La chitarra di Brad Shepik stella nascente a New York di Stefania Miretti

La chitarra di Brad Shepik stella nascente a New York LINGUAGGI JAZZ La chitarra di Brad Shepik stella nascente a New York MARCO BASSO 3 Tra i meriti da attribuire a una rassegna corposa e significativa come «Linguaggi jazz», due meritano una speciale menzione: la variegata, amplissima scelta di suoni che vantano come comune denominatore la dedizione all'improvvisazione e alla poliritmia di origine afroamericana e la sapienza nel comporre il cartellone, merito del Centro Jazz Torino che per ogni edizione sa proporre alcuni nomi destinati a diventare punti di riferimento nella storia del jazz di domani. Brad Shepik, il chitarrista protagonista del concerto di questa sera alle 21,15 al Piccolo Regio, sintetizza tutti questi valori. C'è da scommettere su questo personaggio, che ha tutte le carte in regola per diventare in tempi brevi uno dei prossimi protagonisti della scena jazz e non solo americana. Il suo esordio, come titolare di un trio a suo nome davanti al pubblico torinese, non è facile. Solo i più attenti e patiti ascoltatori conosceranno il suo nome, che vanta già a soli 37 anni una serie di collaborazioni che meritano assoluto rispetto, ma sempre come membro di altre formazioni: è stato tra i più assidui musicisti al fianco di Dave Dou¬ glas, trombettista chiave nell'interpretare il jazz più attuale, che a partire dal «The Tiny Bell Trio» del 1994 fino a «Songs for Wandering Souls» del 1999, lo ha ritenuto essenziale al suo sound. Prima ancora, nel '96, era stato Paul Motion a volere la chitarra di Shepik accanto a sé e come lui anche Charlie Haden e Carla Bley. Segni che rappresentano il riconoscimento più esplicito al talento di un artista che al suo attivo ha una trentina di incisioni, che precedono i quattro lavori a suo nome, realizzati tra il '97 e l'agosto del 2002. Nato nello Stato di Washington a Walla Walla, estremo lembo del Nord-Ovest degli States, dal 1990 è artisticamente maturato a New York, dove etichette come la Songlines e la Knitting Factory gli hanno offerto occasioni per esprimersi su terreni avventurosi caratterizzati dalla sperimentazione, ma anche di cimentarsi in episodi più memori della tradizione chitarristica jazz. Insomma, a sentirlo c'è da divertirsi e sicuramente il suo sound affascina chi predilige il mainstream così come desidera trovare nella musica soluzioni originali che segnalano una ricerca e una saggia, intelligente curiosità. E' affiancato in questa tournée da musicisti altrettanto intri¬ ganti come Matt Penman al basso. Il suo disco «Urbanism» del 1994 è stato considerato per quell'anno il lavoro più meritevole in assoluto in Nuova Zelanda. Da allora acqua ne è passata sotto i ponti, e Penman, trentenne, ha inanellato esperienze e carattere. Musicista incisivo ed eclettico, è stato al fianco di Kurt Rosenwinkel, Chris Check e della cantante Nnenna Freelon e può tranquillamente ammettere di sentirsi influenzato da Jarreth e Shorter così come dai Red Hot Chilly Peppers, o dai RadioHead. Finalmente si iniziano ad azzerare insulsi steccati stilistici. Alla batteria Tom Rainey, il «vecchio» del gruppo, classe '57, californiano di Los Angeles: anche lui vanta credenziali di tutto rispetto. Con Tim Berne e Marc Ducrett, titolare del trio Big Satan e della sua emanazione in quintetto Quicksand, coleader dei New 5- Used, e poi un bel po' di tempo speso a suonare dietro Joe Levano, Ray Anderson e John Abercrombie. Grande convenienza ancora nell'abbonamento a undici concerti con posto numerato al costo di 110 euro. Ulteriore sconto che definisce l'importo a 100 per chi esibisce il coupon di TorinoSette. Per i singoli concerti il posto numerato 15 euro, 12 l'ingresso. Per mancanza di spazio la rubrica «come va?», di Stefania Miretti, è rinviata a domani.

Luoghi citati: Los Angeles, New York, Nuova Zelanda, Torino, Washington