Quando i nobili al Ridotto vincevano al Faraone e in osteria ci si divertiva con il gioco della rana

Quando i nobili al Ridotto vincevano al Faraone e in osteria ci si divertiva con il gioco della rana VOCI SU VERCELLI Quando i nobili al Ridotto vincevano al Faraone e in osteria ci si divertiva con il gioco della rana Barba Paulin PARLANDO dei giochi di altri tempi, vengono subito in mente quelli infantili. Quelli, per intenderci, che praticavano i bambini ai giardini pubblici. A Vercelli, i giardini per eccellenza sono quelli della stazione, più bassi rispetto al livello stradale, in quanto rappresentano l'unico sogno concreto della cinta di fortificazioni cittadina. Qui, però i bambini, accompagnati dai nonni, giocavano al cerchio o ai cerchietti; gli altri giochi, spesso d'azzardo, erano praticati da torme di scamiciali a piedi nudi, all'interno di cortili di ringhiera, quasi tutti scomparsi. SuH'acciotlolalo sconnesso si praticava la lippa, le cui regole sono molto simili al baseball; la spanna, consistente nel lancio di bottoni e noccioli di pesca ed albicocca o, per chi ne aveva le possibilità, si usavano piccole monete vinte alla morra. Questo era un gioco molto in uso nelle osterie e, naturalmente, i contendenti erano gli adulti, che non disdegnavano di sfoderare il coltello quando il gioco trascendeva. Vercelli nel Settecento e Ottocento era ben fornita di oste¬ rie, di baracche e di chalets, sorti alle porte della citta. I loro nomi erano mollo particolari; la Giulia, Tuca Rusin, e il Patu pà. In questi locali ci si divertiva, mollo spesso, con il gioco della rana. Un batrace di ottone con la bocca aperta, dentro la quale venivano lanciati dei gettoni di metallo. Naturalmente, le baracche e le osterie erano frequentate in buona parte dalle classi sociali più umili; i nobili e il ceto medio alto preferivano i Circoli o il Teatro. In teatro, il luogo deputato al gioco era il Casino o Ridotto, dove, oltre alle carte e ai tarocchi, si praticava il gioco dei dadi, della palla lanciata sul tavolo attraverso una torre a lumaca, con la quale si giocava anche il gioco della Verde e della Rossa o della Bianca e della Negra. A Vercelli di teatri, detti dei Nobili, ce ne sono stati sue. Il primo, ricavalo in un salone del Palazzo Comunale, in piazza dei pesci, nel 1750 e duralo fino al 1784; il secondo, entrato in funzione nel 1784, davanti al castello in piazza del tribunale, crollalo improvvisamenlenell'eslatedel 1798. Nel primo teatro, quello del Palazzo di Città, nonostante fosse angusto, c'era la camera del gioco e la Bottega del Caffè, probabilmente situata al primo piano, da cui si accedeva attraverso la porla sotto il porticato. Era proibito l'ingresso con torce e scaldini accesi, e l'affittuario del teatro doveva mantenere piena d'acqua la vasca in colto, posta sotto al palco, che conteneva cinquanta brente. Nel nuovo teatro dei Nobili, il Ridotto era sempre posto al primo piano, mentre la Bottega del Caffè era a sinistra della platea; aveva un retrobottega e davanti la stanza del Corpo di Guardia. Frequentavano il Ridotto le migliori famiglie vercellesi dell'epoca: Langosco, Cusano, Me la, Signoris e Berzetti. Uno dei giochi più praticali era il Faraone, i cui protagonisti erano il tagliatore, che teneva il banco e comandava il gioco, e i puntatori che giocavano contro di lui. C'era poi la Bassotta, soppiantata dal Faraone, poiché dicono gli esperti era più eccitante e rischioso, in quanto diminuivano le possibilità di villoria. Peccato che quando crollò il teatro dei Nobili, il Ridotto non fosse ancora aperto, si sarebbe aggiunto, per il divertimento dei giocatori, un rischio in più.

Persone citate: Barba Paulin, Cusano, Faraone, Guardia, Signoris

Luoghi citati: Langosco, Settecento, Vercelli