«E' la conferma che anche Ntalia è a rischio» di Guido Ruotolo

«E' la conferma che anche Ntalia è a rischio» UN ALTO UFFICIALE INTERPRETA LE VARIE OPERAZIONI INVESTIGATIVE IN CORSO «E' la conferma che anche l'Italia è a rischio» li Ros: «Potrebbero anche essere presi di mira bersagli all'estero» analisi Guido Ruotolo ROMA GLI arresti a Napoli. Quelli mancati di Torino. Prima ancora i cinque di Rovigo. Cresce l'allarme per il rischio attentati di matrice islamica integralista nel nostro Paese, rischio denunciato dal miniscro dell'Interno, Giuseppe Pisanu, appena tre giorni fa al Comitato di controllo sui Servizi e, lunedì scorso, alla Camera: «Resta incombente la minaccia, anzi tende ad aggravarsi». Il quadro d'insieme che emerge dall'attività di prevenzione, repressione e di controllo del territorio è poco rassicurante. Solo riferendosi agli episodi di Rovigo e Napoli, un autorevole ufficiale del Ros dei carabinieri spiega: «Questi episodi sono spie significative e preoccupanti. Non illudiamoci che il nostro Paese sia immune da un rischio attentati o che la minaccia sia ridotta». Sostiene un esperto dell'Antiterrorismo: «Questi episodi possono rappresentare una conferma del rischio, una volta accertato che si tratti di terrorismo e non di criminalità organizzata». Apparentemente emerge una contraddizione tra la lettura degli ultimi avvenimenti, la loro interpretazione e i possibili sviluppi giudiziari. Prendiamo, per esempio, gli ultimi arresti di cinque marocchini in provincia di Rovigo: mappe con indicati obiettivi precisi, da luoghi di culto a strutture militari della Nato e degli Stati Uniti. E quattro pani di esplosivo. A dieci giorni da quegli arresti, il procuratore di Venezia, Vittorio Borraccetti, resta cauto: «Che si tratti di terrorismo è tutto da dimostrare. E' una tesi molto molto ipotetica». Sulla vicenda torinese, 30Ì, è chiaro che per i magistrati 'ipotesi che si tratti di una cellula di Al Qaeda deve trovare ulteriori conferme prima di procedere agli arresti. Più determinati sembrano i magistrati napoletani, che hanno contestato ai ventotto pachistani l'associazione sovversiva con finalità di terrorismo internazionale. Una contraddizione apparente emerge anche quando si confrontano la realtà dell'attività repressiva e giudiziaria e gli scenari ipotizzati dall'intelligence e dallo stesso ministro dell'Interno Pisanu. Lo scarto sta, soprattutto, nella consapevolezza - usa questa metafora l'analista dell'intelligence - «che si stia sfogliando una margherita, petalo dopo petalo, senza che, per il momento, siamo arrivati all'essenza del fiore». Insomma, lo scenario ipotizzato che potrebbe assomigliare tanto alla realtà è 0 seguente: «Potrebbero essere entrate da poco nel nostro Paese cellule terroristiche provenienti da altri Paesi e alcune di quelle "dormienti" già presenti in Italia potrebbero essere diventate operative». Questa presenza «offensiva» potrebbe avere poi una sua direzione strategica all'estero. E più che ad Al Qaeda direttamente, potrebbero fare riferimento al «Fronte Islamico ^"r i~ Jihad contro gli Ebrei e i Ciuciati», una struttura - ha denunciato il ministro Pisanu alla Camera - «dalle forti connotazioni antioccidentali creata da Bin Laden che collega distinte formazioni operanti in diverse aree di conflitto». Gli ultimi rapporti della nostra intelligence, poi, ipotizzano che nel caso in cui l'obiettivo Italia fosse diventato operativo - dopo le ultime minacce di Osama bin Laden diffuse il 12 novembre scorso da Al Jazeera, nelle quali si scaglia contro gli Stati Uniti e i loro principali - 'Jeati, Italia compresa - non necessariamente i terroristi colpiranno in Italia. Potrebbero entrare in quere finalizzate a vari reati (furti, rapine, falsificazione di documenti, immigrazione clandestina). E non è poco. «Paradossalmente afferma l'investigatore dell'Antiterrorismo -, le inchieste giudiziarie più serie sono quelle dove non sono state trovate armi o esplosivo. Mi riferisco alle tre tranches dell'inchiesta milanese che ha documentato i rapporti di questa cellula presente in Italia con Al Qaeda, con i campi d'addestramento in Afghanistan, con altri referenti nel resto d'Europa». Torniamo al ministro Pisanu, alla sua relazione in Parlamento, dove ha riassunto quanto emerge dalle informazioni delle varie agenzie di intelligence alleate sulla struttura di Al Qaeda e sui suoi rapporti con altre organizzazioni terroristiche di matrice integralista islamica. Questa rappresentazione fotografa una realtà internazionale nella quale è collocata anche l'Italia. Fermiamoci al terzo livello: «E' formato - ha deito Pisanu - da un agglomerato di cellule autonome, a struttura reticolare e spesso a composizione transnazionale, non sempre direttamente collegate ad Al Qaeda, ma unite dal comune progetto di aggressione all'Occidente e ai simboli che lo rappresentano». Questo livello era quello fotografato con le inchieste milanesi. Ora, però, lo scenario potrebbe essere cambiato. In peggio. L'allarme è concreto: Al Qaeda sarebbe in grado di impiegare sostanze molto nocive. Pisanu: «La minaccia resta incombente anzi tende ad aggravarsi» azione contro obiettivi italiani all'estero, come è già accaduto con la Francia (l'attentato nell'ottobre scorso contro una superpetrohera a largo dello Yemen). Insomma, per il momento restano nel paniere delle certezze soltanto «ipotesi», «spunti investigativi», «segnali preoccupanti». Quand'anche gli ultimi arresti non dovessero confermare che si sono neutralizzati terroristi pronti ad entrare in azione, comunque si tratterebbe sempre di cittadini arrestati per detenzione di armi ed esplosivo, oltre che per associazione a delin- Il vico Pace, nel quartiere Forcella, teatro degli arresti di 28 pakistani a Napoli

Persone citate: Bin Laden, Giuseppe Pisanu, Osama Bin Laden, Pisanu, Vittorio Borraccetti