«Sul banco degli imputati ci dovrebbe essere Prodi»

«Sul banco degli imputati ci dovrebbe essere Prodi» GIOVANARDI RICORDA ulL SUO RUOLO NELLA VICENDA SME» «Sul banco degli imputati ci dovrebbe essere Prodi» «M m Saponara: il Quirinale non ha fatto quello che aveva promesso Ora si deve dare nuovo impulso alla commissione Telecom-Serbia I presidente del Consiglio Silvio Berlusconi durante la dichiarazione video rilasciata ieri nella sua casa di Arcore retroscena Augusto Minzolini ROMA LA rabbia degli uomini del Cavaliere è di quelle che non si esauriranno tanto presto. Ed è rivolta ai nemici, i magistrati, ma anche a quelli che avevano mediato, rassicurato, promesso, lavorando su un possibile compromesso che doveva essere sancito in Cassazione con lo spostamento dei processi da Milano. E anche dopo 24 ore l'ira del Cavaliere come quella dei suoi uomini è tutt'altro che sbollita. Anzi, monta. Nel Transatlantico di Montecitorio si susseguono facce scure e dichiarazioni di fuoco. «Il Quirinale - sbotta a mezza bocca Michele Saponara, esponente di spicco della corrente degli avvocati e legale di Previti non ha fatto quello che aveva promesso. E noi continuiamo a stare sul banco degli imputati quando ci sarebbe da approfondire anche quello che c'è dall'altra parte. D'ora in poi non faremo sconti. Bisognerebbe dare impulso, ad esempio, alla commissione su Telecom Serbia. Ha ragione' Taormina quando chiede l'audizione di Ciampi». E in questa prima giornata di fuoco basta il nome di Taormina per far materializzare in Transatlantico l'esperto del centro-destra per gli assalti all'arma bianca: «La chiedo ogni seduta - dice l'interessato - ma la richiesta rimane per aria perché il vero premier, Gianni Letta, non vuole». Il Quirinale, e non solo. Anche il possibile candidato dell'Ulivo, Romano Prodi, viene tirato in ballo: «Sul banco degli imputati per il processo Sme - inveisce il ministro Carlo Giovanardi - insieme a Berlusconi do-, vrebbe esserci anche lui. In quella vicenda ha svolto un ruolo più controverso di quello del Cavaliere che si è limitato a proporre Giuseppe Gargani un'offerta per alzare il valore della società a beneficio dello Stato. Basta questo a dimostrare che quel processo non è credibile». Dopo la batosta di martedì sera, la controffensiva è cominciata, su tutti i fronti. L'ha guidata lo stesso Berlusconi con un'uscita televisi¬ va che ha dato il via all'escalation dei toni e degli strumenti che saranno usati in questa guerra. Del resto l'altra sera il premier lo aveva spiegato ai suoi fedelissimi: «A questo punto si cambia strategia, si punta al cuore del problema: dobbiamo dire chiaro e tondo ai nostri nemici che la via giudiziaria questa volta non basterà per farmi fuori. Eppoi bisogna mettere in cantiere una riforma della giustizia che preservi il governo e la politica dalle possibili incursioni della magistratura politicizzata, partendo dalla reintroduzione dell'immunità parlamentare». Per cui l'uscita televisiva è stata studiata parola per parola per raggiungere due scopi: delegittimare fin d'ora una possibile sentenza di condanna, definendola politica; e, soprattutto, chiarire che anche una pena inflitta in primo grado non determinerà la defenestrazione del Cavaliere da Palazzo Chigi. Su questo schema strategico si innestano tutte le altre varianti che, per buona parte, hanno l'intento di indicare gli avversari. I segnali a Ciampi e a Prodi. Oppure l'ipotesi delle elezioni anticipate ventilate da Umberto Bossi che hanno già spinto Rutelli e Violante a chiarire che in caso di condanna di primo grado il premier potrà rimanere al suo posto. Un'arma, questa, che per alcuni potrebbe anche determinare altre conseguenze: «Dobbiamo minacciare le elezioni ad ottobre osserva Nitto Palma, un'altra delle menti di Forza Italia impegnato nell'offensiva - perché la sinistra, non avendo a disposizione Prodi, non ha nessuna chance di vittoria. Così interverrà su Milano per evitare la condanna di Berlusconi. Certo dovremo lasciargli come pegno Previti, ma in un anno la nuova legge sull'immunità sarà approvata e anche lui sarà salvo. In guerra bisogna agire con strumenti bellici». Appunto, le elezioni sono solo un'arnia di persuasione. «Non esi- stono, non esistono» assicura il responsabile giustizia di Forza Italia, Gargani, «risolverebbero poco, dopo il voto si ricomincerebbe da capo». «No, dobbiamo intervenire - prosegue - senza minacce e declamazioni sui problemi. Facciamo la riforma della giustizia partendo anche dall'introduzione dell'istituto dell'immunità parlamentare. Un filtro tra politica e magistratura esiste in tutti i paesi ed è indispensabile per un corretto funzionamento del sistema democratico». Non basta. Niccolò Ghedini, altro esponente della corrente del Foro nonché legale di Berlusconi, pone un altro problema: «La sentenza di Cassazione dimostra che i magistrati seguono logiche di casta. Per cui separare le carriere di giudice e Pm serve a poco. Dobbiamo invece cambiare la composizione del Csm e degli organismi disciplinari. L'operato dei giudici non può essere giudicato da altri giudici perché cane non morde cane». L'idea prevalente, quindi, è quella di approvare riforme più incisive, mettendo da parte, almeno per una fase, l'indole mediatoria delle colombe: Previti ancora maledice «quegli ignoranti che per il gusto della trattativa e della mediazione hanno reso la legge Cirami del tutto inefficace». Insomma, si volta pagina, di nuovo toni duri contro i magistrati e una maggiore diffidenza verso gli ex nemici che sulla carta dopo le elezioni del 2001 sono diventati alleati, ma che non si sono dimostrati di parola: si parte dagli interlocutori che il centro-destra ha avuto in questi mesi nelle istituzioni e si finisce al capo della polizia De Gennaro. «Nella migliore delle ipotesi - sospira il governatore del Veneto Galan - i magistrati ce li abbiamo psicologicamente contro. Per cui abbiamo sbagliato a fare tante leggi che ci hanno fatto perdere consenso ma che, alla prova dei fatti, non sono sei-vite a niente. Bisogna essere giacobini. Una riforma efficace, una sola, e basta. Dobbiamo cambiare mentalità. Faccio un esempio: ci accusano di occupare la Rai? E allora occupiamola davvero».

Luoghi citati: Arcore, Milano, Roma, Serbia, Taormina