Delitto di Cogne, la Franzoni resta in libertà di Enrico Martinet

Delitto di Cogne, la Franzoni resta in libertà AL TRIBUNALE DEL RIESAME DI TORINO L'INCARICO DI UN NUOVO GIUDIZIO SULLE ESIGENZE CAUTELARI Delitto di Cogne, la Franzoni resta in libertà Ma per la Cassazione rimangono validi i gravi indizi indicati dalla procura Enrico Martinet AOSTA Anna Maria resta in libertà. Ma per la «mamma di Cogne» sussistono i gravi indizi indicati dalla Procura di Aosta che aveva concluso la prima fase dell'inchiesta sul delitto del piccolo Samuele accusando la giovane donna di omicidio volontario aggravato. Così ha deciso la quinta sezione penale della Cassazione nel tardo pomeriggio di ieri. Un dispositivo di poche righe: «Annulla l'ordinanza impugnata limitatamente alle esigenze cautelari con rinvio al Tribunale di Torino per un nuovo esame al riguardo». Per la terza volta, dunque, i magistrati torinesi del Tribunale del Riesame dovranno occuparsi del delitto di Cogne. Questa nuova analisi, però, si riferirà soltanto alle esigenze cautelari in carcere. La Cassazione ha ritenuto che le motivazioni contenute nell'ordinanza del Riesame del 19 settembre (il secondo «verdetto» da Torino) non sono sufficienti. Di qui il rinvio a un nuovo collegio di Riesame. Ieri i magistrati della Suprema Corte dovevano decidere sul ricorso presentato dalla difesa di Anna Maria Franzoni (l'avvocato Carlo Taormina) contro la decisione del Riesame di Torino del 19 settembre che aveva accolto la tesi d'accusa, finita poi nell'ordinanza del giudice delle indagini preliminari di Aosta, Fabrizio Gandini, che a conclusione di 80 pagine aveva firmato l'arresto della mamma di Samuele. Il 14 marzo Anna Maria venne arrestata e finì al carcere Le Vallette di Torino. Due le motivazioni che secondo il giudice Gandini dovevano comportare l'arresto: il pericolo di fuga e la reiterazione del reato. Proprio su queste motivazioni la Cassazione ha espresso dubbi. Ha ritenuto, cioè, che nell'ordinanza del Riesame in cui Anna Maria venne definita dai magistrati «lucida assassina», non era motivata con adeguatezza l'esigenza di arrestare di nuovo la giovane dorma. Il fatto che la Franzoni sia di nuovo diventata mamma (domeni¬ ca 26 gennaio è nato a Bologna il suo terzogenito, Gioele) non è stato neppure discusso perché non faceva parte di alcuna richiesta e soprattutto perché, comunque, macano le motivazioni dell'arresto. La Cassazione dice ai magistrati torinesi che quanto scritto finora negli atti non è sufficiente per convalidare le esigenze cautelari in carcere. Il pericolo di fuga, a un anno di distanza dal delitto, appare improponibile. Resta la reiterazione del reato, la possibilità cioè che l'indagata possa ripetere ciò che si ipotizza abbia commesso, il delitto. Di questo aspetto dovranno occuparsi i giudici del nuovo Riesame. La Cassazione ha ritenuto che nelle 70 pagine del secondo «verdetto» del Tribunale di Torino non ci siano motivazioni adeguate. Da quel 14 marzo dello scorso anno, la vicenda sul delitto del piccolo Samuele è proseguita tra «guerre» di ricorsi. Contro la carcerazione, firmata dal gip Gandini, si oppose l'allora difensore di Anna Maria, il professor Carlo Grosso, di Torino. E i giudici della sua città diedero ragioni alle sue tesi, basate in gran parte sulle perizie di parte (dei professori Carlo Torre e Carlo Robino) che avevano smantellato pezzo per pezzo la ricostruzione del delitto fatta dai carabinieri del Ris di Parma. Il Riesame parlò di semplici indizi, di indagini in parte contraddittorie. Soprattutto sottolineò che mancavano approfondi¬ menti d'inchiesta su quelle che il professor Grosso definì «altre piste investigative». I magistrati le individuarono indicando la mancanza di alibi certi per i vicini di casa. Così l'ampio fascicolo sul delitto di Samuele, ucciso la mattina del 30 gennaio nel lettone di mamma e papà con 17 colpi alla testa, passò alla Cassazione, sospinto dal ricorso della Procura di Aosta di 50 pagine in cui le motivazioni del Riesame vennero definiti «apodittiche». La Cassazione bocciò l'ordinanza che aveva restituito la libertà ad Anna Maria. Definì «fantasiose» le «piste alternative» e rinviò il «caso» a Torino per poter essere riesaminato da un nuovo Tribunale. I magistrati dovevano ripercorrere tutte le tappe dell'inchiesta. E la nuova ordinanza fu firmata il 19 settembre. Il Riesame diede ragione a quella ormai lontana decisione del giudice Gandini: gli elementi di prova raccolti contro Anna Maria Franzoni erano stati sufficienti per poterla arrestare. Quell'ordinanza suonò quasi come un verdetto conclusivo. Non soltanto la mamma di Samuele era stata una «lucida assassina», ma, sempre secondo i giudici di Cassazione, aveva dimostrato «indubbie capacità di improvvisazione nel cercare di sviare le indagini». Lucidità nell'aggredire, «violenza inaudita» durante il delitto, «freddezza e autocontrollo» subito dopo e durante i primi interrogatori. Anna Maria ha sempre gridato la sua innocenza: dal carcere, durante gli interrogatori, nelle interviste sui giornali e in televisione. Al sostituto procuratore Stefania Cugge, titolare dell'inchiesta, ha chiesto: «Trovi l'assassino del mio bambino». E nelle interviste ha lanciato un appello all'assassino: «Come si può vivere con questo peso sulla coscienza?». Per la terza volta i magistrati piemontesi dovranno occuparsi dell'omicidio di Samuele I giudici della Suprema corte hanno ritenuto che nell'ordinanza nella quale Anna Maria venne definita dagli inquirenti «lucida assassina» non era motivata con adeguatezza l'esigenza di arrestare di nuovo la donna La villa di Cogne dove fu ucciso il piccolo Samuele Lorenzi