La paura, madre dei libri cattivi

La paura, madre dei libri cattivi ALIMENTARE UN SENTIMENTO E METTERLO AL SERVIZIO DI TUTTE LE DITTATURE La paura, madre dei libri cattivi Lucia Annunziata CI sono i libri cattivi. Che non sono quelli che mostrano donne nude, e nemmeno quelli che insegnano a fare una bomba. E non sono nemmeno quelli che incitano all'odio, anche se l'incitamento all'odio è solo un passo prima del precipizio finale della cattiveria. I libri cattivi sono pochi e lasciano un segno quasi indelebile nella storia umana: quasi sempre non sono capolavori di scrittura, e quasi obbligatoriamente non hanno fondamento scientifico. La loro efficacia (nonché la loro esistenza) è infatti legata ad altri aspetti della vita umana che non le ragioni dell'intelletto. La loro vita affonda nei luoghi più privati degli esseri umani: la zona oscura delle paure, cioè esattamente lì dove si forma o si sgretola la nostra forza. Toccate quelle zone, date voce alle paure, date un volto, una razionalità e un progetto alle paure irrazionali, e avrete dominato il mondo. E' una logica che tutti i fascismi e comunismi, tutte le ideologie autoritarie conoscono bene: date forma alle paure degli uomini e ne avrete rotto i principi di solidarietà, di socialità e, in ultimo, di dignità. Se il timore dell'influenza di forze oscure siano esse i travestimenti del Diavolo o delle Sette, come i Templari - è sempre stato parte della storiii umana, il passaggio dal timore a perfette teorie segna un vero e proprio passaggio di orizzonti. Non a caso, il più famoso dei Cattivi Libri, in questa accezione, i Protocolli dei Saggi di Sion, segna e definisce l'avvio del XX secolo, il più sanguinoso della Storia umana. I Protocolli hanno servito infatti tante dittature, e ancora oggi non smettono di far danni. In quelle pagine si capisce con chiarezza in cosa esattamente consiste l'avvelenamento intellettuale: nell'idea che il mondo non sia una costruzione collettiva, ma solo una tela intessuta da Pochi e Potenti. Questo concetto è il diniego del protagonismo individuale umano nella costruzione della storia; ed è dunque, anche, la negazione di ogni principio di trasparenza e fiducia, senza la quale non esiste comunità umana. Nasce così il Grande Complotto; concetto che poi si è rivelato negli anni imo dei più efficaci strumenti intellettuali contro la Democrazia. Tutti i bagni di sangue del '900 ne sono i più tragici testimoni. Nemmeno questi bagni di sangue hanno potuto, tuttavia, cancellare del tutto l'onta dell'avvelenamento intellettuale. In forme più sottili, certo meno drammatiche, la mentalità del Complotto non è mai davvero scomparsa dalle vicende del mondo che conosciamo. Si è spesso stemperata in vicende di «intelligence» - cioè di competizioni spionistiche tra Stati - e ancora più spesso si è tradotta in un prodotto della cultura pop moderna: dai libri di Ludlum alla Spectre dei film di Bond. Più seriamente, l'eredità del Grande Complotto si è continuata ad avvertire, dopo la fine della Guerra Mondiale, nel permanere di ima lettura del mondo «trascendente», un soltogenere politico che ha fatto un credo del credere nella politica come «trama». Esemplari sono, in questo senso, le interpretazioni di due vicende: l'assassinio dei Kennedy e le Brigate Rosse. Nella sospettosa Italia di Machiavelli, della lotta politica clandestina e della mafia, questo approccio è diventato una variabile seria nella interpretazione della storia del paese: da destra come da sinistra ogni tanto è stata invocata l'ombra del Grande Burattinaio, sotto vari nomi e sigle - Ustica o Stay Behind, Ali Agca o Stasi. Fino a sublimarsi in quel vero e proprio filone di pensiero della Magistratura che riporta all'operato di una unica «cupola» lo sviluppo polìtico e sociale della storia d'Italia - dal Processo ad Andreotti a Mani Pulite. Va anche notato che - per un effetto uguale e contrario - in alcuni casi gli stessi indagati hanno usato in loro difesa l'idea del Grande Fratello: sia il senatore Andreotti sia l'ex ministro socialista De Michelis hanno spiegato, ad esempio, i processi di Mafia e di Mani Pulite come frutto della manipolazione degli Stati Uniti che volevano 0 ricambio di classe politica in Italia. Il libro di Dasquié e Guisnel, Il complotto. Verità e menzogne sugli attentati dell'I 1 settembre (ed. Guerini e Associati, pp. 109, euro 10,50), è introdotto da uno scritto di Lucia Annunziata. Ne pubblichiamo la parte iniziale.

Luoghi citati: Italia, Stati Uniti, Ustica