Ci vuole classe per fare il Libraio

Ci vuole classe per fare il Libraio Ci vuole classe per fare il Libraio L'INCHIESTA Mirella Appiotti DICEVA Saba: «Un Ubraio è un genio dentro un buco». Geni a parte, oggi il libraio non può più permettersi di stare dentro a un buco: tecnologie, grandi spazi, specializzazioni, capacità di gestione sono ormai indispensabili. Ma tutto questo sarebbe poco mancandogli ciò che il poeta triestino, dal suo angolo di via San Nicolò, voleva trasmettere. Trattasi di passione: per i libri e dunque per la vita. I suoi primi vent'anni, la «Scuola per librai Umberto e Elisabetta Mauri» può celebrarli la prossima settimana, da lunedì a venerdì, sempre a Venezia, sempre nella meraviglia della Fondazione Cini, senza clamori ma con un percorso d'eccezione perché ogni giorno è stato vissuto da tutti proprio sotto la spinta di questo infallibile motore. Che ha coinvolto sin dall'inizio il mondo europeo della cultura, i grandi intellettuali, Dahrendorf e Minsky, Enzensberger e Savater, Padoa Schioppa, Levi Montalcini, Lottman e Eco presenti anche quest'anno con il Nobel Amartya Sen che terrà la sua lectio magistralis giovedì 30 nella giornata dedicata a un'immersione «Dentro l'irrealtà quotidiana» (titolo ripreso come omaggio dalla Irrealtà quotidiana di Ottieri e tema di grande drammatica attualità affrontato tra gli altri anche da Tantazzi, signore della Borsa, Bodei, LottmanVeca, Rampoldi, Ramoneda, Fleur Jaeggy). Ci saranno i grandi editori italiani e gli stranieri da Bertelsmann a Gallimard a Hachette alla McGraw Hill; i responsabili delle scuole europee consorelle e un numero sterminato di ospiti. Di qui sembrano passati davvero tutti: almeno due generazioni di giovani, approdati all' Isola di San Giorgio dall'Italia affluente e da quella emarginata, da Nord, Sud, isole, rampolli illustri, gli Hoepli e gli Enriques, Carlo Feltrinelli ancora quasi ragazzo. fifetS^»- Luciano Mauri inventore della «Scuola per librai» nel 1983 cinge Feltrinelli, vicepresidente. Giovedì 30 a Venezia si festeggiano i "Vent'anni" Galasso, Ginevra Bompiani, Evangelisti come «uditori» accanto a perfetti sconosciuti. Ed è la passione che ha mosso per primo Luciano Mauri, il suo «inventore» (tuttora presidente con un comitato promotore di cui è magna pars, insieme a Anna Maria Gandini, Alessandro Baldeschi, Rodrigo Dias, Giovanni Peresson, Romano Montroni e altri, il nipote Alberto Ottieri, vice presidente delle Messaggerie), a creare questo unicum nel nostro Paese, gli annuali corsi veneziani di gennaio, una sorta di master di alto prestigio anche all'estero (che ha come una sorta di pendant il recente master bolognese in editoria di Eco), cui si sono aggiunti quelli milanesi durante l'anno, tra i frequentatori dei quali vengono scelti i 30, gli happy few, che di volta in volta sono invitati a Venezia. Se con la Scuola, intitolandola al proprio padre e alla propria giovanissima figlia morta in un incidente d'auto mentre era già impegnata nel lavoro tra i libri. Mauri ha anche tentato di esorcizzare un dolore senza fine («Questa ventenne bambina non si dimentica,ZForse per la sua bocca audace/non procace, forse per il suo andare/ che aveva un ricordo del mare/ che è tutto uno stare/ tutto un navigare» è una delle tante poesie che lo zio Ottiero Ottieri le ha dedicato e che compare nel bel volume UEM1983-2003, storiche fotografie e tutti gli interventi dei maitres à pensar, curato da Silvana Ottieri Mauri con il fratello Achille e pubblicato dalle Messaggerie per la ricorrenza), indiscutibile e di importanza interamente valutabile soltanto a lungo termine è l'apporto da lui dato non solo all'editoria ma all'intera società italiana con la svolta-rivoluzione che ha cambiato (o tentato di cambiare) radicalmente, talvolta creato, una professione fondamentale e estremamente delicata come quella del libraio. «E' giusto parlare di passione dice Inge Feltrinelli che con Giulio Einaudi, Valentino Bompiani, Eco, Furio Colombo e tutto il gotha della letteratura italiana era accanto al fondatore e a colei che della scuola è rimasta sempre ed è tuttora una sorta di vestale (per qualcuno un Rasputin segreto...), appunto Silvana Ottieri Mauri, quel 19 settembre 1983 a Milano, data di nascita della Scuola - però bisogna parlare anche di coraggio». Quel coraggio che per Inge (definita da sempre il «ministro degli esteri» della Scuola, ma anche dell'editoria in genere, a lei si devono molte delle presenze straniere a Venezia, «un anno quelli della Bertelsmann hanno portato qui tutti i loro librai, 200 persone...», la solare Inge che incanta gli allievi: «abbiamo fatto con lei balli travolgenti sul sagrato di San Giorgio») colpevolmente lo Stato italiano non ha avuto. Rinunciando, come in tanti altri settori, ad una funzione primaria, a quello «stimolo importantissimo» che invece i Mauri, con la loro famiglia sterminata in cui è impossibile cercare di raccapezzarsi, mezza padrona della galassia del libro italiano (Messaggerie, forti carature nel gruppo Longanesi, in Internet Book shop e molto altro), hanno trasmesso ai giovani, un po' da «principi rinascimentali», in ogni caso