-3 la Montagna è in mostra

-3 la Montagna è in mostra -3 la Montagna è in mostra | CLAUDIO GIACCHINO | L'hanno chiamata «La montagna incantata». Ed è davvero un incanto di invenzione, divertimento, meraviglia la mostra allestita alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo per celebrare «Meno tre», ossia i tre anni che ci separano dalle Olimpiadi. Nell'enorme spazio espositivo di via Modane, bianco del biancore abbacinante delle cime innevate, trenta artisti europei, americani e asiatici interpretano e indagano l'universo montano attraverso pittura, scultura, video, fotografia e installazioni. Trenta fantasie per una Cosa che fa esclamare: «Finalmente il Nuovo, alla buon'ora Torino s'è affrancata dall'abitudinario, dal ripetitivo, dal cliché». Un Nuovo che, anche quando non piace interessa, in una danza di attenzione, sbigottimento, riflessione e alla fine tutt'altro che campato in aria risulta il commento di Evelina Christillin: «Visto, siamo o no un po' pazzerelli?» Ad aver voluto, lei e Patrizia Sandretto, padrona di casa della «Montagna incantata», inaugurare l'avvicinamento ai Giochi con un un'iniziativa tanto lontana dal vetusto canone dell'immagine, e dell'immaginario, subalpino: gianduiotti, risorgimento, fabbrica, auto. La mostra s'apre oggi, ingresso libero. Ieri, il vernissage con Ilaria Bonacossa, curatrice dell'evento, cicerone per la truppa mediatica. Subito, a fianco dell'ingresso, un albero di Natale ricco di addobbi, circondalo da cerchio di poltroncine di tela blu per invisibile combriccola di conversatori e ascoltatori di guanto va raccontando, in tedesco e francese, una radio posata per terra. L'opera è di Philippe Parreno, artista algerino di stanza a Parigi che, imitando la voce roca di Jean Lue Godard, afferma che un albero di Natale per undici mesi l'anno è creazione d'arte e il dodicesimo mese, a dicembre, è sempre e solo Natale e perciò «Non credete a quel che credete di vedere». Boh, bah, ah già, i commenti più frequenti dei giornalisti. Tra i quali, un incauto, avanzando verso due specchi tondi posati sul pavimento, si china e prende in mano la metallica lamella traslucida con l'iscrizione «Certe cose di certe persone jion le sapremo mai». Giuliana Gardini, capo delle relazione esterne di questo tempio dell'invenzione modernista che è la Fondazione, sorride: «lih, non si tocca, è parte dell'opera». Di Eva Marisaldi, 36enne bolognese che affida l'interpretazionecomprensione-scoperta del mes¬ saggio inscritto nella lamella al gioco sempre diverso delle immagini di noi stessi rimandate dai due specchi appena, camminando, ci si affaccia sporgendo in avanti il busto. Stupore, un'attrazione magnetica che vince il subitaneo «Beh, tutto qui?» esercita il gelido, in tutti i sensi, video «Gold (freddo) 2000» che per 15 minuti riprende un primo piano del viso dell'artista, la svedese Annèe Oloffson, esposto al vento del Baltico le cui acque color piombo per la temperatura polare scorrono dietro le spalle nude della donna. Stai a guardare cosa succede, la curiosità vince l'impulso a passare oltre, ciò che succede colpisce (basta così per non rovinare la sorpresa). In fondo al bianco padiglione, l'installazione gigante dell'elvetico Hirshchorn: un mega coltellino svizzero con la raggiera delle lame da cui si dipartono tentacoli di alluminio che vanno a confluire su un incastro di disegni e collage imballati di foto, panorami alpestri, manife¬ sti pubblicitari del Novecento. «Il lavoro - illustra il cicerone simboleggia la frasa e la tragedia della neutralità svizzera». Più oltre, una tenda azzurra da campeggio. E' chiusa: dentro, un ininterrotto echeggiare di risate registrate nei toni e nelle intenzioni più varie: l'invenzione di Mario Airò si chiama, appunto, «Le mille e una notteTutte le risate», produce sensazioni differenti a seconda della disposizione d'animo dell'ascoltatore-spettatore: a noi, talora, è parso di stare in un horror film di Bava, Pulci. Altri video, altre installazioni, in un rondò di risate, seriosi «ah», sogghignanti «Se l'avessi fatto io mi avrebbero già ricoverato», stupefatti «Bello, davvero bello», increduli «Però, è vero, ti comunica proprio questo». Sì, vale davvero una comoda scalata questa «Montagna incantata» innalzata da quel frisulin tutto nervi e passione per l'arte contemporanea che è Patrizia Sandretto: avete tempo sino a domenica 9 febbraio. Alla Fondazione Sandretto trenta artisti di tutto il mondo interpretano il tema delle cime innevate Dall'albero di Natale con seggioline dell'argentino Parreno al video «Gold» della svedese Année Oloffson L'INSTALLAZIONE DI PHILIPPE PARREMO AL MUSEO DI VIA MODANE: per yndicl.mesi l'anno, sòstiiene l'artista, l'albero di Natale è opera d'arte

Luoghi citati: Parigi, Torino