Clooney e la Kidman mattatori a Berlino di Francesca Sforza
Clooney e la Kidman mattatori a Berlino IL FESTIVAL DEL CINEMA AL VIA IL 6 FEBBRAIO Clooney e la Kidman mattatori a Berlino Francesca Sforza corrispondente da BERtIN0 «Spero soltanto che sia una Berlinale non turbala da nessuna guerra». Con queste parole Dieter Kosslich ha aperto le porte della 53" edizione del festival del cinema di Berlino. Un festival che lo vede direttore per la seconda volta - dopo la lunga reggenza De Hadeln - e che più dell'anno scorso porta i segni della sua personalità artistica: amore per la multiculturalità, per le tonalità politiche e i temi sociali, per le concessioni poetiche, purché sincere. Due parole riassumono il volto della 53" Berlinale: «Towards Tolerance», verso la tolleranza. Dal 6 al 12 febbraio. Australia e Canada. Forte la partecipazione della Germania, presente nelle diverse sezioni con la cifra record di 59 film. Nuove tendenze? In accordo con lo stile ironico e impegnalo di Kosslich, ci sarà una consistente presenza di pellicole dedicate a temi sociali, e in particolare ai destini degli immigrati clandestini che vengono in Europa a cercare fortuna. Saranno inseriti soprattutto nella sezione «Berlinale Talent Campus» (sostenuta tra l'altro dall'ambasciata d'Italia e dalla Torino Piemonte Film Commissioni, che prevede la partecipazione di 500 giovani cineasti provenienti da oltre 70 paesi. «I giovani, vedrete, vi piaceranno davvero», ha assicurato Kosslich alla conferenza slampa di ieri. Il Festival si aprirà con l'attesissimo «Chiacago» di Ron Marshall, con Richard Cere e Zeta-Jones, una storia che il regista ha definito «di sesso, ruhm e jazz». Seguiranno i molli film dedicali ai film altra cifra di questa 530 edizione - tra cui «Adaplation» (di Spike Jonze, già autore di «Being John Malkovitch»), storia del continuo scambio tra realtà e finzione e «Confession of a Dangerous Mind» di George Clooney, ovvero «Come un presentatore della tv può trasformarsi agilmente in una spia della Cia e in un killer spietato». Tra le pellicole sorpresa, «Good Bye Lenin», tragicommedia di Wolfgang Becker sulla Ddr che non vuole morire. Tra quelle di sicuro successo, invece, l'ultimo film di Zhang Yimou, dramma storico sulla tortuosa psicologia delle arti marziali, e «The Hours», di Steven Dal dry, dedicato alla vita di Virginia Woolf. L'Italia sarà in giuria con Anna Galiena (è invece completamente assente dalla rassegna del Cinema per Bambini, uno degli appuntamenti più amati dal pubblico della Berlinale), la Francia riceverà l'Orso d'Oro alla Carriera con Anouk Aimée, mentre a Yasujiro Ozu, a Friedrich Murnau e al Nuovo Cinema Russo saranno dedicate le rassegne speciali. Più snello dell'anno scorso, il programma risulta depurato dall'eccesso di manifestazioni parallele che rischiavano di inglofarlo: «Il concorso ha cinque film in meno dell'edizione passata - dice Kosslich - e una migliore organizzazione, la premiazione sarà sabato sera anzi- Nicole Kidman che domenica e il pubblico avrà più possibilità di partecipare alle proiezioni». Gli autori però non mancheranno: da George Clooney - per la prima volta in forma di regista - a Spike Lee, da Claude Chabrol a Gabriele Salvatores, da Steven Soderbergh a Zhang Yimou, il festival tedesco ospiterà in concorso 22 film, ognuno dei quali possiede cast, di rilievo. «Ho fatto di tutto per avere l'ultimo film di Lara Von Triar - ha confessato Kosslich l'altra sera a un gruppo ristretto di corrispondenti stranieri - Ma la logica dei festival è spietata, e nella disputa con Cannes abbiamo perso anche se eravamo arrivati primi con la richiesta». Richard Cere, Nicole Kidman, George Clooney, Oliver Stone, Catherine Zeta-Jones, Nicholas Cago e Dustin Hoffman sono le stelle più attese per la passerella mondana, che sarà però l'unico settore a prevalenza americana. Mollo spazio, nella competizione, è stato dato ai film europei - tre francesi, tre tedeschi, due inglesi, l'italiano "Io non ho paura" di Salvatores - a Cina, Senegal,
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