Rivolta dei ricercatori «Fuggiremo all'estero» di Piero Bianucci

Rivolta dei ricercatori «Fuggiremo all'estero» CONTESTANO IL PIANO MORATTI SULLA RIFORMA DEGLI ISTITUTI Rivolta dei ricercatori «Fuggiremo all'estero» Sono già stati compilati oltre duecento moduli per chiedere un anno di aspettativa o un anno sabbatico da trascorrere in laboratori stranieri, altre duemila richieste sarebbero in arrivo Piero Bianucci ROMA Fuga di cervelli non più occasionale ma organizzata e di massa. È la risposta dei ricercatori dell'Istituto nazionale di fisica della materia (Infm), al piano del governo che si discute oggi in consigbo dei ministri e che ridisegna in tre decreti l'intera geografia degli enti scientifici italiani. Duecento moduli per richiedere un anno di aspettativa o un anno sabbatico da trascorrere in laboratori all'estero sono già stati compilati. Altri duemila potrebbero aggiungersi. La protesta è partita spontaneamente due giorni fa. Lettere di protesta sono state recapitate al presidente Ciampi e al ministro dell'Università, Moratti, insieme con un appello di una decina di Premi Nobel. La sede romana del Cnr è presidiata, assemblee sono in corso nelle altre Aree di ricerca. L'Infm è nato nel 1994 sul modello dell'Istituto nazionale di fisica nucleare e fa ricerca di base in campi strategici: nanotecnologie, micro e optoelettronica, laser, fisica dei liquidi, superconduttività. Tutti temi d'avanguardia, di grande interesse anche in vista di sviluppi industriali. Presidente dell'Infm è Flavio Tolgo, professore di Fisica dello stato solido all'Università di Padova,, ieri a Roma per un'audizione in Commissione cultura al Senato. L'incontro era già in calendario da tempo ma il caso lo ha fatto cadere in un giorno che molti considerano un punto di svolta per la ricerca italiana.. . «Ecco qualche dato significativo - dice Tolgo - nel 2002 l'Infm ha stabilito collaborazioni con 80 imprese per un valore dei contratti di ricerca pari a quattro milioni di euro. La nostra forza sta nel fatto che siamo un ente agile, senza burocrazia, con duecento ricercatori propri e ben 2500 sparsi nelle università. Per questo svolgiamo una funzione di ponte tra laboratori, atenei e aziende ad alta tecnologia. A fine anno partono i progetti del sesto programma quadro europeo. Siamo in ottima posizione, potremmo coordinarne una decina. Ma se passa questo decreto perderemo fondi comunitari per 5-8 milioni di euro». Getterà sul tavolo il peso della fuga di massa dei ricercatori? «Mentre quest'azione veniva decisa ero impegnato in riunioni di lavoro. È stata un'iniziativa spontanea, certo se i nostri scienziati decidono di andare a lavorare all'estero non hanno difficoltà a trovare sistemazione, tutti hanno ottimi rapporti con università e centri di ricerca stranieri. Quindi siamo di fronte a una minaccia concreta. Il governo deve riflettere prima di fare passi avventati. L'accorpamento dell'Infm nel Cnr è quanto meno intempestivo e in contraddizione con le stesse dichiarazioni del ministro Moratti, che poche settimane fa ci additava come modello di efficienza.» Il piano del governo gira nei cassetti nel ministero dell'Università dall'agosto scorso. È stato messo insieme quasi in segreto, mai discusso con gli enti coinvolti. Oltre all'Infm investe il Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) con i suoi 108 istituti e 8743 ricercatori, l'Istituto nazionale di Astrofisica (Inaf), l'Agenzia spaziale italiana (Asi), TIen, l'Istituto per la montagna e altri enti minori. L'idea è di accorpare tutte queste strutture in una sola, suddivisa in un numero limitato di dipartimenti. Un'operazione che, tramite la centraliz- zazione, punta a economie strut- turali, ma anche a burocratizza- re e a creare posti da riempire con criteri politici anziché di merito scientifico, «Che i ricercatori italiani fac- ciano esperienza all'estero - dice ancora Flavio Tolgo - non è un problema: anzi, è un bene, tanto più in un mondo globalizzato. L'importante è che si crei un'autentica circolazione dei cervelli: dobbiamo essere capaci anche di richiamarli in Italia e di attrarre studiosi stranieri, come è accaduto, per esempio nei nostri otto centri nazionali. Nel campo dei laser, per esempio, abbiamo gruppi di alto livello a Firenze, Napoli e Milano. A Lecce è nato da poco un centro d'avanguardia. E tutto funziona bene pro¬ prio perché non abbiamo burocrazia. Che succederà se finiremo in una mega struttura burocratica? Non difendiamo il marchio Infm in modo corporativo. Difendiamo un modello di efficienza che ha già dato risultati importanti e che sta per essere gettato via». I tempi sono stretti. Dopo la riunione di oggi i tre decreti passeranno alla Commissione interparlamentare dei 40 e torneranno al consiglio dei ministri. È difficile, con i rapporti di forza che ci sono in parlamento, che al piano vengano apportate modifiche sostanziali. Tra un mese e mezzo i giochi saranno fatti. Di fatto scompariranno istituti che devono la loro origine a personaggi come Enrico Fermi, Edoardo Arnaldi, Vito Volterra, Giulio Natta e Daniele Bovet. Aspra polemica sulla riforma della ricerca scìentifica Oggì il governo esamina il progetto elaborato dal ministro Moratti

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