Avanzi, aspettando Sanremo

Avanzi, aspettando Sanremo I DISCHI uB Robbie Williams tenta una fuga in avanti Bravi 1 Tiromancino con In continuo movimento» Avanzi, aspettando Sanremo Alessandro Rosa SUL finire dello scorso anno ci sono dischi pop-rock rimasti tra le pieghe delle scelte. Dischi meritevoli di essere segnalati per certe loro qualità e qualche difetto. Nel solito momento di tregua del mercato discografico in attesa del fagocitante Sanremo, è tempo di recuperarli. «Demolition» di Ryan Adams ha suscitato subito perplessità. Il titolo, e l'immagine di copertina, suggerirebbero un'intenzione distruttiva dello stesso artista per questi 13 brani, più simili ai demo che a brani compiuti. In realtà manca quella logica unificante che permetta di parlare di un album e non di una casuale raccolta di canzoni. E forse è proprio l'idea di far ordine senza abbandonarle, che ha spinto Adams ad imbastire «Demolition». Cui non mancano alcune pepite («Chin up, cheer up», «Tomorrow», «Jesus», «Tennessee sucks») che ci fanno apprezzare questo americano che sa regalarci rock puro e tenero folk. Cede ad atmosfere melanconiche, si muove su linee oniriche e introspettive. Ha fatto bene a non metterle in soffitta queste canzoni. Chi sa ricordarci il piacere puro e semplice del rock sono i Supergrass con «Life on other planets» (Parlophone, I Cd). Il quartetto di Oxford esibisce fervore e qualità nei refrains tanto da diventare punto di riferimento della nuova generazione britannica. In realtà si riciclano i tesori del pop dell'isola della regina Elisabetta, tanto da imporsi sul grigiore attuale. I Supergrass aggiungono fantasia e freschezza esecutiva al classicismo espresso con citazioni per Lennon («Za»), McCartney («Prophet 15»), il boogie glam dei T. Rex («Seen the light», «Grace»), le filastrocche dei Kinks («Evening of the day») ma anche le linee punk dei Buzzcocks | («Never done nothing like that before»). Ricreano le atmosfere stimolanti degli Anni 60 e la loro forza e quella di dare l'impressione di reinventarle. Sinceramente ci era piaciuto molto più la sua passeggiata jazzy nel «Paese dei crooner» con il Cd precedente a questo «Escapology» (Parlophone, 1 Cd). Quindi Robbie Williams, dopo il salto all'indietro, si è lanciato nell'aorte della fuga in avanti». Ma anche per lui si tratta di riciclaggio delle tradizioni britpop muovendosi tra alcune vivacità melodiche beatlesiane, le ricerca di toni alti degli Oasis con edulcorate manipolazioni alla Elton John e certe magniloquenze tipiche dei Queen. L'ex-Take That non perde il fiuto per confezionare successi popolari, abile nell'apparire, meno nell'inventare. Non è certo da condannare questa ricerca del coniugare tradizione e modernità. Si valutano certe consistenze degli ibridi che vengono ricreati. Se in Inghilterra i tentativi si sprecano, da noi le difficoltà di adattamento della tradizione musicale italiana e del gusto permettono meno elasticità. Va dato atto a chi ci prova e raggiunge i risultati dei Tiromancino con «In continuo movimento» (Virgin, 1 Cd). Un titolo che può sintetizzare la storia del grup)o, passato nell'arco di cinque avori (in dieci anni) dal rock alla dance, dal trip hop al cantautorato. L'ultimo cambio li ha portati ad un pop elettronico moderno, variato nei ritrai e nei toni, che sa essere vario ed intelligente, oltre che con quel tono di malinconia datogli dall'uso diffuso del pianoforte. D'altro canto giocano un ruolo decisivo per il gruppo di Federico Zampagliene anche i curatissimi testi, in costante scavo sulle sorprese che riservano l'infinitamente piccolo, fra le sensazioni del vivere e l'essenza dell'amore. Uno dei migliori dischi italiani di questo inizio di millennio.

Persone citate: Adams, Alessandro Rosa, Chin, Elisabetta, Elton John, Lennon, Never, Robbie Williams, Ryan Adams

Luoghi citati: Inghilterra, Oxford, Sanremo, Tennessee