Trevor-Roper, chi il falso colpisce

Trevor-Roper, chi il falso colpisce MORTO A 89 ANNI IL CELEBRE STORICO INGLESE, AUTORE DI SAGGI BESTSELLER SUL NAZISMO E SULLA SPIA KIM PHILBY Trevor-Roper, chi il falso colpisce Aveva smascherato una colossale truffa di inizio '900 ma cadde nella trappola dei finti Diari di Hitler Lo storico inglese Hugh Trevor-Roper è morto a Sobell House, una casa di riposo di Oxford. Aveva 89 anni e da tempo era malato di cancro. Divenuto nel 1979 Lord a vita, aveva acquistato il titolo di barone Glanton nella contea di Northumberland (Nord-Est dell'Inghilterra). Era noto anche come Lord Dacre. Masolino d'Amico HUGH Trevor-Roper fu brillantissimo fin dagli inizi. Si laureò a Oxford con un «doublé first», come dire una doppia lode (pochi mortali ci riescono,, uno fu, memorabilmente, Oscar Wilde); pubblicò a ventisei anni una biografia di William Laud, l'arcivescovo di Canterbury decapitato dai puritani, rimasta fondamentale; fece la guerra nei servizi segreti inglesi (se ne sarebbe ricordato in seguito, quando scrisse il suo bestseller sulla spia Kim Philby, che aveva ben conosciuto di persona). A doco più di trent'anni ricevette 'incarico ufficiale di accertare sul campo la verità sulla scomparsa di Hitler, e dai suoi incontri e interviste coi nazisti superstiti nacque il libro GZi ultimi giorni di Hitler, rimasto un classico sulla caduta del nazismo. Conclusa quella esperienza, tornò al College dove si era formato, il Christ Church, passando in seguito a un altro, l'Oriel, e occupò la Regia Cattedra di Storia fino al 1980, quando si ritirò e passò alla rivale Cambridge. Durante la sua lunga carriera affrontò svariati argomenti, rifiutandosi di fossilizzarsi in un' epoca sola; volendolo etichettare a tutti i costi lo si può forse definire come uno studioso dei rapporti tra storia sociale ed economica tra il Cinquecento e il Settecento, con una particolare attenzione ai movimenti religiosi in questo periodo e in quello precedente la Riforma, e con una particolare' sensibilità per le arti figurative (vedi Prìncipi e artisti. Mecenatismo e ideologia in quattro corti degli Asburgo (1517-1633), tradotto per Einaudi). Ma fu anche un eccellente giornalista culturale, molto ammirato per l'eleganza e l'asciuttezza dello stile, anche se i suoi nemici lo accusarono di essere tutto ironia e niente passione - di non aver mai scritto una frase banale, ma allo stesso tempo di avere rinunciato alla compassione e minimizzato ovvero ignorato del tutto le sofferenze umane di cui pure la Storia è intrisa. Da uno scrittore così ci si può aspettare che trovi più congeniale la misura del saggio che non lo sforzo prolungato dello studio ponderoso, e infatti è probabile che il Trevor-Roper più incisivo si trovi negli interventi concisi: un recensore del suo ultimo libro pubblicato, Catholics, Anglicans and Puritans (1988), per esempio, ha dichiarato che il pezzo centrale della raccolta, intitolato «Laudianism and Politicai Power» e lungo poco più di 80 pagine, «contiene più saggezza se non più informazioni della famosa biografia di Laud scritta in gioventù dall'autore, ed è ora il miglior resoconto che abbiamo del suo soggetto». Si può comunque sostenere che il capolavoro di Trevor-Roper non sia un libro di storia ma qualcosa di meno definibile, intitolato L'eremita di Pechino. Si tratta della ricostruzione delle attività di un colossale imbroglione, tale Edmund Backhouse, un inglese poliglotta che visse per molti anni in Cina e riuscì a far credere a molti occidentali di essere stato tenuto in gran credito alla corte dell'Imperatrice Vedova. Poco prima della Grande Guerra questo Backhouse collaborò con l'eminente sinologo J.O.P. Bland a due libri sulla storia recente della corte di Pechino, e donò all'Università di Oxford una immensa e ammi- HughTrevor-Ro Uno dei sessanta falsi Diari di Hitler, costruiti dal truffatore tedesco Konrad Kujau, che Trevor-Roper autenticò nel 1983 HughTrevor-Ropereranatoil 15 gennaio 1914 ratissima raccolta di manoscritti e opere d'arte cinesi a suo dire salvate dai saccheggi della rivolta dei Boxer. Deluso però nell1 aspirazione a una cattedra di sinologia, rimase poi in Oriente fino alla morte, avvenuta nel 1944, dedicando gli ultimi anni a dettare copiosi ricordi autobiografici a un ammiratore svizzero, che era console a Pechino. I due volumi inediti di questi ricordi furono sottoposti negli anni Settanta a Trevor-Roper, il quale, insospettito da certe trasparenti millanterie di Backhouse, li investigò con metodo e alla fine li identificò come una im¬ pressionante collezione di bugie. Allargando il campo, tutta l'esistenza di Backhouse si rivelò come una vita dedicata al falso e alla menzogna, ivi compresi i documenti regalati a Oxford; emersero storie di truffe omeriche, come quella delle ai-mi inesistenti che Backhouse convinse lo Stato Maggiore di Sua Maestà ad acquistare per suo tramite in Cina, nel 1915. Alla fine Trevor-Roper si trovò a ricostruire l'attività di un nemico esemplare della propria professione, ossia di un grande, sfacciato e convincente manipolatore della verità; e comunicò il proprio fascino inorridito in una narrazione avvincente, che segue gli stadi delle sue scoperte. Ma la faccenda non finisce qui, che poco dopo essere stato tagliente sulla pagina con coloro che ai tempi si erano lasciati abbindolare da Backhouse, lo stesso Trevor-Roper precipitò in una trappola clamorosissima. Onesto avvenne quando il Times gli chiese di autenticare i 60 volumi di diari manoscritti di Hitler avventurosamente venuti alla luce in Germania, per i quali stava per pagare circa cinque milioni degli attuali euro. Trevor-Roper avallò l'acquisto (dopo, confessò di essere stato affrettato e superficiale, oltre che impressionato dalla mole del presunto documento), e quando l'analisi dell'inchiostro e altri strumenti scientifici dimostrarono trattarsi di una contraffazione (il cui autore, tale Konrad Kujau, fu condannato a tre anni di carcere) nessuno fu indulgente con lo sprezzante, caustico professore, tra le cui doti non si era mai distinta la pietà, e la cui sicurezza intellettuale, giustificata da un talento certamente non comune, era spesso parsa escludere quel Dubbio, che nessuno storico dovrebbe mai escludere dal proprio repertorio di atteggiamenti.