«Don Fortunato dissipa olio, lucia elettrica, dolci» di Giuseppe Marcenaro

«Don Fortunato dissipa olio, lucia elettrica, dolci» LE LETTERE DELL'«UMILISSIMO SERVO» DI MONACO AL FRATELLO DELL'UOMO POLITICO: IL DOMESTICO RITRATTO DI UN'ALTRA ITALIA «Don Fortunato dissipa olio, lucia elettrica, dolci» L'INEDITO Giuseppe Marcenaro QUANDO morì, nel 1923, il suo «padrone» lo pianse come una irreparabUe perdita: ((Avevo appreso da lui quel che fossero la delicatezza e la dignità umana, in un' umile persona di lavoro». Michele Di Monaco potrebbe passare alla storia come il trepido custode di Giustino Fortunato, l'ucmo che attuò con prepotente dolcezza l'attenzione dell' Italia appena unita sul secolare sonno delle terre del Sud, una realtà dove il pane bianco era riservato ai moribondi. Quella del buon Di Monaco, con la moglie Carmela a servizio nella casa napoletana di don Giustino, è però un'altra storia. Nulla a vedere con quella dell'uomo pubblico, punto di riferimento nel paese e in parlamento. Fortunato sarà l'unico deputato che Luigi Einaudi, nel suo discorso di insediamento alla presidenza della Repubblica, rievocherà come un esempio di rigore e totale dedizione alla patria. Grande praprietario terriero, don Giustino non si occupava del cospicuo patrimonio, aveva lasciato l'incombenza al fratello-Ernesto, rimasto «sulla terra», a Gandiano, a Rionero in Vulture dove i Fortunato possedevano anche un avito palazzo. I due fratelli osservavano una consuetudine delle famighe notabili del Sud: uno illustrava l'onore della casata attraverso gli studi e l'impegno politico; l'altro curava il patrimonio. Lo resero esplicito nei loro testamenti incrociati: Giustino lasciava suo erede universale il fratello Emesto: «...cui devo tutto ciò che nella mia vita ho avuto di aiuto, di consiglio e di conforto». Emesto, con le medesime modalità, dichiarava che Giustino: «...anche dopo la mia morte, saprà mantenere alto il decoro del nostro nome». In questa forte solidarietà, quasi un tramite tra il mondo di don Giustino e le terre governate da don Emesto, stava Michele Di Monaco, del quale, in un documenta- tissimo libro (De Donato editore). Nino Calise ha rese note alcune lettere. Firmava le missive, con un invariabile «Umilissimo servo», e riceveva, da don Ernesto, il denaro per la conduzione della casa napoletana. Di Monaco, con la buona volontà dell'uomo che si sentiva investito anche dell'onore di proteggere don Giustino, indirizzava a Gandiano le sue proteste. Lo si può immaginare, a fine giornata, sudare per trovare le parole più adatte ad informare dello scandalo MU.mo Signorino Emesto», affinché intervenisse ad arginare il ménage dello screanzato dissipatore don Giustino. «Eccovi qui la nota ò per meglio dire una diecina di giorni di spese di casa e cucina, e come già vi scrisse nell'altra mia, cioè che qui e una specie di trattoria che quiunque viene deve sedersi a tavola come per esempio oggi che ci sono due pranzi uno adl'una per 5 e l'altro questa sera che sono 6, e starnano ci vogliono anche ideici». «Eccovi qui la nota di lire 598,85 e come vedete e abbastanza salata, come proprio ora ce lo fatto combrendere anche al Signorino, ma e come parlare al vento ma lui volendo avere banchetto ogni giorno e si sa che tra colazione e pranzo e noi tre anno da mangiare tra i 12 ed anche 13 al giorno, come pure gli ò fatto capire che pel pranzo non e lui il padrone, ma bensì gli altri, perché son'essi che comandano». «La lucia Elettrica ore che scura notte più presto ce più di consumo; D'altra parte io ce lo dico le mille volte, ma la risposta e sempre la medesima, cioè che spendente così tanto e facciamo la vita dei poveri». «Voi mi dicesti che io seno il servo e che il Signorino e padrone di fare ciò che vuole, come sta facendo ora, cioè che D. Ireneo Del Zio viene a colazione ogni giorno qui ma e quasi un pranzo, perché s'incomingio con cicoria ad olio crudo ma che deve nevicare in esso, immodo che la bottiglia d'olio tra mattino e sera basto due giorni soli». gmarcenaro(wlibero.it Giustino Fortunato

Persone citate: D. Ireneo Del Zio, Di Monaco, Giustino Fortunato, Luigi Einaudi, Michele Di Monaco, Nino Calise

Luoghi citati: Italia, Rionero In Vulture