con una innegabile generosità intellettuale, di sapore, e non per caso, fortemente olivettiano. «Con una Scuola-dice Anna Maria Testa, che unisce l'impegno universitario nella pubblicità al lavoro di scrittrice e parlerà di promozione e comunicazione in libreria che è punto d'eccellenza di ragionamento e dove è risultata grande l'idea che un'arte antica possa essere rifondata, il riproporre vecchi, etemi valori in modo nuovo, formando nuovi desideri, nuovi affetti...». La riprova della bontà di quest' idea? Le centinaia di librai (ne sono passati 1300, la Scuola in 20 anni ne ha formati 600), che venerdì 31, ultima giornata della fatidica settimana, arriveranno a festeggiare ma anche a discutere di «passato e futuro della libreria». Pragmaticamente. Perché anche questa è una parola chiave alla Fondazione Cini: insegnare a «fare» i librai vuol dire insegnare a «fare» e a condurre una libreria, ima preparazione a 360 gradi, tecnica, economica, manageriale la cui sintesi è nelle poche righe che Roberto Cerati, presidente dell'Einaudi e imo dei massimi protagonisti di quest'avventura veneziana, anticipa dal suo discorso di chiusura dei lavori, convinto che «questa scuola, nel panorama fifetS^»- fifetS^»- editoriale in questi venti anni, ha seguito via via le mutazioni, non cedendo mai a mode o illusioni, ma tenendo ben fermo il suo programma inteso al buon governo della libreria. Ha avviato un paziente ed attento colloquio con il mondo dei libri e così continua». Colloquio-passione («A Venezia ho visto un Giulio Einaudi fedelissimo e l'ho visto una volta anche piangere» ricorda Silvana Ottieri cui fa da controcanto Inge Feltrinelli che adorava Giulio «anche quando faceva le "finte", ma che nella sua grande arroganza poteva essere talvolta molto sincero»). Perché se sul piano fattuale la Scuola, come scrive Giuliano Vigini, nostro massimo esperto di editoria, «ha avuto in questi vent' anni il merito di fare da bussola aiutando ad interpretare gli eventi che si andavano verificando in una certa fase storica e indicando come affrontarli nel modo giusto sul piano operativo», i «desideri», gli «affetti» di cui parla Anna Maria Testa sono davvero affiorati talvolta in modo estremamente suggestivo. Come in questi tre casi, tra i moltissimi, segnali di tre realtà assolutamente diverse: dopo l'esperienza veneziana una giovane donna. Chiara Bettazzi, ha creato la prima e unica libreria di Stromboli (e auguriamoci che l'inferno dei giorni scorsi non le abbia arrecato danni); un manager piemontese. Marco Vola, abbandonati Ferrerò e Benetton, si è buttato tra i libri e ha aperto a Pinerolo la «Volare», 3 piani in pieno centro: «La Scuola - spiega e Venezia dove tomo ogni anno en amateur è servita a mettermi in discussione oltre che per ottenere le basi specifiche per il mio nuovo lavoro. Un'iniziativa splendida»; Alberto Galla, leader del gruppo degli editori indipendenti, dopo aver frequentato, giovanissimo, i corsi neir84 è tornato nella sua città, a Vicenza, dove oggi ha tre librerie e una casa editrice e «nell'SS abbiano fatto una rivoluzione aziendale rivoltando tutto come un calzino, primi in Italia in un rinnovamento tecnologico realizzato anche con la collaborazione del libraio editore Casagrande, bravissimo ma un po' boicottato all'inizio in Italia per la sua "rigidezza" svizzera». Galla adesso punta a quella che chiama «giocai», globalizzazione-localizzazione aprendo anche piccole librerie in provincia. La stessa «filosofia» che ha fatto nascere i «Presidi del libro» dei quali un pioniere è Giuseppe Laterza, da sempre vicino alla Scuola dei Mauri «cui tutti gli editori debbono essere grati, opportunità unica in Italia d'incontro tra editori e librai, un fatto di enorme importanza» e che ha presentato proprio ieri una iniziativa di grande interesse che ci si augura possa allargarsi e non solo al Sud, tanto dolorosamente alle corde da sempre e in particolare in questo momento: il primo corso di formazione per «Conduzione e Gestione di attività libraria», finanziato dalla Regione Puglia con fondi europei. Docenti, da gennaio a giugno, i professori Vescovi e Sosterò, allièvi 40 «inoccupati» (20+20), residenti in zona. Una sorta di classe elementare da cui gli studenti potranno poi passare alle superiori veneziane e milanesi. Spinto Laterza a questa sfida dalla convinzione, con Luigi Einaudi, che «il mercato soddisfa le domande, ma non i bisogni». Un concetto totalmente condiviso da Romano Montroni, egli stesso impegnato nel percorso di formazione dei librai Feltrinelli, «cosa che posso fare grazie all' esperienza nella Scuola dei Mauri» e che lancia una sfida ai suoi colleghi: il prossimo passo del libraio oggi è di darsi «questa voglia: di non subire il mercato, ma stimolarlo e cavalcarlo. Insomma: non lasciarsi schiacciare dall'editore». I colossi, se li guardiamo bene, hanno i piedi d'argilla. Anche questo si impara a Venezia. UNA PROFESSIONE CHE RICHIEDE INSIEME VOCAZIONE E STUDIO. L'ESPERIENZA DELLA SCUOLA CHE HA FORMATO GIÀ DUE GENERAZIONI, LE TESTIMONIANZE DEL FONDATORE LUCIANO MAURI, DI INGE FELTRINELLI E ROBERTO CERATI. I FESTEGGIAMENTI GIOVEDÌ 30 A VENEZIA