ai prodotti tipici. Tanto più che, come insegna la legge di mercato, se un prodotto, ottenuto con questa o quella tecnologia, non è di gradimento del consumatore, viene semplicemente lasciato sui banchi dei negozi. Immagino che chi vuole propajandare una visione delle biotecnoogie «nemiche» del mangiar bene abbia le proprie ragioni. Ma è bene chiarire che ciò non rende alcuna giustizia alle potenzialità che la ricerca e.l'mnovazione biotecnologica ha ampiamente mostrato di avere. Infatti solo poco tempo fa, per fare un esempio concreto che interessa la nostra agricoltura, l'Università di Milano ha pubblicato uno studio che dimostra come in Italia vi siano oltre trenta varietà vegetali tipiche gravemente minacciate da patologie per le quali non esistono rimedi efficaci. Tutte po- tenzialmente recuperabili attraverso le biotecnologie. Allora, se queste tecnologie possono offrire all' agricoltura lo stesso contributo che hanno dimostrato di dare alla salute dell'uomo, mi si vuole cortesemente spiegare perché c'è invece una preclusione a priori a questo specifico impiego? Nel frattempo si assiste ad una crescita progressiva delle superfici coltivate a varietà geneticamente modificate (oggi sono 58 milioni di ettari, un'estensione pari a quasi due volte l'Italia). Un caso? Certamente no. Perché due economie così diverse come gli Stati Uniti e la Cina stanno investendo tanto tempo e lavoro in questo approccio? Tutto questo ha una sola concreta spiegazione: le biotecnologie servono, e rappresentano un efficace aiuto per gli agricoltori. Chi oggi ha a cuore, e certamente Petrini è tra questi, che il nostro Paese mantenga e anzi rafforzi la propria offerta di buoni sapori, dovrebbe guardare senza pregiudizi a ciò che può aiutare a mantenere questo primato, tecnologie comprese. Come già fanno Paesi che non sono certo meno del nostro in materia di raffinatezza eno-gastronomica: si pensi alla Francia, che infatti ha riawiato progetti di ricerca che si propongono di risolvere i problemi di alcune varietà di vite proprio con l'ausilio delle biotecnoogie. Da noi invece ha prevalso un atteggiamento diverso: il Ministero dell'Agricoltura ha imposto di interrompere le attività di sperimentazione agrobiotecnica, ancorché autorizzate. Ben vengano quin¬ di posizioni che annunciano valutazioni serene delle potenzialità delle biotecnologie. C'è bisogno di ripristinare la libertà di ricerca. Sergio Dompé, Presidente di Assobiotec, per lo sviluppo deUe biotecnologie Fermare la guerra Signori Ministri, smettetela di ignorare l'opinione dei vostri elettori! Nessuno vuole questa guerra che serve solo ad alimentare il sogno euro-americano di una finta democrazia fondata esclusivamente sul profitto economico (di pochi). Proviamo a guardare profondamente negli occhi dei nostri bambini: di quanti altri giocattoli costruiti con la violenza vogliamo fargli credere che hanno bisogno? E' un nostro diritto costruire un mondo basato sull'amore e il rispetto reciproco; le guerre riempiono solo il nostro ego di un orgoglio miope e distruttivo distogliendoci dai valori sacri della vita. Possiamo ancora fermarle! Virginia Invemizzi Intellettuali e funzionari Leggendo della rivolta dei cattedratici universitari che temono la Riforma Moratti mi sono ricordata di ima definizione degli intellettuali italiani espressa da Sergio Romano: «La loro maggiore ambizione è quella d'essere al tempo stesso liberi professionisti e funzionari. Desiderano disporre liberamente del loro tempo, ma vogliono fermamente la cattedra, la consulenza, la poltrona, la presidenza, la direzione, l'incarico. Prima del 1922 furono in buona parte massoni, dopo il 1922 in buona parte fascisti, dopo il 1945 in buona parte comunisti». Maria R. Battioli, Centallo (CN) La fatica di vivere con gli euro Leggo su La Stampa di oggi il seguente titolo: «L'inflazione da euro solo immaginaria». Oltre al fatto che tutti gli economisti si affannano a commentare il fatto che oggi il valore della moneta è molto più elevato che negli anni 70-80 poiché nel passato l'inflazione erodeva il potere di acquisto. Sono un quasi quarantenne sposato con due figli ed ambedue lavoriamo con stipendi nella media. I miei genitori con un solo stipendio in casa hanno fatto studiare tutti e tre i figli alle scuole private, i genitori di mia moglie si sono jotuti comprare un'abitazione nela quale viviamo, ambedue i genitori hanno potuto mettere da parte qualcosa. Qggigiomo tutti si ostinano a dire che il presente è meglio del passato ma noi possiamo vivere e lavorare grazie all'aiuto dei nostri genitori. Gian Carlo Riva . i

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