Uomini che fecero la Storia di Elisabetta FeaAngelo D'orsi

Uomini che fecero la Storia Uomini che fecero la Storia Venerdì 31 la presentazione del libro di D'Orsi che spazia da Lombroso a Gramsci ed Einaudi Em il rapporto che s'instaura tra do" centi e studenti, il filo conduttore dell'ultimo libro di Angelo d'Orsi, docente di Storia del Pensiero Politico Contemporaneo all'Ateneo di Torino. Il libro, che si intitola: «Allievi e Maestri. L'Università di Torino nell'Otto-Novecento» (edizioni Celid) sarà presentato venerdì 31 alle 17, dal Rettore, Rinaldo Bertohno, e da Renata Alilo, presidente del CSSUT (Centro Studi di Storia dell'Università di Torino), nell'Aula Magna del Rettorato, in via Verdi 8. Angelo d'Orsi ripercorre la storia dell'Ateneo torinese (uno dei più antichi d'Italia) attraverso le figure dei suoi allievi e docenti più illustri nell'arco del secolo e mezzo che segue l'Unità Nazionale. Attraverso i percorsi di allievi eccellenti, quali ad esempio Bobbio, Monti, Pareto e Togliatti, l'autore fa emergere il valore e le capacità di insegnanti come Solari, Lombroso, Loria e Graf ( per citarne alcuni). Sono così narrati rapporti che rappresentano una continuità di pensiero tra generazioni diverse, per non parlare di quei personaggi, come Luigi Einaudi, Giuseppe Peano e Francesco Ruffini, che hanno svolto tutta la loro carriera nell'Ateneo torinese, rivestendo il doppio ruolo di studenti prima e di insegnanti poi. Il risultato finale appare, così, come una sorta di mappa delle «affinità elettive» o dei contrasti e delle dispute (ad esempio, quelle tra Einaudi e Gramsci), ma anche di quegli «entourage» di allievi, maestri ed amici che sempre si creano spontaneamente attorno a figure di spicco o in ambienti particolarmente stimolanti. E' il caso, ad esempio del Laboratorio di Economia Poli¬ tica (oggi Dipartimento di Economia di via Po 53), fondato nel 1893 da Cognetti de Martiis, che fu, all'epoca, grande scuola e fucina di economisti liberisti, aperti al dialogo e al confronto con tutte le altre realtà ed istituzioni culturali cittadine. Tra i curricula degli studenti e le carriere dei professori emerge, infatti, leggendo il libro, il fermento culturale che animava, a cavallo tra '800 e '900, l'intero capoluogo subalpino. Un fermento che, se da una parte gravitava attorno all'Università, dall'altra si espandeva e si diramava in tutti gli altri ambienti cittadini, da quelli politici a quelli letterari e giornalistici. Se da una parte, infatti, l'autore mette in rihevo una duplice tendenza nel modo di concepire l'insegnamento universitario, dall'altra, emerge anche una duplice anima della città. L'insegnamento, inteso come rigorosa applicazione di studio e metodo da una parte e come «funzione civile» dall'altra, si rispecchiava infatti in una Torino «severa» e «positiva» con la vocazione allo studio e alla politica. Una Torino che si avviava anche a diventare non solo la capitale dell'industria - come spiega l'autore - ma anche «il luogo in cui come Gramsci seppe cogliere - lo scontro di classe appare nella sua essenzialità». Sebbene, in questa carrellata di accademici Gramsci sia una sorta di «outsider», che abbandonò l'università scegliendo la lotta a sostegno del movimento operaio, a lui è però dedicato un intero capitolo intitolato appunto «Lo studente che non divenne dottore». Uleriori informazioni allo 011/447.4774 Elisabetta Fea Dall'alto: Einaudi, Gramsci, Bobbio, Peano e l'autore Angelo d'Orsi

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