RISPETTARE LE REGOLE
RISPETTARE LE REGOLE UNA PICCOLA GRANDE RIFORMA PER L'ITALIA RISPETTARE LE REGOLE Michele Alnis RIFORMA - dice io Zingarelli - significa trasformazione, significa una «legge clic cambia profondamente le strutture della società». Se poi la riforma vuol modificare l'asse portante della nostra convivenza (ovvero il patto sottoscritto dai costituenti nel 1947), essa allora merita a buon diritto l'appellativo di «Grande riforma». E in questi termini, del resto, che il presidente citi Consiglio l'ha annunziata agii italiani, nella sua conferenza stampa del 30 dicembre scorso; e infarti in Parlamento sono già stiitc- depositate- 6 proposte per eleggere un'Assemblea costituente, c'è chi prefigura una Convenzione con compiti istruttori, altri ancora puntano sulle normali procedure di revisione costituzionale, si vedrà a suo tempo se a stretta maggioranza o di comune accordo con l'opposizione, se con o senza referendum. Divise sul metodo, e quasi sempre anche sul merito (semipresidenzialismo? Premierato? O è meglio un cancelliere alla tedesca?), le forze politiche concordano però sull'esigenza di perseguire l'obiettivo, un po' come moglie e marito che hanno idee diverse sulla casa da acquistare, ma comunque quella vecchia hanno ormai deciso di lasciarla. E dunque verso quest'approdo che stiamo veleggiando? C'è in vista un rivolgimento, una palingenesi giuridica e sociale, nel nostro orizzonte collettivo? Ma in Italia il cambiamento ce già stato, sia pure in modo surrettizio, sia pure senza lo sfogo di riforme conclamate. Dagli anni Novanta in poi le nostre istituzioni si sono trasformate alla radice, aprendosi al maggioritario, cedendo quote crescenti di sovranità all'Unione europea, innescando uri processo federale con le leggi Bassaninì, introducendo infine l'elezione direna del premier attraverso l'indicazione del suo nume sulla scheda elettorale, come avvenuto alle ultime politiche. D'altra parte questo modo di procedere è inciso nel nostro dna, giacché una vicenda analoga colpi pure lo statuto del 1848. Che- infatti sopravvisse all'introduzione- del parlamentarismo (di cui non v'e-ra traccia nella carta dei Savoia), e poi pure al fascismo, rimanendo all'apparenza integro per un secolo rondo. Integro, ma svuotato dal di dentro come una mummia egiziana. Ecco, precisamente questo è il rischio: che l'enhisi cada sul mezzo, sulla riforma in sé e per sé, piuttosto che sui suoi contenuti. Che strada facendo i partiti si paralizzino a vicenda con un gioco di veti incrociati, com'è sempre accaduto negli ultimi vent'anni. E che in ultimo la Costituzione perda un altro pezzo della sua residua autorità, venendo così più facilmente aggirata nella prassi, per esempio in tema di giustizia, di pluralismo nell'informazione, d'interventi militari all'estero. Nulla di nuovo, per l'appunto. Dopotutto, per noi italiani la riforma più grande sarebbe il rispetto delle- regole in vigore. micheleainis@tin,it
Persone citate: Michele Alnis, Savoia
Luoghi citati: Italia
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