«Le prove contro Saddam bugiardo e terrorista» di Maurizio Molinari

«Le prove contro Saddam bugiardo e terrorista» NELLATRIBUNA DEGLI OSPITI UNA SEDIA VUOTA PER RICORDARE LE VITTIME DELL'11 SETTEMBRE «Le prove contro Saddam bugiardo e terrorista» Niella notte il discorso di Bush sullo stato dell'Unione, presagio dell'attacco Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK George Bush non dichiara ancora guerra all'Iraq ma prepara il terreno all'annuncio definendo «urgente» la necessità di «agire per confrontarsi con la minaccia maggiore per il mondo», quella delle armi di distruzione di massa in suo possesso. «Il dittatore iracheno non disarma, ci inganna ed ha un assoluto disprezzo per le Nazioni Unite» ha detto Bush, mettendo al corrente il pubblico americano deir«esistenza di numerose prove a carico di Saddam Hussein». Il discorso sullo Stato dell'Unione pronunciato dal presidente americano a Washington di fronte al Congresso riunito in seduta congiunta - quando in Italia erano le tre del mattino di oggi - è stato dedicato all'Iraq ed alla crisi dell'economia: le due emergenze dell'amministrazione che inquietano l'opinione pubblica e hanno fatto calare fino al 53 per cento la popolarità dell'inquilino della Casa Bianca, il livello più basso dall'll settembre 2001. Sull' Iraq Bush che non si spinge fino alla dichiarazione di guerra vera e propria ma ne getta le basi, chiama il popolo americano ad «unirsi» contro la minaccia irachena così come fece l'anno scorso nei confronti dei taleban afghani e di Al Qaeda dopo gli attacchi dell'I 1 settembre 2001. Bush prepara il pubblico americano a ciò che potrebbe avvenire nelle prossime settimane dopo le consultazioni con i più stretti alleati europei - il britannico Tony Blair, l'italiano Silvio Berlusconi e lo spagnolo José Maria Aznar - ed i negoziati in atto all'Onu con Francia, Russia e Cina perché «la pazienza è giunta al limite», «il tempo sta scadendo», in quanto «1' America non può aspettare che la minaccia irachena maturi fino al punto in cui sarà troppo tardi per riuscire a contenere Saddam Hussein». Per Bush «la minaccia più seria che incombe sull'America e sul mondo» é costituita da «regimi fuorilegge che possiedono e tentano di ottenere armi nucleari, chimiche e batteriologiche che potrebbero adoperare per ricatti, terrorismo ed assassinii di massa oppure per venderli a terroristi che li userebbero senza esitazioni». Per superare le perplessità dell'opinione pubblica interna e degli alleati l'amministrazione è pronta a svelare alcune delle prove raccolte dall'intelligence su due argomenti: il possesso di armi di distruzione di massa ed i legami fra Saddam Hussein e l'organizzazione terroristica di Al Qaeda, responsabile dell' attacco dell'I 1 settembre. Per sottolineare il legame fra il caso-Iraq e la guerra al terrorismo la Casa Bianca farà sedere nella tribuna degli ospiti un riservista veterano della guerra afghana lasciando al suo fianco una sedia vuota per ricordare le vittime degli attentati contro Washington e New York. Per Bush «vi sono prove» sui legami fra Saddam ed il terrorismo internazionale e sulla sua corsa alle armi proibite, ed una o due potrebbero secondo le indiscrezioni fatte trapelare dai portavoce - venire annunciate in diretta tv di fronte ad almeno cinquanta milioni di americani. L'opposizione democratica considera proprio l'assenza di prove il tallone d'Achille della Casa Bianca sull'Iraq e incalza: «finish dovrebbe mostrare ciò che ha - dice Tom Daschle, presidente dei senatori - alla comunità internazionale come fece il presidente John F. Kennedy quando inviò Adlai Stevenson alle Nazioni Unite con in ma- no le foto dei missili che i sovietici avevano a Cuba». La minaccia irachena è una delle «due grandi cause» sulle quali fiush chiede all'America di «unirsi» per rispondere a «due sfide»: «mantenere la pace del mondo» e «rafforzare la prosperità interna». La seconda è l'economia, la cui crisi continua a frenare la ripresa della produttività, fiush scommette sul nuovo taglio fiscale da 674 miliardi di dollari chiedendo al Congresso controllato dai repubblicani di accorciare i tempi del varo dei nuovi provvedimenti, affinché gli effetti possano essere rapidi. «L'economia cresce quando gli americani hanno più danaro da spendere e investire» dice il presidente. La preoccupazione resta anche quella di abbassare il costo dell'energia e quindi la dipendenza dall'estero: da qui l'iniziativa di destinare maggiori fondi alla ricerca necessaria per realizzare le automobili ad idrogeno, ovvero che non avranno bisogno di greggio. Ma non solo: c'è anche il rilancio del «conservatorismo compassionevole» del consigliere politico Karl Rove, cavallo di battaglia nella campagna presidenziale del 2000, nel tentativo di iniziare a preparare la sfida ai democratici nel 2004 rafforzando la tenuta della nuova coalizione conservatrice, che unisce destra economica e sociale. Da qui l'annuncio delle nuove proposte. Innanzitutto il rilancio dei programmi a sostegno degli enti religiosi, a cominciare dai voucher sanitari, affidati ad ogni famiglia che potrà spenderli nei centri medici che preferisce, inclusi quelli di organizzazioni religiosi. «Le cure mediche costano troppo, dobbiamo aiutare chi ne ha bisogno come gli anziani ed ognuno deve potersi scegliere dove curare, la soluzione non è nazionalizzare la Sanità» dice fiush. Un'altra proposta riguarda i fondi ai programmi di sostegno per l'educazione dei figli delle famiglie meno abbienti e dej carcerati. I democratici sono pronti alla sfida anche sul fronte della politica economica e sociale: «Ci troviamo di fronte ad un presidente - dichiara il senatore del Delaware Joe Biden - che sta inviando in guerra 250 mila soldati, affrontando i relativi ingenti costi, mentre al tempo stesso ci propone un nuova taglio alle tasse di 674 miliardi di dollari, nessuno mai prima di lui ha osato così tanto». Là decisione di rendere pubblici alcuni dati di intelligence in seguito alle crescenti pressioni dei democratici, per i quali «il capo della Casa Bianca deve fare come John Kennedy quando inviò Stevenson all'Onu con le foto dei missili russi a Cuba» «L'America non può aspettare che la minaccia irachena maturi fino a quando sarà troppo tardi per contenerla». «Il dittatore non disarma, ci inganna e ha un assoluto disprezzo per le Nazioni Unite» L'altro grande tema dell'intervento seguito in tv da almeno cinquanta milioni di persone è stato la crisi economica che ha fatto scendere la popolarità del leader al 530Zo, il livello più basso dagli attentati di New York e Washington