A Vienna con Jeffrey Tate di Leonardo Osella
A Vienna con Jeffrey Tate A Vienna con Jeffrey Tate Webern, Berg e Mahler nel concerto di giovedì 6 airAuditorium del Lingotto JEFFREY Tate, direttore onorario dell'Orchestra Sinfoni- ca Nazionale Rai, toma a Torino per tre settimane, proponendo come sempre programmi pieni di significato. E mentre il terzo (il 20 ed il 21 febbraio) sarà dedicato a un monumento come la «Messa in si minore» di Bach, il primo e il secondo costituiranno una bella ricognizione in quella città della musica per antonomasia che è stata Vienna. In scaletta entreranno il «maestro di tutti» Brahms, il tormentato Mahler, e la celebre triade dei novatori Schònberg, Berg e Webern. Proprio quest'ultimo avrà il compito di aprire la serie, giovedì 6 febbraio alle 20,30 e venerdì 7 alle 21 nell'Auditorium del Lingotto. Si ascolteranno i «Sei pezzi per orchestra op. 6» nella prima versione ( 1909) per grande orchestra (in seguito l'autore la riscrisse con organico strumentale più limitato). I sei brani, caratteristica costante in Webern, sono molto brevi; questa la successione: «Poco mosso», «Mosso», «Delicatamente mosso», «Lento (Marcia funebre)», «Molto lento», «Delicatamente mosso». Il tutto risponde a un progetto compositivo unitario riferito aella dolorosa scomparsa della madre. Lo stesso Anton Webern specificò in ima lettera a Schònberg: «Il primo pezzo è come l'attesa di una catastrofe, il secondo la certezza che essa arriverà, il terzo introduce al quarto, una marcia funebre, gli ultimi due sono un epilogo: ricordo e rassegnazione». Un salto di 20 anni separa la pagina webemiana dall'aria da concerto «Der Wein» di Alban Berg. Il tema del vino, come si fa spesso notare, riporta alle atmosfere dell'opera «Lulu», alla quale 0 compositore aveva cominciato in quel periodo a lavorare. Il testo è stato tratto dai «Fiori del male» di Baudelaire nella traduzione tedesca di Stefan George: «L'alone esotico delle tre poesie ha scritto Armando Gentilucci stimola l'acutissima emotività del musicista verso immagini sonore sensuose, calate però stavolta in una dimensione rarefatta e assorta, cui subito si contrappone l'accesa esaltazione bacchica, in un alternarsi di paesaggi musicali sempre sospesi tra magia e disperazione, tra lirismo puro e inquietudine». Da notare il ricorso al ritmo di tango. A ricoprire la parte vocale di «Der Wein» è stato invitato dall'Orchestra Rai il soprano Eliza¬ beth Norberg-Schulz, che a fme serata si cimenterà con la «Sinfonia n. 4 in sol maggiore» di Mahler. Di ben altra materia prima è il testo che la corona nell'ultimo tempo: una bislacca filastrocca («La vita celestiale» tratta dalla raccolta popolare «Des Knaben Wunderhorn», che con innocente umorismo descrive un Paradiso casereccio e alla buona. Al clima sereno, brillante del primo tempo, con tanto di sonagli e glockenspiel, succede uno Scherzo con assolo di violino intonato in modo da suonare stridulo. 11 terzo è una stupefatta lunga arcata dall'atmosfera onirica, interrotta soltanto da una breve esplosione di ottoni e dal vorticare festoso dell'arpa. Leonardo Osella Il direttore onorario Jeffrey Tate e, a sinistra, il soprano Elizabeth Norberg-Schulz S T A G I ONE R Al
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