La parola è un sesto grado di Giorgio Calcagno

La parola è un sesto grado TRA CRUCIVERBISTI E ENIGMISTI LA GRANDE SETTA DI CHI SA GIOCARE CON I SEGRETI DELLA LINGUA La parola è un sesto grado Giorgio Calcagno ALL'INIZIO fu il cruciverba, dicono i seguaci della Settimana enigmistica, e sventolano la data di quel sapienziale Big Bang: dicembre 1913, quando sul numero natalizio di Fun, il domenicale del New York World, apparve per la prima volta, in forma di rombo, il gioco creato da Arthur Wynne. Non è vero, controbattono i sapienziali puri, che si vergognerebbero a farsi sorprendere davanti alle parole incrociate: all'inizio era l'enigma (dal verbo greco ainittomai, parlare oscuro); il vero Big Bang si perde nell'aurora dei tempi, prima della storia. Se i cruciverbiani sono una religione ecumenica, gli enigmisti sono una setta carbonara, che opera pervie semiclandestine, sotto luci volutamente fioche, anche se nelle loro schiere si annidano intelligenze fra le più luminose d'Europa. I cruciverbiani possono anche ignorare le date della Rivoluzione francese (che sarà mai successo il 10 termidoro?). Gli enigmisti devono sapere tutti i rapporti nascosti all'interno delle parole, i radicali cambi di significati prodotti da spostamenti inavvertibili nei significanti; basta l'aggiunta di una lettera perché l'ossario cimiteriale diventi un fertilissimo glossario, la base della loro lingua. Intorno a quell'ossario vivificato in glossario si muovono da anni i fedeli di questa chiesa. Il loro Vaticano è a Parigi, dove il 24 novembre 1960, nella cantina del «Vero guascone» si trovarono sette amici, matematici, letterati con amore per le scienze esatte, e fondarono l'Oulipo, Ouvroir de Littérature Potentielle. Li animava Raymond Queneau, li avrebbero presto raggiunti Georges Perec e Italo Calvino. E si sfrenarono nella ricerca di tutte le audacie combinatorie per ricreare l'arte della parola: recuperando, dalla letteratura classica, il principio della regola, andato perduto nel Novecento. Volevano raggiungere una più impervia libertà attraverso la «contrainte», la costrizione, fondamentale per dare un nuovo ordine al testo. Perec arrivò a scrivere, nel 1969, un intero romanzo. La disparition, senza mai usare la «e». Per quadruplicare la scommessa, tre anni dopo, se ne uscì con un altro romanzo, Les revenents dove le vocali sparite erano le altre quattro. Più vertiginoso ancora, Queneau scrisse dieci sonetti dove ogni verso di ogni sonetto era intercambiabile con un altro, situato nella stessa posizione. Le combinazioni possibili davano dieci alla quattordicesima potenza, centomila miliardi di poesie. Ci vogliono 50 milioni di anni per leggerle tutte. Affrettia¬ moci. Dal laboratorio francese scende l'officina italiana della confraternita, l'Oplepo, fondata a Capri nel 1990 da un professore di scienza delle costruzioni, Raffaele Aragona, con due francesisti, Ruggero Campagnoli e Domenico D'Oria. l'acronimo, inventato da Italo Calvino per tradurre fedelmente quello originario, significa «Opificio di Letteratura Potenziale». La realtà corrisponde a un gruppo di arrampicatori del testo, sestogradisti del gioco, che si producono in libriccini per iniziati, rigorosamente fuori commercio, tanto divertenti quanto irti di strettoie, da loro golosamente cercate e autoimpo- ste. Il movimento, presieduto da Edoardo Sanguineti, viene oggi allo scoperto con due libri, entrambi a cura di Aragona: Oplepiana, Dizionario di Letteratura Potenziale edito da Zanichelli (207 pagine, 18 euro) e La regola è questa (Edizioni Scientifiche Italiane, 286 pagine, 15 euro), raccolta di saggi degli adepti più intransigenti, impegnati a distillare i più rari elisir con l'alchimia della parola. Per arrivare a loro, e soccorrere noi pellegrini sulla via, provvede Giuseppe Aldo Rossi, patriarca italiano dell'enigma, con il Dizionario Enciclopedico di Enigmistica e Ludolinguistica, ancora di Zanichelli (448 pagine, 24 euro). Il personaggio, oggi novantenne, sfodera una cultura di ben oltre nove secoli per riportarci, dai giochi della classicità, ai più moderni acrostici, anagrammi, crittografie, girovocalismi, scambi, scarti, polisensi. Alle origini di tutto c'è la Sfinge: che non è solo quella di Edipo. E' anche la «Società Fra Iniziati Nei Giochi Enigmistici», nata nel 1923, ci informa Rossi, che deve saperlo da allora. O, se si preferisce - guai ai facili - il «Sodalicium Fecunditatis Ingeniorum Nobili Gaudio Eliciandae»: da godere tutto, nobilmente. In Francia nacque l'Oulipo e Queneau riuscì a scrivere un intero romanzo senza mai usare la lettera «e» In Italia un gruppo di appassionati ha creato l'Oplepo diretto da Sanguineti Edoardo Sanguineti, poeta che sa «scalare» le parole

Luoghi citati: Capri, Europa, Francia, Italia, New York, Parigi